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Carità e fuoco

Sant’Jacopo e i pompieri: un legame antico.

C’è qualcosa che unisce, da tanti, tantissimi anni, i vigili del fuoco a San Jacopo, Patrono di Pistoia.

Un miracolo molto lontano, che risale addirittura al 1238 ci narra di un giovane pratese che aveva dato alle fiamme i campi del suo padrone che si era rivelato un disonesto. Per questo quel giovane, per la legge del taglione (occhio per occhio dente per dente) venne a sua volta condannato ad ardere sul rogo. Ma il fuoco non lo sfiorò nemmeno. Si era raccomandato a San Jacopo.

Il fuoco dunque, il calore, l’estate ci parlano di questo Santo venerato dai pistoiesi da oltre un millennio.

E’ una leggenda antica a spiegarci il motivo di questa inopportuna vestizione, nel bel mezzo dell’estate. «Pago a tutto caldo», diceva San Jacopo ai creditori, e non pagava mai! Si faceva trovare nel mese di luglio con un addosso un bel mantello di lana rosso.

Questo, dice la leggenda, perché prima di darsi alla vita spirituale faceva il sensale di cavalli. Acquistava i puledri al mercato, promettendo al venditore di saldare il debito con il sopraggiungere del caldo, allorché si fosse tolto il cappotto. E quando, in pieno luglio, o sotto il solleone, il venditore si recava da Jacopo per riscuotere il dovuto, lo trovava ancora incappottato e pronto a dichiarare che «l’estate tardava a venire».

La tradizione popolare volle onorare anche così la capacità del Santo Patrono di convivere con il sacrificio, poiché è sacrificio sopportare il solleone con un pastrano di lana pesante addosso.

Il vigile del fuoco, sotto il sole di luglio, indossa la divisa; non è leggera, come non è leggero il pastrano di lana rossa.

Il vigile del fuoco, anche sotto il sole rovente, si lancia tra le fiamme; sotto il suo mantello di lana il Santo faceva la carità.

Non sono così lontani, dunque, i vigili del fuoco e Sant’Jacopo, che ogni anno rinnovano il loro incontro “molto ravvicinato” avvolgendogli il pesante mantello al collo in una sorta di abbraccio.

Quel vigile del fuoco che sale sul tetto della Cattedrale con il mantello rosso fra le mani onora il sacrificio più alto, il sacrificio della vita.

 

Intervista a Don Luca Carlesi, direttore del Museo Diocesano

Origini, credenze ed evoluzione di un rito sacro

Ci rivolgiamo a Don Luca Carlesi, responsabile liturgico e direttore del Museo Diocesano per capire come l’antico culto jacopeo, che a Pistoia è documentato fin dall’ 846, si lega con la tradizione di vestire, di un pesante mantello rosso, una statua ottocentesca, durante le celebrazioni di San Jacopo.

“Remote origini ha la venerazione, che i pistoiesi nutrono per il protettore della loro città, una tradizione che va dal primo al secondo millennio per giungere fino a noi. La vestizione di una statua, che al confronto appare recente, non può che essere l’evoluzione di una precedente consuetudine. In tal senso dobbiamo ricordare che le cerimonie e le feste organizzate in questo arco temporale così lungo, si sono spesso evolute e modificate; di alcune si è persino perduto il ricordo. Per capire come la tradizione si è evoluta si può iniziare dicendo che la piccola statua contenente la reliquia ha le tipiche dimensioni delle sculture che si portano in processione. Così potremmo ipotizzare che anticamente fosse ammantata con vesti eleganti e condotta per le strade cittadine. Quando infine fu realizzata la grande statua, posta sul tetto della cattedrale, si è continuato a vestirla in ricordo della cerimonia precedente. Da qui potrebbe essere nata la tradizione della vestizione”.

Del “culto jacopeo”, che ha coinvolto lungamente e incessantemente i pistoiesi, resta ancora traccia nel gesto della vestizione del santo?

“I festeggiamenti jacopei sono sempre stati considerati un momento di sintesi nella città tra il potere temporale e spirituale. Non sono mai stati considerati esclusivamente civili o religiosi. È la chiesa che si apre alla città, accoglie con San Jacopo tutti i pellegrini e si pone al loro servizio. Quindi il significato dell’accoglienza. I cittadini e la città sono sempre i protagonisti del luglio pistoiese. Lo scorso anno un’associazione cittadina ha fornito un nuovo mantello. Il bel manufatto è classicamente rosso e porta ricamate sul colletto due conchiglie simbolo del pellegrino”.

Il messaggio di San Jacopo è ancora valido in un momento così difficile?

“Dobbiamo ricordare che la tradizione nasce nel momento di crisi dell’episcopato feudale. Pistoia con i pellegrini entra nel circuito dei mercanti che danno l’avvio al successivo sviluppo umano e culturale dell’intero continente europeo. È grazie a questo fiorire di scambi che si svilupperà il Rinascimento. Se oggi esiste un barlume d’Europa, intesa come unione di popoli lo dobbiamo a una lunga evoluzione storica, che ebbe inizio, proprio, dal pellegrinaggio. Attraverso le comuni radici cristiane dobbiamo, quindi, ritrovare la ragione di stare assieme. Non dobbiamo smarrire il messaggio di convivenza civile portato da San Jacopo attraverso tutto il continente europeo”.

 

TESTI

Luciano Burchietti

FOTO

Gianluigi Premuda

 

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