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Pantheon dei Rospigliosi

Chiostro e giardino, lavoro, preghiera e silenzio.

Di fronte a piazza Garibaldi, a pochi passi da piazza del Duomo, il grande complesso conventuale di San Domenico, con la maestosa chiesa, i chiostri e il grande orto-giardino, si può considerare, non solo un luogo di culto, ma un vero e proprio museo, tutto da scoprire.

Un documento del 1256 testimonia, per la prima volta a Pistoia, l’esistenza di una chiesa dei Domenicani, detti “frati predicatori”, anche se la loro presenza in città è attestata già nel 1249. La fabbrica del grande edificio inizia nella seconda metà del XIII secolo con la costruzione dell’abside e del transetto, per proseguire poi intorno al 1380. Se l’esterno mantiene quasi inalterato il severo impianto architettonico medievale, tipico delle chiese dei mendicanti, l’interno stupisce il visitatore, che si trova in un ambiente di pieno Seicento, dove, sulle pareti della grande navata, si susseguono una serie di altari in pietra ornati da dipinti di pittori fiorentini e pistoiesi, eseguiti per alcune delle nobili famiglie cittadine che avevano eletto questo edificio a luogo di sepoltura.

Dai primi anni del Seicento il transetto della chiesa di San Domenico divenne un vero e proprio pantheon della nobile famiglia Rospigliosi, celebre, tra l’altro, per aver dato i natali a Giulio, eletto papa con il nome di Clemente IX nel 1667. Sull’altare, a destra, si può ammirare il dipinto del 1613 di Jacopo Chimenti, detto L’Empoli, raffigurante San Carlo Borromeo e i Rospigliosi, mentre alle pareti laterali sono collocati quattro monumenti funebri, attribuiti alla bottega di Gian Lorenzo Bernini, dedicati rispettivamente a Girolamo e Caterina, genitori di Clemente IX, e ad altri membri della famiglia Rospigliosi.

San Domenico, chiesa e convento

La scoperta di questo complesso pistoiese prosegue all’interno dei vasti spazi conventuali, in cui quasi per magia scompare il frastuono del traffico cittadino e il visitatore si trova immerso nel silenzio del chiostro dei Morti, per osservare ciò che rimane degli affreschi raffiguranti gli episodi della vita di San Domenico, eseguiti da Sebastiano Vini entro i primi anni del Seicento. Nell’antico refettorio, oggi sala conferenze, si possono ammirare alcuni frammenti degli affreschi medievali che decoravano le pareti della chiesa, mentre nella Sala Capitolare si conserva un’antica Crocefissione, con relativa sinopia, della seconda metà del XIII secolo attribuita all’ambito di Coppo di Marcovaldo.

La sagrestia si può considerare un piccolo, ma significativo, museo di pittura rinascimentale, nel quale sono collocate alcune tavole del pittore pistoiese Fra’ Paolino e il frammento di un affresco raffigurante La cavalcata dei Magi, evocazione  del bellissimo dipinto realizzato da Benozzo Gozzoli in Palazzo Medici a Firenze.

Dall’antico Portico della Maddalena, così detto per i dipinti seicenteschi raffiguranti le Storie della vita della Santa, oggi staccati e conservati nel convento, si accede all’orto-giardino, un incredibile spazio verde nel cuore della città, protetto e nascosto da mura.

Qui, come in passato, sono coltivati e curati diversi tipi di piante, dagli alberi da frutto ai fiori più diversi, mantenendo viva la tradizione dei giardini toscani.

TESTO

Perla Cappellini

FOTO

Fabrizio Antonelli

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