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Privilegiato monastero degli Osservanti Francescani

Restaurato e recuperato diventerà luogo d’accoglienza e d’importanti eventi.

Nell’ex convento di Giaccherino si lavora con notevole impegno e con l’apporto tecnico e altamente scientifico degli esperti del ministero dei Beni Culturali e della Sovrintendenza. Si pensa che le varie ristrutturazioni possano essere terminate entro il 2013, dopo di che, l’antico edificio potrà diventare una struttura prestigiosa per organizzare in città eventi pubblici e privati, ospitare esposizioni e convegni.

L’antico convento di Giaccherino sorge sull’omonimo colle, in una privilegiata posizione da cui si domina tutta la piana della Toscana centrale racchiusa dai profili sinuosi degli Appennini e del Montalbano. Ai piedi del colle passava un’antica via consolare romana. Il panorama arriva, nelle giornate terse, fino a Firenze e tutto l’ambiente è caratterizzato da una raffinata cornice di oliveti, vigneti, cipressi imponenti e immerso in un silenzio suggestivo.

Quasi la stessa atmosfera delle epoche passate, quando la struttura era, di fatto, un’azienda agricola integrata, autonoma nell’approvvigionamento del cibo, dell’acqua e dei medicinali .

L’eremo, inizialmente piccolo e umile, è stato edificato agli inizi del ‘400 per volontà di un nobile pistoiese della famiglia Panciatichi che decise, come segno di devozione e pentimento per l’attività di usuraio, di fare un dono alla Chiesa. Il complesso è stato una delle principali sedi degli Osservanti Francescani, un faro per la cultura religiosa e la fede. Vi sono usciti predicatori apostolici di fama, tra cui anche un padre autore del primo dizionario mai composto di arabo-italiano. Oratori che hanno consolidato il consenso della chiesa, e quindi anche la sua struttura di potere ancora presente in Italia, con la zelante retorica e la santità della vita. O anche con l’umiltà, come testimoniò frate Marcellino rifiutando addirittura la dignità cardinalizia. Nel corso del ‘400, inoltre, il padre guardiano del convento, proprio per la saggezza e la condotta esemplare riconosciuta dalla città ai religiosi, venne scelto come arbitro per dirimere una contesa sul pagamento delle gabelle, dalle quali, fino a quel tempo, il clero era stato esente. Il padre guardiano di Giaccherino sentenziò che anche il clero venisse sottoposto al pagamento delle gabelle, fatto sorprendente se si pensa ai privilegi che ancora hanno le strutture religiose.

Durante il corso della sua storia, il convento si è ampliato e ingrandito, con aggiunte e prolungamenti, fino ad acquisire, con il fabbricato del collegio serafico di fine ‘800 – il seminario francescano – l’imponenza tutt’oggi ammirabile. Migliaia di volumi della ricca biblioteca e numerose opere d’arte sono andate perdute nel corso delle due soppressioni, quella napoleonica del 1810 e quella dello stato italiano del 1866. Oggi, è comunque possibile apprezzare le pregevoli forme dei due chiostri con loggiato, la sala nobile, il refettorio e gli interni. Di notevole interesse sono le illustrazioni delle lunette del chiostro grande, con scene della vita di san Francesco. Proprio questo chiostro è diventato, a fine ‘800 e per decreto governativo, Sepolcreto Municipale privilegiato e si è così arricchito di interessanti monumenti funebri. Spicca tra gli altri quello della poetessa Louisa Grace-Bartolini, irlandese d’origine, inglese di nascita e italiana d’elezione, amante della letteratura e dei paesaggi toscani, che aveva costituito a Pistoia un cenacolo culturale. Definitivamente abbandonato dai frati francescani negli anni Ottanta del ‘900, diventa, come abbiamo detto, luogo d’accoglienza, utilizzato per cerimonie ed eventi particolari.

E’ ancora percorribile l’antico sentiero che dalla riva del torrente Vincio sale al convento. Si tratta di un percorso processionale, molto frequentato nei secoli da pellegrini e penitenti, affiancato da quattordici tabernacoli che rappresentano le tappe della Via Crucis, a ricordo di quelle di Cristo in cammino sul monte Calvario.

Manterrà intatti sacralità, valori storici e religiosi.

 

Nuova vita e ospitalità nell’antica abbazia

L’attuale proprietà garantisce per il convento l’antico prestigio e i legami col territorio.
Intervento di Alessandro Fabbrini

Abbiamo saputo della messa in vendita, da parte dei frati, di questo bene che rischiava il decadimento e come famiglie pistoiesi ci siamo presi l’onere e l’onore, forse anche per soddisfazione personale, di renderlo alla cittadinanza. C’erano state manifestazioni di buona volontà da parte degli enti locali e del Vaticano, ma di fatto non si sono mai concretizzate.

Lo spirito con cui abbiamo iniziato i lavori è stato dunque altamente conservativo, vogliamo cioè che il luogo mantenga la sacralità e i valori storici e religiosi che riassume. Intendiamo per esempio che la chiesa rimanga consacrata e sarebbe una soddisfazione se la domenica un prete potesse celebrare la funzione religiosa, proprio perché il luogo dovrebbe mantenere lo spirito con cui è nato e vissuto nei secoli.

Ci sono stati infatti importanti interventi di consolidamento e manutenzione straordinaria. Alcuni di questi i lavori, eseguiti dagli esperti del ministero dei Beni Culturali e della Soprintendenza, altamente scientifici, termineranno nel giro di pochi mesi. Nel 2013 speriamo dunque di poter restituire una parte dell’immobile alle necessità più svariate della città, a partire dagli eventi privati e pubblici, fino a dibattiti ed esposizioni.

Ci preme che il luogo possa esprimere a pieno tutto il suo prestigio, mantenendo il legame con la città. Chiederemo perciò l’aiuto alle istituzioni e a tutti gli operatori economici, ma anche alle parti politiche e religiose affinché tutto l’ambiente costituisca autenticamente uno spazio di incontro per la cittadinanza. In altre parole lavoreremo, coinvolgendo i vari portatori di interesse, a capire quali siano le attività sostenibili rispetto agli inevitabili costi di gestione della struttura. Ovviamente serviranno attività, dall’apertura di un bar a quelle di accoglienza turistica e ristorazione, che diano la possibilità di sostenere le spese e la fruizione collettiva. Naturalmente non ci saranno attività esclusive, proprio perché le potenzialità di Giaccherino derivano dalla polifunzionalità, dalla possibilità di iniziative molteplici e contemporanee.In particolare riteniamo opportuno, noi che siamo imprenditori legati ai settori della moda, abbigliamento e confezioni, coinvolgere anche e soprattutto le imprese che operano nel verde, con cui vorremmo studiare formule e prospettive, senza escludere alcuna soluzione : il convento possiede infatti dieci ettari comprensivi di pineta, oliveto e vigneto. Si tratta di un patrimonio naturalistico tutelato che potrebbe avere anche usi produttivi, legati alla filiera corta alla qualità biologica.

Non c’è in definitiva uno schema definitivo, un progetto assoluto: il complesso è grande e le ipotesi sono quasi infinite : vedremo come il tutto verrà recepito dal mondo istituzionale e privato. L’auspicio è che non ci siano reticenze ma che il dibattito e la comunicazione su ciò che diventerà questo patrimonio di tutta la città siano approfonditi.

TESTI

Lorenzo Cristofani

FOTO

Fabrizio Antonelli

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