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Avvicinatevi alla bellezza

Realizzato con il contributo di Giorgio Tesi Group e ViBanca un percorso che consente di salire sulla facciata del monumento.

L’attuale restauro del battistero di San Giovanni in Corte ha rappresentato l’occasione per proporre l’apertura del cantiere a un ciclo di visite guidate. E questo sarà possibile grazie alla collaborazione tra Soprintendenza di Firenze, Capitolo della Cattedrale, Giorgio Tesi Group e Vibanca, con il patrocinio della Provincia e del Comune di Pistoia, che hanno deciso di realizzare un percorso che consenta di salire sulla facciata del battistero.

Lo scopo è quello di poter ammirare da vicino la meraviglia dell’apparato decorativo scultoreo del portale maggiore, un vero e proprio capolavoro di arte medievale. Dettagli impossibili da mettere a fuoco dal basso potranno essere rivelati a tutti coloro che saranno interessati a compiere un’esperienza unica e straordinaria. Attraverso una visita, guidata da storici dell’arte e guide turistiche, si potrà dialogare a distanza ravvicinata con opere di grande valore storico e artistico.

All’interno di un complesso sistema di strombature ad arco, realizzate con marmo bianco e serpentino verde, si trova un architrave scolpito con episodi della vita del Battista e un’ampia lunetta che ospita tre grandi statue. L’intero sistema dell’arcata è sostenuto da capitelli istoriati in marmo bianco.

Visita il Battistero

Lavori realizzati a partire dal 1339 quando Cellino di Nese, magister lapidum del cantiere, si impegnava a realizzare opere riconducibili almeno ai capitelli menzionati. Ma non abbiamo sufficienti informazioni per datare gli altri arredi scultorei, né per fornirne un’attribuzione certa. I bassorilievi dell’architrave sono intervallati da tre mensole in coincidenza con piedistalli su cui poggiano le statue della lunetta centrale. Le scene di questi rilievi raccontano i momenti salienti del martirio di San Giovanni Battista. La prima, molto consunta, raffigura il Santo condotto da tre armigeri al cospetto di Erode Antipa, alle spalle del quale si notano le figure di Erodiade e della figlia di lei Salomè. Secondo la vicenda agiografica il Battista avrebbe condannato pubblicamente la condotta del re che conviveva con la cognata Erodiade, fuggita dal marito, e per questo era stato imprigionato e sottoposto a giudizio. La seconda scena rappresenta il banchetto in cui Salomè danza al cospetto del re e degli altri convitati accompagnata da musici dotati di strumenti a corda, ad arco e a fiato. La leggenda narra che attraverso la sua danza conturbante ella riuscì ad ottenere la decapitazione del Battista. E infatti nella scena seguente si assiste all’orrendo supplizio, perpetrato da soldati dallo sguardo feroce, e alla consegna della testa del Santo a Salomè. L’ultima scena riporta la deposizione del martire, a cura di chierici e alti prelati che celebrano il rito funebre, in un’arca di pietra decorata con tre formelle scolpite. Le quattro scene rientrano nell’iconografia classica delle vicende legate alla morte del Battista e in origine dovevano essere ben visibili anche dal basso, sia per la maggiore definizione del rilievo e forse anche per la presenza di una decorazione cromatica. Oggi ne possiamo riconoscere i personaggi e la composizione degli episodi, e in qualche modo immaginare lo stupore che questi rilievi dovevano suscitare nella società medievale pistoiese.

Le statue, a partire da quella di sinistra, raffigurano San Giovanni Battista posto su una mensola ornata da foglie d’acanto; la Vergine col Bambino il cui sostegno corrispondente riporta lo stemma comunale pistoiese; e un altro santo, comunemente identificato con San Pietro, forse per il fatto che la mensola su cui è posto è ornata da uno scudo con due chiavi incrociate. Di queste tre opere quella centrale di Maria con Gesù bambino è quella dalle forme più aggraziate, sicuramente realizzata da una mano più esperta rispetto a quella che operò sulle altre due. In ultima analisi, ma non per questo meno importanti, sono da considerare i capitelli laterali che rinserrano l’intera nicchia. Una composizione plastica dinamica e vivace, dove all’interno di tralci di vite e foglie d’acanto affiorano putti dagli atteggiamenti e dalle posizioni più varie, frutto di una conoscenza profonda dell’antico, probabilmente attraverso lo studio dei numerosi sarcofagi romani presenti nell’area toscana in epoca medievale, ma anche delle mensole del battistero fiorentino.

L’intero complesso scultoreo è un vero e proprio monumento nel monumento, come una pietra preziosa incassata in un gioiello. Una vicenda storico artistica ancora tutta da scoprire, studiare e tramandare ai posteri. Ed è ancora da indagare la vicenda della traslazione della salma del vescovo pistoiese Atto (morto nel 1153), rinvenuta nel battistero nel 1337 per essere collocata sulla controfacciata della cattedrale; il che innescò quella religiosità popolare che tre secoli dopo fu ufficializzata con la dichiarazione di santità. Il sarcofago realizzato per l’occasione sembra avere connotazioni artistiche conformi ai lavori del portale, anche questo è argomento di studio che potrebbe rivelare nuove informazioni.

Visitare il portale maggiore e il cantiere di restauro

Il restauro di un monumento è un’occasione unica per vedere da vicino opere di straordinaria bellezza, spesso non ben visibili dal basso. Per questo la visita è articolata in due momenti, una prima parte all’interno del Battistero e una seconda all’esterno sui ponteggi della facciata principale.

Le visite saranno condotte da guide turistiche specializzate associate al Centro Guide Turismo di Pistoia per un massimo di 12 persone a turno; si terranno a partire dal 5 dicembre 2014 e avranno durata di circa 40 minuti nei giorni di giovedì, venerdì, sabato e domenica.

Le prenotazioni, obbligatorie, verranno gestite dall’Ufficio Informazioni Turistiche in piazza Duomo (angolo di Palazzo de Vescovi) – tel. 0573/21622 fax 0573/34327 .

Il costo della visita sarà di Euro 5 a persona.

Sarà possibile richiedere visite in lingua straniera.

www.naturartpistoia.it

TESTO

Lorenzo Cipriani

FOTO

Nicolò Begliomini

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