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Pistoia in Vaticano

“Resurrezione” di Pericle Fazzini realizzata a Pistoia e collocata nella sala delle udienze papali.

A gli inizi del novecento Pistoia aveva tante ditte piccole e grandi legate alla metallurgia: nel 1934 si contavano 10 fonderie in ghisa, 17 in bronzo, di cui 5 artistiche, 3 di piatti musicali, 1 di campane e campanelli, oltre alla ditta S. Giorgio per la costruzione di treni e carrozze ferroviarie. Dopo la fine della prima guerra mondiale Renzo Michelucci, fratello dell’architetto Giovanni, decise di intraprendere la lavorazione artistica del bronzo, abbandonando quella del ferro battuto, fino a quel momento gestita dalla loro famiglia, utilizzando alcuni locali in Via dell’Anguillara, nel centro cittadino.

Questa fonderia divenne in breve tempo una delle più importanti d’Italia: la qualità del prodotto, l’accuratezza del lavoro, eseguito da qualificate maestranze, il clima affabile, l’accoglienza del cavaliere Renzo che sapeva mettere gli artisti a loro agio, erano il valore aggiunto di questa fonderia. Nel corso degli anni, le opere fuse in questo luogo dagli artisti più importanti del Novecento (tra i quali Marino Marini, Agenore Fabbri, Henry Moore, Francesco Messina, Emilio Greco, Arturo Carmassi, Giacomo Manzù) hanno raggiunto ogni paese del mondo, e si trovano nei musei d’arte moderna di ogni nazione.

In questa storica fonderia ha preso vita, tra tante, un’opera che fa bella mostra di sé nella Sala delle Udienze papali in Vaticano. È “Resurrezione” dell’artista Pericle Fazzini, vincitrice del concorso indetto da Papa Paolo VI nel 1965 per un’opera da collocare in quella prestigiosa aula. Fazzini è uno dei maggiori scultori italiani vissuto nel secolo scorso: molte sue opere sono presenti a Roma e, tra queste, il ”Cavallo Impennato” davanti alla sede della RAI e la Fontana dell’EUR. La scultura “Resurrezione” è un alto rilievo in bronzo lungo 18 metri e alto 8, rappresenta un uliveto con al centro la figura del Cristo Risorto che emerge svettante dall’intrico dei rami come da un caos che rappresenta la morte; con i capelli e la barba mossi dal vento, ha le braccia aperte, alzate per assurgere al cielo.

Per portare il bozzetto alle reali dimensioni dell’opera, il Vaticano mise a disposizione dell’artista la chiesa di S. Lorenzo in Piscibus, dove dal 1970 al 1975 Pericle Fazzini lavorò i tronchi degli ulivi nel polistirolo con ferri caldi, per delineare i tronchi, i rami e la figura del Cristo Risorto. Servirono due grandi container per accogliere tutti i pezzi del polistirolo lavorato e spedirlo alla fonderia Michelucci, nella nuova sede di Montecatini. Così, un giorno di 40 anni fa, arrivarono in fonderia tutti i modelli per fondere il monumento. Grande apparve l’impegno di trasformare i polistiroli in bronzo splendente. “Ogni pezzo, ogni tronco, ogni ramo di olivo, deve essere preparato con un lungo processo di lavorazione – dice Mauro Bucci, maestro formatore della fonderia –, prima di giungere alla fusione, a cera persa, del metallo. Infatti ci vollero ben due anni di lavoro, prima che tutti i pezzi del monumento, numerati e preparati, venissero fusi, con la tecnica della cera persa, rifiniti e assemblati per essere portati in Vaticano. Il metodo di fusione a cera persa conosciuto fin dall’antichità dagli egizi e dai greci, non ha subito sostanziali modifiche nel tempo, si tratta sempre di fare un calco in gesso sopra il modello. Nel calco si pone uno strato di cera calda, ben aderente al modellato, in grado di riceverne e fissarne i minimi particolari. All’interno del calco si versa un’anima di terra refrattaria e un altro spesso strato di terra viene applicato all’esterno del modello in cera, cosi che l’opera viene a trovarsi imprigionata fra due strati terrosi, dentro una forma o sarcofago. Cotta la forma in fornace, la cera si scioglie e lascia libero lo spazio dove cola il bronzo fuso”.

pistoia vaticano 1  pistoia vaticano 3

Mauro ha passato una vita in questo mondo particolare a contatto con tanti e tanti scultori, italiani e stranieri. “La fonderia d’arte – racconta Bucci – tanto appassiona tutti coloro che ci lavorano, perché il contatto con lo scultore permette di penetrarne lo spirito, c’è uno scambio, spesso senza parole, ma in comunione d’intenti, l’occhio e la mano del formatore sono interpreti tra bronzo e artista. Fatica e sudore – aggiunge il maestro formatore – sono ripagati dalla soddisfazione di vedere l’opera finita. Anche la Resurrezione, quando la vedo in televisione, mi riporta l’orgoglio di avere contribuito a realizzarla, così come altre centinaia di opere vicine e lontane, che sono anche all’altro capo del mondo, eppure tutte realizzate qui a Pistoia dai nostri artigiani che eccellevano nella lavorazione dell’arte del metallo”.

La Basilica di San Pietro a Roma è uno scrigno di opere d’arte e molte di queste opere sono nate proprio a Pistoia, ad esempio le torciere di S. Pietro e Paolo di Egidio Giaroli, il Monumento a Papa Giovanni XXIII di Emilio Greco, il Monumento a Papa Pio XI di Magni, la porta della morte di Giacomo Manzù. In Vaticano, nel 1964, il Papa Paolo VI incaricò l’architetto Pier Luigi Nervi di realizzare una sala per le udienze papali a margine della Città del Vaticano. I lavori furono avviati nel 1966 e conclusi nel 1971. L’Aula è capace di ospitare fino a 12.000 persone ed è coperta da una volta parabolica che concentra l’attenzione del pubblico verso il palco, dove la scultura “Resurrezione” fa da quinta a questo palcoscenico e nasconde il grande organo che si trova sul fondo. Da Pistoia l’opera fu portata in Vaticano divisa in tre parti e saldata sul posto dai nostri operai. L’inaugurazione avvenne il 28 settembre del 1977 alla presenza del Papa Paolo VI, finalmente nella Sala delle Udienze papali brillava una scultura che negli ultimi 40 anni è stata vista da tutte le delegazioni, da tutti i capi di Stato, che lì sono stati ricevuti dai Papi, da tutte le persone che hanno partecipato alle udienze, e dal mondo intero quando viene inquadrata negli eventi in Mondovisione. Per la città di Pistoia è un onore che nessun altro può vantare.

TESTO

Fidalma Bucci

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