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La primavera del Padule di Fucecchio

Il tempo delle gru
Padule di Fucecchio, fine di febbraio: dopo un inverno che verrà ricordato tra i più tiepidi della storia, da alcuni giorni un gelido Burian sferza le campagne, mantenendo le temperature sotto zero anche nelle ore centrali della giornata.
Bloccate dal maltempo, cinquecento Gru si sono già radunate nei campi ai margini della grande palude, in attesa di poter riprendere la migrazione, ed aumentano ogni giorno di più offrendo uno spettacolo dal sapore ancestrale.
Sono arrivate in singoli stormi dalla classica formazione a cuneo, annunciate da squilli di tromba (i forti “gruh” emessi sia posate che in volo), e anche a terra non passano inosservate: spesso si esibiscono nelle suggestive danze rituali che hanno la funzione di rafforzare il legame di coppia, ma coinvolgono in maniera contagiosa tutto il gruppo.
Appena possibile attraverseranno il Montalbano per trasferirsi nella Piana Fiorentina: da tempi immemorabili lo stesso percorso, fermato dalla penna del Boccaccio nella novella “Chichibio e la gru” che si svolge negli stagni di Peretola.
Poi il salto oltre l’Appennino dirigendosi verso i Balcani e quindi verso la Russia, perché se in questo momento le Gru si sono fatte temporaneamente fermare dal vento delle steppe siberiane, in realtà è proprio lì che andranno a nidificare.

La danza del pinguino
Altre danze, stavolta sull’acqua, accolgono il visitatore che da Castelmartini si inoltra con una bella passeggiata nel cuore della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, affacciandosi alle feritoie dell’osservatorio faunistico de Le Morette.
Nei “chiari” dell’area protetta diverse coppie di Svasso maggiore sono già in parata ed espongono orgogliosamente la livrea riproduttiva, con la testa ornata da ciuffi scuri e da un incredibile collare rossastro bordato di nero.
Ad un segnale invisibile, i due partner danno improvvisamente inizio ad una coreografica cerimonia nuziale, fronteggiandosi becco contro becco e muovendo testa e collo in modo sincronizzato, con ciuffi e collare ben spiegati. Il culmine è la cosiddetta “danza del pinguino”: il maschio e la femmina si tuffano e sembrano allontanarsi, ma a sorpresa riemergono dall’acqua uno davanti all’altro, petto contro petto, alzandosi in verticale.
Animale strano, lo Svasso maggiore, che più in là nella stagione ci stupirà anche con altre particolari prestazioni: i pulcini, quando sono piccoli, vengono trasportati sul dorso dai genitori, come su una comoda barchetta di accoglienti piume.

In Padule questa specie prima non nidificava, e solo con la gestione delle acque nella Riserva Naturale ha potuto trovare le giuste condizioni di allagamento in periodo estivo.

La città degli aironi
Con la fine dell’inverno in Padule e nel vicino Lago di Sibolla riprende vita anche la “garzaia”, la grande colonia di nidificazione che ospita oltre 1000 coppie di aironi: una vera e propria città, considerando il numero degli adulti e dei pulcini.
Sono presenti, caso unico a livello nazionale, tutte le specie coloniali: alle prime Nitticore degli anni ’80 si sono aggiunte la Garzetta e la Sgarza ciuffetto, poi l’Airone Guardabuoi e l’Airone rosso, infine l’Airone bianco maggiore e l’Airone cenerino, con altri “ospiti” rari come il Mignattaio, la Spatola e il Cormorano.
A febbraio i primi Aironi cenerini sono già al nido, ma le altre specie si aggiungeranno gradualmente (alcune sono migratrici e devono ancora partire dall’Africa) fino a comporre un affollato condominio multietnico dalla non sempre facile gestione.
Le bellissime piume ornamentali del capo, del dorso e del petto per le quali vanno famosi gli aironi (le rinomate “aigrettes”) vengono esibite in rituali di pacificazione che hanno lo scopo di smorzare l’aggressività in una situazione di convivenza forzata.
Alla fine dell’800 la moda di utilizzare queste penne per i cappellini delle signore portò molte specie sull’orlo dell’estinzione, ma fu proprio per salvare gli aironi che nacquero le prime associazioni per la conservazione degli uccelli e della natura.

Una pacifica invasione
A marzo inizia anche una pacifica invasione che nei mesi primaverili porterà nel Padule di Fucecchio migliaia di visitatori: appassionati di birdwatching e fotografia naturalistica, ma soprattutto famiglie ed alunni delle scuole.
La meta più gettonata, sempre liberamente accessibile, è la Riserva Naturale de Le Morette, che si raggiunge facilmente dal Centro Visite di Castelmartini, magari fermandosi per raccogliere le informazioni più aggiornate sul percorso.
Per tutto il periodo il Centro RDP Padule di Fucecchio Onlus organizza anche visite guidate non solo nell’area de Le Morette, ma anche su altri itinerari nel bacino palustre e negli ambienti vicini, dal Montalbano al Lago di Sibolla.
Tutte le escursioni sono condotte da Guide Ambientali Escursionistiche qualificate, in grado di mostrare a visitatori grandi e piccoli le peculiarità naturalistiche e storico-ambientali della più grande palude interna italiana.

Fra guardare e vedere c’è una bella differenza, e per comprendere correttamente ciò che si sta osservando in natura è fondamentale affidarsi a persone che si dedicano da molto tempo alla valorizzazione e alla tutela di questo territorio.

Enrico Zarri
Centro RDP Padule di Fucecchio Onlus: 0573/84540, fucecchio@zoneumidetoscane.it, www.paduledifucecchio.eu

Foto Gino Santini

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