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Quella semplice complessità

Visita allo studio e al parco-esposizione dello scultore, a Pieve a Celle

Arrivati a Pieve a Celle ed entrati nella sua cascina studio, lo scultore Giuseppe Gavazzi ci accoglie con calorosità e con fare alla mano, dandoci l’impressione di una persona gentile e solare tanto che ci sentiamo subito a nostro agio. Ci invita all’interno dello studio e da subito siamo attratti da uno scaffale pieno di ben ordinati vasi contenenti pigmenti di infinite gradazioni: “Questi li preparo io,” ci dice, “utilizzando pietre e terre naturali” e ci fa vedere con non malcelato orgoglio un pezzo di minerale con cui ottiene, seguendo un antico ricettario bolognese, il blu di lapislazzuli. Poi per confermare quanto ci ha illustrato ci parla delle prove di colore ad affresco che si trovano su una parte della facciata dello studio che gli servono per valutare brillantezza e durata nel tempo.

Questa premessa è necessaria perchè Gavazzi è uno dei restauratori più quotati e richiesti di pitture italiane che vanno dal ‘200 al ‘400, e ciò giustifica la sapienza operativa che si scopre nella realizzazione delle sue opere. La visita prosegue quindi nel “fienile”, dove lo scultore ci fa scoprire il suo mondo espressivo: qui ci sono infinità di statue coperte da teli per proteggerle dalla polvere e anche perché, ci tiene a dire, “non mi vengano a noia”. E via via che le scopre è una sorpresa continua ed entusiasmante, appaiono opere in legno, ceramica, stucco forte che rappresentano una galleria di temi cari all’artista: maternità, cavalli, bambini, dove appare con forza il suo mondo poetico e che ci sorprende per la sua aderenza al vero e una gioviale ed ironica visione della vita, “attraverso una tematica semplice, ma non semplicistica, mettendo in rilievo quei valori, che pur manifestati artisticamente, hanno tutto il sapore di un contenuto concretamente umano”. (L.B. Bartolini)

Passiamo quindi a visitare il prato prospiciente lo studio dove si trova una mostra di grandi statue in legno che è stata allestita per mettere le opere a disposizione di tutti coloro che vogliano osservarle, ed è sempre aperta. Sono opere di grande dimensione destinate agli spazi aperti, i soggetti sono: donne, uomini e bambini che, come giustamente scrive M.C. Masdea, sono “poste in armonioso dialogo le une alle altre e tutte insieme con la natura che le circonda”. Sono sculture realizzate negli ultimi dieci anni scolpendo grandi tronchi di alberi, da cui sono nate opere di grande forza espressiva come la Grande Madre, la Lupa, Madre con bambino, Le amiche, Il cavallo con fanciulla, Il colpo di vento, L’incontro. Alcune di queste sculture sono già state esposte in sedi prestigiose come il giardino Bardini di Firenze, l’area archeologica di Fiesole e la Certosa del Galluzzo. Ci sono poi sculture in resina di bambini arrampicati su un albero che si staglia contro il cielo: sono personaggi che con occhi inespressivi si rivolgono allo spettatore, oppure guardano nel vuoto, e il gioco infantile, che misteriosamente irrompe nella scena, ricorda gli enigmi di Henri Rousseau.

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La scultura di Gavazzi è un rimando continuo alla tradizione della plastica dipinta del Tre Quattrocento toscano (Desiderio da Settignano, Agostino di Duccio, Rossellino) guardandosi bene dal raffigurare direttamente la realtà moderna, ma attuali sono le emozioni trasmesse dalle sue opere con una narrazione di gusto popolare che rende, con vivezza e attualità, atmosfere di sogno, che lo legano con intendimenti e contenuti diversi e personali a figure importanti del panorama scultoreo e pittorico del Novecento come Balthus e Folon. Le sue opere ci stupiscono e affascinano per la ricerca di carattere primitivistico e arcaicizzante affiancata a raffinate texture pittoriche che ci impediscono di considerarlo un naif.

Altra caratteristica che emerge dalla sua opera, come scrive M. Seidel “è la tradizione contadina della sua terra d’origine che qui parla attraverso l’artista. L’entroterra sociale di Gavazzi – il mondo di poveri contadini e carbonai che popolavano le propaggini dell’Appennino pistoiese – è un elemento fondamentale per la comprensione della sua arte. Le eminenti doti intellettuali del giovane Gavazzi furono plasmate e orientate non tanto dalla scuola, frequentata per breve tempo, quanto dal contatto e la convivenza con i contadini e soprattutto con i carbonai”. Da questo mondo ha anche acquisito la grande capacità lavorativa e la forza per superare la fatica. Non ultima come ragione della sua arte è la conoscenza (come tutti i più importanti scultori della città: Marini, Fabbri, Vivarelli) delle grandi opere che si trovano a Pistoia, come il pergamo di Giovanni Pisano e il fregio robbiano dell’ospedale del Ceppo. Giuseppe Gavazzi è nato, da genitori pistoiesi, a Marcoussis (Francia) nel 1936. Si diploma presso la Scuola d’Arte di Pistoia, quindi inizia l’attività di restauratore presso la bottega fiorentina di Leonello Tintori, che lo ha portato a essere uno dei più apprezzati professionisti del settore.

TESTO

Leonardo Begliomini

FOTO

Nicolò Begliomini

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