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Vola con i falchi

Fabio Bonciolini, fra i più quotati addestratori d’Italia.

“Se hai provato per una volta l’emozione del volo, camminerai per sempre sulla terra con gli occhi rivolti al cielo,”, parola di Leonardo da Vinci. Questione archetipa, il volo, fascinazione che cattura gli umani dai tempi dei tempi. Anche Fabio Bonciolini, falconiere di Pieve a Nievole, tra i più quotati e richiesti d’Italia, desiderava un paio d’ali fin da bambino: «Guardavo volteggiare le poiane e pensavo: un giorno lo farò anch’io. Da militare ho scelto i parà, poi mi sono dato al deltaplano e un giorno è successo: due poiane volavano con me, senza paura, come fossi un loro fratello. Ero felice».

Fabio ha 33 anni, fino a cinque anni fa il suo mestiere era l’elettricista in un’azienda locale, ma ha chiuso il settore in cui era impiegato. «Mi è sembrato un segno e ho investito quel che avevo per trovare un modo di vivere “con le ali”. Fare il falconiere me lo permette: quando un mio rapace volteggia lassù, con lui ci sono anch’io». Un mestiere che dà uno stipendio? «Ci campo soprattutto facendo le rievocazioni medievali, spettacoli di falconeria di piazza. Lavoro in tutta Italia. L’addestramento dei rapaci, però, potrebbe essere di grande utilità a fini agricoli e sociali. Un rapace addomesticato in cattività è l’unico deterrente scientificamente provato per il “bird control”, cioè la scaccia degli animali nocivi a campi e vivai, senza contare che i migliori falconieri d’Italia sono proprio in Toscana. Invece qui si usano solo pesticidi chimici, niente falchi». L’applicazione sociale, invece? «Io faccio “pet therapy” all’ospedale pediatrico Mayer di Firenze. Avvicino i falchi a bambini con handicap fisici e gli effetti sono incredibili: un rapace in volo che sfiora il ragazzino sulla testa, gli regala la libertà e un sorriso che arriva nel profondo dell’anima». Un lato insospettabile della falconeria, arte di caccia risalente al 3000 avanti Cristo, nata forse in Asia centrale, all’interno di un circuito simbiotico tra uomo-cavallo-rapaci-cani: l’uomo si spostava a cavallo, con il falco individuava e cacciava la preda al volo, il cane la recuperava. «È una forma di caccia, ma non di carniere (di presa di tante prede, ndr)», spiega Fabio e prosegue: «È legata alla spettacolarità del falco, alla sua supremazia sulla preda. È qualcosa che esiste in natura e l’UNESCO l’ha riconosciuta patrimonio dell’umanità».

Fabio non ha mai imbracciato un fucile: «Non m’interessa. Vivo con la natura. Cacciare con un fucile non mi pare leale».

Lo è tenere al laccio volatili selvatici? «I miei falconi volano liberi tutti i giorni, senza impedimenti. Potrebbero andarsene, ma finora non l’hanno fatto perché tra noi si è creata una speciale alchimia». Fabio negli ultimi cinque anni ha allevato in cattività due poiane, un gufo, un gyrfalco, un barbagianni, un falco che, se tutto va bene, vivranno al suo fianco per i prossimi 30 o 60 anni (aquile e gufi sono i più longevi). «Il falconiere oggi è un mestiere alternativo per i più giovani, ma non può essere una moda. È una scelta di vita. Io amo i miei fratelli volatili. Aki, il falco sacro, un tipo molto autonomo; Sky, un gyrfalco ubbidiente e velocissimo; le due poiane, Lady e Lord. Lei, gelosa di me, aggredisce i cani che mi abbaiano; Lord invece è un clown: se non avesse le ali camminerebbe è socievole e con lui faccio pet therapy. Maya, un gufo reale, è molto timorosa: si nasconde tra il mio collo e la mia spalla; Soren, il barbagianni, è un tipo tranquillo, l’unico rapace solo notturno e infatti ha l’iride nera, mentre gli altri, che hanno l’iride gialla, vedono anche di giorno. Per loro non faccio vacanze, mi alzo all’alba, anche se nevica, entro nella voliera, li faccio uscire per dargli da mangiare e farli volare. Ogni giorno, e sto con loro almeno cinque ore. Ci vuole pazienza, polso fermo, affetto e capacità di creare una relazione, la famosa alchimia. Finora non ho mai perso un rapace. Credo davvero siano miei fratelli e non riesco a immaginare una vita diversa da questa».

www.ilfalconierefabiobonciolini.com

 

TESTI

Raethia C. Levi

FOTO

Archivio Bonciolini

 

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