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Il sogno diventa forma

Architetto sognatore con l’uomo al centro dei suoi progetti.

Giovanni Battista Bassi è stato un sognatore prima che un architetto. La storia professionale di questo grande architetto pistoiese del novecento nasce da un profondo amore per lo spazio, inteso come rapporto razionale con l’uomo e per la relazione con ciò che lo circonda. Questo amore ha permeato a tal punto la sua vita, che la sua architettura, mai scontata, è nata da “fantastici sogni” notturni. E quando un architetto riesce a concepire il disegno delle sue architetture, quelle costruite e più ancora quelle solo immaginate, partendo dall’ispirazione della libertà della sua fantasia, ecco, quell’architetto diventa anche un artista.

Il pensiero creativo di Giovanni Bassi si riflette nell’elaborazione dello spazio attraverso un’armonia tra linee e libertà, tra forme geometriche e colori dell’arcobaleno, sua fonte di ispirazione primaria: “Avrei voluto tanto abitare su un arcobaleno chiedendomi come poteva essere la sensazione di ritrovarmi dentro ai suoi colori… Abitarci dentro… Navigare dentro l’arcobaleno”. La leggerezza dell’architettura è una costante dominante del suo pensiero, attento allo spazio libero, alla natura, a tutto ciò che ha reso possibile l’espressione della libertà dell’uomo.

Bassi evoca quindi una concezione dell’architettura come ricerca geometrica pura partendo da quegli elementi a dir poco semplici come il quadrato, il triangolo, il cerchio, che, nella sua rielaborazione, si conformano e si articolano in forme più complesse, ricche di spazialità volumetriche interne ed esterne, dove l’uomo possa vivere intimamente ma con grande esplosione verso l’esterno. Così l’architettura di Bassi libera l’uomo dallo spazio che gli viene assegnato, porta fuori l’individuo dallo spazio cubico, ne proietta l’unicità sia attraverso le conformazioni esterne che l’involucro interno.
Bassi è stato indubbiamente un maestro riconosciuto del Novecento architettonico. Ha dato vita ad un fecondo laboratorio pistoiese ispirato ad un patto etico fra “arti del disegno” e “vita di relazione”, come fu per Giovanni Michelucci da cui è stato allievo prediletto e di cui ha raccolto l’eredità interpretandone l’insegnamento e le linee di progettazione.

Ha segnato con il suo lavoro larga parte dell’urbanistica pistoiese a partire dal dopoguerra. Sia nel settore pubblico sia in quello privato. Suoi la Casa Balli (in viale Matteotti) il condominio detto La Nave (in San Biagio), la sede della Cassa di risparmio di Chiesina Uzzanese (tra le 120 maggiori opere di architettura citate da Bruno Zevi). Senza dimenticare le chiese (Vicofaro, San Felice), lo stabilimento Claid e la Maison Carrée.
Bassi ha diviso la sua vita tra architettura e didattica, conciliando la ricerca e l’insegnamento con le doti di un vero maestro, che ai giovani architetti diceva sempre “Non do formule astratte, tipo movimenti teorici, ma dico loro: lavorate con il cuore in mano, con l’affezione”.

A Pistoia, il maestro ha fondato l’istituto d’arte Petrocchi, che guidò dalla sua nascita, nel 1952, fino al 1977. A Firenze fu nominato coordinatore dell’istituto Isia (Istituto superiore per le industrie artistiche), diretto dal 1977 al 1981. Da Pistoia Bassi non ha ricevuto forse gli onori che meritava. Alcuni suoi progetti come l’Arboreto e le Ville Sbertoli restano tra i più suggestivi e importanti realizzati per la crescita generale della città. Ma Pistoia non li ha sostenuti e questo è rimasto il suo cruccio. Così, pochi mesi fa, se n’è andato, lasciando umilmente la sua traccia, ispirata alla frase che teneva nel portafogli, scritta da Michelangelo nel 1557 al nipote: “Questa diligenzia ho sempre usata ed uso perché molti credono, ed io ancora, esserci stato messo da Dio”.

TESTO
Fabio Fondatori
FOTO
Carlo Chiavacci
Archivio Giovanni Battista Bassi
Archivio Alessandro Suppressa

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