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Galileo Chini, il padre del Liberty festeggia 150 anni dalla nascita

A Galileo Chini si devono una serie di indimenticabili decorazioni che rendono la Toscana una delle culle del Liberty, attraverso ville, hotel, terme e palazzi e la più grande innovazione nell’ambito della ceramica novecentesca, prima con L’Arte della Ceramica e poi con le Fornaci San Lorenzo, accogliendo e interpretando gli accenti preraffaelliti e simbolisti europei per poi anticipare le tendenze del Déco internazionale. La sua muliebre ispirazione creativa lo ha portato fino in Siam, dando il via al rinnovamento e alla diffusione del gusto orientale, passando di volta in volta dalla decorazione alla pittura, dalla ceramica alla grafica fino alla scenografia. Chini ha impersonato pienamente l’idea della commistione delle arti, con spirito lucido ed arguto, per così dire contemporaneo. La vastità e la bellezza del suo operato fa sì che si susseguano convegni, esposizioni e pubblicazioni per approfondirne l’incessante capacità di elaborazione e per ricostruirne il giusto apporto all’ambito dell’arte decorativa internazionale.

                                               Autoritratto di Galileo Chini, 1901

Lo zio Dario Chini, affreschista e decoratore di una certa fama, lo invita già a dodici anni a seguirlo nei lavori di restauro, come quelli di Santa Trinita a Firenze, dove Chini apprende quel decorativismo neomedievale toscaneggiante che sarà cifra stilistica ricorrente nella sua opera. La prima importante decorazione la esegue nel soffitto del salone di rappresentanza di Palazzo Budini – Gattai a Firenze, su commissione dell’affreschista e professore Augusto Burchi nel 1894. In linea con William de Morgan in Inghilterra, Ernest Chaplet e Auguste Delaherche in Francia, Chini fonda a Firenze nel 1896, con Vittorio Giunti, Giovanni Montelatici e Giovanni Vannuzzi e poi con Chino, Augusto e Guido Chini e il figlio dello scultore Emilio Zocchi, la sua Manifattura L’Arte della Ceramica, in risposta alla cessione della Ginori di Doccia all’industriale Augusto Richard di Milano. Inaugura così l’avvento del Liberty e dà voce alle influenze moderniste internazionali che gli varranno il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Il motivo di tanto successo è dato dal fatto che le ceramiche di Chini non somigliano a nulla di mai visto prima in Italia, sono interamente concepite seguendo le sembianze del mondo vegetale, così che i manici dei vasi e gli orli dei boccali sono corolle di fiori e rami di foglie dalla pregiata fattura e spesso traslucide e cangianti per l’introduzione dei lustri metallici, che permettono l’applicazione ceramica all’ambito dell’architettura. La sua è una concezione unitaria e innovativa della ceramica, che non ha eguali né limitazioni, fino ad allargarsi presto a mobili, decorazione di interni e a interi progetti all’esterno, come la notissima Passeggiata di Viareggio, sintetica unione di decorazione, struttura e funzione realizzata negli anni Venti.

                          particolare della decorazione di Palazzo Comunale di Montecatini

Se nel 1902 Chini è tra i maggiori artisti dell’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa di Torino, annoverata tra i momenti più alti del Liberty, a partire dal 1901 è invitato a esporre alla Biennale di Venezia dove, dal 1903, ne cura e allestisce la Sala Toscana. Nel 1907 vi realizza, con Plinio Nomellini e lo scultore Edoardo De Albertis, la notissima Sala del Sogno, uno degli episodi fondamentali del Simbolismo italiano e tra i più interessanti del gusto europeo di quegli anni e nel 1909 decora con le Allegorie dell’Arte e della Civiltà la cupola del Salone centrale del Palazzo dei Giardini che, riportata alla luce nel 2013, incanta ancora oggi i visitatori della Biennale. Impossibile numerare tutte le decorazioni da lui eseguite, dagli affreschi alle strutture temporanee poi cancellate, abbattute o occultate ma di cui resta traccia nelle cronache dell’epoca, come la Secessione della Promotrice Fiorentina del 1904 a Palazzo Corsini a Firenze, in cui espone il famoso Autoritratto.

                                             La festa dell’ultimo giorno a Bangkok, 1913

Sarà chiamato a decorare la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, dimostrando una capacità decorativa totalizzante che investe ogni superficie, dai tondi del soffitto al corteo di putti, il Palazzo della Cassa di Risparmio di Arezzo, sede dell’antico edificio degli Albergotti e dei Bacci e il salone delle feste del Grand Hotel La Pace a Montecatini, dove sembra già presagire l’inventiva fantastica delle decorazioni per il Grand Hotel des Thèrmes di Salsomaggiore, eseguite circa vent’anni dopo. Chini si è inoltre adoperato incessantemente per la promozione dell’arte toscana, si pensi alla Prima Esposizione dell’Arte Toscana del 1905, alla Sala della Giovane Etruria all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 e al manifesto Rinnovandoci rinnoviamo in cui propone, con Plinio Nomellini e Filippo Cifariello nel 1919, la riconsiderazione dell’insegnamento artistico attraverso l’istituzione di scuole artistiche-industriali dove fondere senza distinzioni gli insegnamenti di architettura, decorazione, industria, pittura e scultura. Terminata l’esperienza con l’Arte della Ceramica, nel 1906 fonda col cugino Chino Chini la Manifattura Fornaci San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo, ampliando voluminosamente la produzione in gres e arrivando così a rivestire interi edifici, come le Terme Berzieri a Salsomaggiore, summa del Déco e culmine di un estro creativo che racchiude in sé infinite suggestioni europee e orientali.
Notevolissima la produzione per il teatro, si pensi a La cena delle beffe di Sem Benelli, il Gianni Schicchi di Giacomo Puccini e l’indimenticabile Turandot, solo per citarne alcune. Nel 1908 partecipa all’Esposizione Torricelliana di Faenza, dalla quale prenderà vita l’attuale Museo Internazionale delle Ceramiche e nel 1910 fa risplendere con le sue decorazioni lo Stabilimento Terme Tamerici di Montecatini, con affreschi e vetrate, ceramiche, pavimenti e pannelli della Manifattura. Allestisce la Sala Toscana e realizza il fregio del Salone delle Feste alla Mostra Etnografica all’interno dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, anno in cui si data la bellissima Gloria di Angeli all’interno del portico d’ingresso del cimitero monumentale dell’Antella. Accade subito prima di imbarcarsi per Bangkok, chiamato dal Re del Siam Rama V a decorare il Palazzo Reale; quando si accinge a partire ha trentasette anni ed è nel novero dei più importanti artisti italiani. Da quell’esperienza proviene, oltre che un numero incredibile di dipinti e ceramiche tra cui La festa dell’ultimo giorno dell’anno a Bangkok, un diario di ricordi e la donazione nel 1950 della sua collezione siamese al Museo Etnoantropologico di Firenze. Al rientro sarà tra i protagonisti della Biennale di Venezia del 1914 con una sala personale e gli indimenticabili pannelli de La Primavera che perennemente si rinnova.

bozzetto per la decorazione della sala Assemblee della Camera di Commercio in Palazzo Visconti a Pisa

Tra le sue decorazioni non si può far a meno di citare quelle per il Palazzo Comunale di Montecatini del 1918 e il Palazzo Vincenti di Corso Italia a Pisa, allora sede del Consiglio Provinciale dell’Economia e del Lavoro. Negli anni più bui d’Italia tenterà di contrastare l’accoglienza a Firenze di Adolf Hitler e sarà processato per oltraggio al Podestà, prima di terminare la sua lunga carriera artistica segnando, anticipandone i gusti, un’intera epoca, lasciando dietro di sé opere emblematiche, testimoni di un iter stilistico personalissimo e inquieto, sempre orientato al di fuori degli stretti confini nazionali.

Testo Sibilla Panerai
Foto Nicolò Begliomini – Archivio Galileo Chini, Lido di Camaiore Repertorio Galileo Chini

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