Moderno, inconfondibile e nella storia.
La Toscana collinare, dai famosi panorami mozzafiato, deve le sue linee d’orizzonte alla diffusa presenza dei cipressi.
Simbolici monoliti verdi, orgogliosi, silenti guardiani nel trascorrere del tempo, le svettanti piante arboree sono state catalogate dal botanico Carlo Linneo con la denominazione scientifica CUPRESSUS SEMPERVIRENS L., riprendendo il termine del genere, Cupressus, dall’antichità e aggiungendo l’aggettivo sempervirens, per la sua chioma verde scuro. Fra le diverse specie di alberi definiti sempreverdi, è il cipresso, per la sua caratteristica biologica, ben marcata e tipica, cui, senza dubbio, la definizione calza perfettamente.
Pur rinnovando le foglie annualmente, le mantiene sui rami fino alla crescita delle nuove, senza essere mai spoglio.
Le foglie del cipresso sono particolari, certamente non appariscenti, ma talmente piccole e numerose, che, nell’insieme, sembrano rami verdi. Si presentano squamiformi, opposte e decussate, disposte in quattro file intorno ai rametti.
La varietà botanica, cui appartiene, caratterizza le sue chiome che possono essere strette e colonnari, oppure piramidali. Pianta resinosa, originaria dei paesi del Mediterraneo Orientale, che fu introdotta in Italia in tempi remoti. Gli individui delle popolazioni da seme possono presentare popolazioni da seme due forme standard, ma con molteplici varianti, segno di un’ampia variabilità genetica. Il tronco è diritto e slanciato con corteccia finemente sfibrata in senso longitudinale, color grigio cenere.
Il cipresso è una specie monoica, cioè ha fioriture con elementi femminili e maschili presenti, separati, sulla stessa pianta. Piccole e oblunghe, purpureo-verdastre le infiorescenze femminili, una volta impollinate, a fecondazione avvenuta, daranno poi origine al frutto: un galbulo legnoso. Terminali al rametto sono invece i fiori maschili che, al momento dell’emissione del polline, si presentano di colore giallo.
Si propaga per seme e per via vegetativa. Nei vivai la tecnica più diffusa di propagazione è l’innesto laterale, che viene applicato per moltiplicare i cloni selezionati. Il miglioramento varietale punta alla ricerca di individui resistenti alle malattie, con forma della chioma affusolata e utili a impieghi forestali.
Il cipresso si adatta a vivere bene in diversi tipi di terreno. Predilige l’area climatica mediterranea, ma è vitale anche in condizioni di clima non mite. Luoghi, però, dove l’inverno diventa particolarmente rigido non gli si confanno.
Ha requisiti ottimi per esser pianta di ampia diffusione e vario impiego, sia come albero ornamentale, sia come frangivento delle colture agricole o dei centri abitati. E’ adatto alla produzione di legname di pregio, contribuisce alla tutela del suolo dall’erosione, arricchisce giardini formali, adattandosi a potature, che creano formazione di modelli geometrici.
La necessità dell’uomo è di soddisfare inizialmente i bisogni primari, è indubbio, questo non l’ha però costretto a relegare le piante a un mero ruolo utilitaristico. Ne ha effettivamente sfruttato il legno, i frutti, le frescure ombrose, ha goduto delle bellezze cromatiche del fogliame, degli aromi, ma alle piante ha anche attribuito meriti e significati, rispetto, sentimenti. Il cipresso, come pianta simbolica, ha interessato la mitologia, le religioni, l’arte e la letteratura di tutti i tempi e di molteplici popoli, succedutisi nell’area di origine naturale di questa specie arborea, mantenendo fascino anche nei paesi in cui s’è diffuso.
Al cipresso si demanda, ancora oggi, il compito di diffondere messaggi subliminali, capaci di mettere l’uomo in immediato contatto emozionale con la madre terra e il cielo. La sua forma slanciata e appuntita è identificabile da lontano e simboleggia l’immortalità quando è affiancato a spazi cimiteriali. Nelle campagne è guardiano imponente delle linee di confine, così come svetta, spesso, quale segno tangibile delle vie di accesso che portano a ville e fattorie. Si allinea anche a proteggere la memoria di monumenti sacri.
Una pianta che “sorveglia” i morti, ma sa far buona compagnia ai vivi. Apprezzata e utilizzata nei giardini più antichi, sia quelli evolutisi con il susseguirsi delle varie civiltà, sia quelli dei giorni nostri.
Magnificamente raffigurato da artisti di ogni epoca, il cipresso si può ammirare su pitture murali, su tela, in opere marmoree o in bronzo, su lavori di legno, nei mosaici, su portali di antichi luoghi di culto, arazzi e tappeti.
Opere di grandi artisti ne attestano il suo gradimento nei secoli.
Fra i molti paesaggi, dove i cipressi raccolgono ammirati sguardi e indiscussa fama, ne ricordiamo uno per tutti “L’Annunciazione” di Leonardo da Vinci (1475) conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
TEXTS
Carlo Vezzosi
PHOTO
Nicolò Begliomi