Dal temperamento riservato ma determinato, la scultrice, discende da una famiglia specializzata nella lavorazione del marmo e nella creazione di opere funerarie e di arredo. Il viale d’acceso nel cimitero monumentale di Pescia, sfoggia tombe di notevole entità che provengono per lo più dalle mani dei Bisordi. Bice sembra essere, fin dalla più tenera età, la tiratrice scelta della consorteria famigliare che spopola commercialmente per oltre cent’anni nella città di Pescia e gran parte del territorio valdinievolino.
Cresciuta dunque nel laboratorio paterno, ben presto prende il largo e nel 1928, entra all’Accademia di Belle Arti di Firenze, e ne esce diplomata nel 1935. E’ nelle sale del corso di scultura, sotto l’egida del maestro Grazioli che la pesciatina impara l’utile arte della plastica e la raffinata ripresa dei modelli. Arriva pertanto ad eseguire interessanti busti in terracotta, conducendo la sua espressività a notevoli livelli.
Grazie alle sue memorie edite nel 1993, quando ormai la scultrice aveva la bella età di 85 anni si riesce, per quanto difficile, individuare i passi fondamentali della sua carriera.
L’artista muore il 5 maggio del 1998, ma da tempo si era ritirata dalla professione.
Bistrattata dal critica più distinta, la sua ragguardevole produzione raggiunge quasi inspiegabilmente prestigiosi premi e riconoscimenti da ogni dove, ma lei, la provinciale Bice, è molto di più. Quando persino la Francia si accorge del suo talento lei continua a spiegarsi con le sgorbie ad occhiello, lisciatoi e spatole, o rappresentazioni sempre più in linea con se stessa isolandosi, se così si può dire, dalle nuove emergenze artistiche. Come una Camille Claudel combatte silenziosamente la sua personale battaglia in seno alla libertà espressiva. C’è da dire infatti che questa donna che non conoscerà uomini per darsi, così si dice, totalmente alla scultura, appare come una figura solitaria e silente. L’omertà e la delicatezza femminile che contraddistingue il suo essere sono proprio la forza preminente. Non è facile identificare per intero il percorso figurativo della scultrice, la mancanza di reperibilità delle fonti, una biografia peraltro compromessa da memorie non sempre precise, ha fatto sì che non si avesse una illustrazione storica esaustiva. La mostra che si tiene nel “palazzotto Bisordi”, oggi sede delle Fondazione Poma Liberatutti, (si apre il 15 settembre 2022) è dedicata all’opera di questa prolifica scultrice che proprio in questa sede visse molti anni e vi chiuse gli occhi al mondo. L’itinerario artistico in cui è possibile vedere le sculture significative della produzione di Bice Bisordi, presenta anche testimonianze documentarie in cui è possibile scoprire, tracce esistenziali della donna. Divisa in settori tematici, la mostra offre la possibilità, in una sede unica, di osservare i soggetti artistici e le modalità plastiche dell’artista.
Il centro espositivo del percorso scultoreo è rappresentato dalla comparazione tra un’opera di Bice, la Madre con il bambino e i Cardinali di Giacomo Manzù che la stessa scultrice pesciatina ammirò, tale interesse è testimoniato peraltro da una una monografia (in mostra) sull’artista bergamasco di proprietà di Bice. Il catalogo che accompagna l’evento è curato da Marta Convalle, edito da Pomarte oltre a descrivere lo spirito e l’obiettivo della mostra, è il primo strumento editoriale in cui viene raccolta la quasi totalità delle opere e i documenti superstiti.
La mostra verrà presentata il giorno 15 settembre alle ore 17:00 e resterà aperta fino al 4 dicembre 2022.
LA FONDAZIONE POMA LIBERATUTTI
Il “palazzotto” della Fondazione POMA Liberatutti si trova a Pescia in Piazza San Francesco 12, già storico laboratorio di marmi della Famiglia Bisordi e casa-studio della scultrice Bice Bisordi. Centro polifunzionale aperto a idee ed esperienze condivise, la Fondazione vuole essere un polo dedicato alla creatività.
L’attività è perlopiù rivolta ai giovani che intendono esprimere loro stessi attraverso la partecipazione a diversi progetti.