Il 2 novembre 1864 veniva inaugurata la linea ferroviaria Pistoia-Bologna che divenne subito nota come “Porrettana” poiché quella cittadina con la sua stazione costituiva il punto di raccordo tra i due versanti della linea, quello toscano e quello emiliano.
Pertanto oggi celebriamo i 160 anni di vita e di attività di questa ferrovia storica, così come abbiamo fatto in occasione di altri suoi compleanni ed eventi particolari, con un rito che si rinnova costantemente. Un’occasione che ci obbliga a riflettere su quello che questa ferrovia rappresenta, cosa abbiamo fatto per ricostruirne la storia e renderle onore e giustizia e cosa possiamo ancora fare per migliorare il suo status di monumento di archeologia industriale ferroviaria e renderla sempre più un tassello della mobilità quotidiana interregionale e tra la montagna e la pianura, in particolare sul versante toscano.
É una ferrovia longeva, iconica, capace di generare da decenni studi, ricerche ed eventi, ma anche manifestazioni popolari animate da associazioni nate in sua difesa.
Basti ricordare le pubblicazioni e gli articoli di vario tipo e genere alimentati da materiali archivistici copiosi, le ricerche sul territorio e i continui aggiornamenti. Tutto ciò in un percorso iniziato almeno dagli anni ‘80 del secolo scorso e proseguito con volumi dedicati alla storia, alla progettazione, alle innovazioni, come l’elettrificazione, alla ricostruzione dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale, agli incidenti sul lavoro e con la riproduzione anastatica di raccolte e volumi fotografici dell’800 e ‘900.
Negli anni poi sono emersi gli studi dedicati alle infrastrutture a servizio della linea come le gallerie idrauliche o ai binari di lanciamento e salvamento e sono stati anche realizzati numerosi plastici della linea.
Ma è anche una ferrovia vivace che si anima ogni anno con i treni storici tra Pistoia e Pracchia con le soste di rito alle stazioni di Valdibrana e Piteccio.
E non poteva che essere così per una ferrovia che ha scritto la storia d’Italia fin dal periodo preunitario e continua a interrogarci ancora in questo scorcio di secolo XXI quando, ad esempio, in un volume sulla III guerra d’Indipendenza abbiamo ricordato che la Porrettana fu messa alla prova nel 1866, ben prima della Grande guerra, quando sostenne il trasferimento delle truppe italiane e dei carriaggi dall’Italia centrale al fronte bellico del nord ovest.
Una ferrovia che ha trovato nel tempo il sostegno della Fondazione FS a cominciare dal rinnovato Deposito rotabili storici che funziona come una sua porta d’ingresso. Oggi, però, dobbiamo declinare una nuova versione del “paradigma” della Porrettana costituita dallo studio, il recupero e il restauro delle sue numerose “Opere d’arte”, vere e proprie testimonianze dell’ingegneria ferroviaria ottonovecentesca e in particolare quelle realizzate dagli anni ‘80 del secolo XIX con la realizzazione delle stazioni di Vaioni, oggi Valdibrana, e Corbezzi, e il completamento di quella di Piteccio. Rinnovamento proseguito poi con l’elettrificazione avvenuta nel 1927 che comportò la costruzione della sottostazione elettrica del Legno Rosso, la creazione della stazione di San Mommé e la ricostruzione post bellica con la fermata di Castagno.

Si tratta di un processo iniziato con il recupero del binario di salvamento della stazione di Valdibrana collocato su una rampa in rilevato sostenuta da otto grandi archi che è divenuto la principale attrazione durante le soste dei treni storici cui si è aggiunta recentemente l’opera attuata da RFI sul contiguo binario di salvamento che è stato liberato dalla vegetazione infestante che lo occupava totalmente.
Il binario, con i suoi ultimi due archi in rilevato, è tornato così, con un intervento da manuale, visitabile e apprezzabile per le sue caratteristiche progettuali e costruttive. Un intervento per cui si è fortemente impegnato l’Assessore Sabella dell’amministrazione comunale di Pistoia.
Il binario oggi ci appare in tutta la sua complessità ma impone, dopo la manutenzione straordinaria, la fase della manutenzione ordinaria poiché la vegetazione sta rapidamente riprendendo campo e reso raggiungibile con un percorso pedonale dedicato. Il binario con il suo viadotto a due arcate dovrà poi essere oggetto di un rilievo accurato e dotato di pannelli informativi come l’altro.
Un omologo patrimonio esiste anche nella stazione di Piteccio dove a suo tempo è stato costruito su un ampio terrapieno il binario di salvamento, protetto a monte da un grande muro di contenimento in pietra che colpisce per l’ampiezza, le dimensioni e la struttura costruttiva ed è per buona parte corredato e protetto al piede da un ampio scannafosso destinato a incanalare le acque piovane. Si trova tuttora in buone condizioni di conservazione, richiede un intervento di taglio della vegetazione infestante e può divenire un nuovo elemento d’interesse turistico, come nel caso
di Valdibrana.
Altrettanto interessante e da documentare ampiamente il complesso sistema dei binari in galleria realizzati nella stazione di Corbezzi dove ai binari di corsa si aggiunsero quelli di salvamento e lanciamento sul lato sud e di fermata e ricovero sul lato nord.
Si tratta quindi di coagulare tutti gli studi e gli atti fin qui compiuti e iniziare una riflessione sulla necessità di organizzare un grande progetto sulla Porrettana che coordini gli interventi di tutti gli attori coinvolti riflettendo in particolare sulla valenza, anche turistica dei numerosi manufatti di archeologia industriale ferroviaria nella logica della creazione di un
ipotetico futuro “Parco ferroviario della Porrettana” che coniughi, però, anche il suo uso quotidiano con il recupero delle corse dirette tra Bologna e Pistoia e, perché no, Firenze.
Testo Andrea Ottanelli