Mario Parentela è nato nel 1942 a Catanzaro dove vive e lavora. Dopo il suo esordio nell’arte con una ricerca materico-informale, nel 1966 si trasferisce a Venezia. Qui partendo da poetiche neo-dada e neo-costruttiviste si avvicina alla Poesia Visiva utilizzando un segno calligrafico, al confine tra pittura e scrittura. Intanto collabora con il gruppo Continuum di Napoli, in particolare con gli esponenti dell’arte poetica verbo visuale Bugli, Martini, Desiato e Caruso. In particolare con Caruso stabilisce un rapporto intellettuale molto intenso testimoniato dalle lettere e dai documenti custoditi nell’Archivio d’Arte Luciano Caruso a Firenze.
L’opera di Parentela si caratterizza per l’uso di materiali diversi, dal manifesto murale al libro-oggetto, dal film d’artista alla performance, intervenendo, e talvolta cancellando, i soggetti, oppure utilizzando la scrittura per reinventare parola e significato per elaborare nuovi meccanismi di lettura. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Nella mostra Sommovimento la ricerca dei linguaggi di Parentela è ripercorsa a partire dagli anni ‘70 con numerose opere tra cui Scrittura e/o Pittura, un ciclo di opere che, come scrive Tonino Sicoli, anziché frasi assemblano scarabocchi, inglobando fotografie, giornali, pagine di libri, immagini ready made. La pittura viene liberata dal senso comune dell’arte, consolidatosi attraverso la storia di un gesto, quello del pittore, reiterato e replicato da generazioni infinite di artisti, verso una nuova pittura/scrittura, in cui segno e gesto coincidono.
La pittura anche se in veste di scrittura dipinta, torna prepotentemente per sovrapporsi e occultare se stessa in una sedimentazione di segni, una stratificazione di testi, capaci di creare un palinsesto fittissimo e indistinto di trame che, nei loro coaguli sempre più estesi, arrivano a generare campiture nere quasi piatte.
Il percorso della mostra prosegue con i Libri-Opera in cui Parentela inserisce oggetti e si sposta dalla scrittura-pittura verso una Scrittura e/o Scultura, operando in modo più plastico e materico. Il libro diventa un’esperienza operativa, fattiva, fisicamente prodotta e le parole e le immagini si integrano mentre il testo letterario si dissolve per dare parola alla materia o per diventare materia stessa nelle pagine del libro.
Troveremo libri incastonati in blocchi di legno, marmo, granito, sormontato da uova d’acciaio, pietre che diventano pagine tridimensionali, insieme ai tratti corporei di una scrittura “altra” in cui il supporto è esso stesso segno.
Nei Libri Oggetto o Libri-Opera il segno dell’artista (siano parole, immagini o linee) e la materia del mondo (legno, oggetti di recupero, carta, metallo) si equivalgono. Il libro conquista un definitivo e autonomo valore nella realtà dell’arte e può parlare di sé mostrando il modo con cui è stato concepito: scrivendo, disegnando, dipingendo, fotografando, stampando, graffiando o plasmando.
In occasione della mostra alla Biblioteca San Giorgio verrà presentata per la prima volta anche una cartella contenente una raccolta di 10 lavori dal titolo Zibaldone 2010, pubblicata da De Luca Editori D’Arte con un testo di Angelo Capasso.