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Il Museo Civico d’arte antica cambia per comunicare in modo innovativo

L’allestimento del museo risale al 1982. Al ricercatore della Scuola Normale Superiore di Pisa Giacomo Guazzini, autore della scoperta a Padova di due cicli di affreschi di Giotto, il compito di aggiornare il patrimonio e di elaborare nuovi contenuti in vista della revisione delle collezioni 

Sviluppare la rete dei musei comunali pistoiesi attraverso un progetto innovativo e un nuovo percorso museale per il Museo Civico d’arte antica del Palazzo comunale e, strettamente collegato ad esso, il completamento dell’allestimento del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni. L’importante e ambizioso obiettivo dell’Amministrazione è stato presentato durante una conferenza stampa online alla quale hanno partecipato l’assessore alla cultura e istituti culturali Margherita Semplici, il dirigente della cultura Giovanni Lozzi, la direttrice dei Musei Civici pistoiesi Elena Testaferrata e lo storico dell’arte e ricercatore della Scuola Normale Superiore di Pisa Giacomo Guazzini.

La rete dei musei comunali di Pistoia è formata dal Museo Civico d’arte antica, dal Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, dalla Casa-studio Fernando Melani e dal Museo dello Spedale del Ceppo, quest’ultimo di proprietà dell’Azienda Sanitaria Toscana Centro ma gestito dal Comune.

«Stiamo lavorando per lo sviluppo della cultura a Pistoia – ha spiegato l’assessore alla cultura e istituti culturali Margherita Semplici – per questo abbiamo deciso di utilizzare l’occasione offerta dalla Regione Toscana attraverso l’attivazione del bando per gli assegni di ricerca in ambito culturale sui fondi POR FSE 2014/2020 – asse A – occupazione, che ci ha dato la possibilità di avvalerci della professionalità di Giacomo Guazzini, storico dell’arte e ricercatore di una università prestigiosa come la Scuola Normale Superiore di Pisa, in vista della riorganizzazione museografica e museologica del Museo d’arte antica, dotato della qualifica di museo di rilevanza regionale. Il suo allestimento risale al 1982 e ha quindi necessità di essere rinnovato per rendere il percorso museale più moderno e accattivante, al passo con i tempi, e attirare un pubblico sempre maggiore. Nonostante questa difficile situazione causata dalla pandemia non ci siamo lasciati scoraggiare e abbiamo portato avanti il nostro progetto. Una situazione che ha visto in un anno alternarsi più volte aperture e chiusure dei musei: la prima chiusura è stata dall’8 marzo dello scorso anno per poi riaprire il 20 giugno. Il 6 novembre 2020 un altro stop durato fino al 17 gennaio di quest’anno. Dal 18 gennaio il Museo ha potuto riaprire, anche se parzialmente da lunedì a venerdì, dopodiché il 13 febbraio una nuova chiusura come per gli altri musei comunali».

Guazzini, grazie ad un assegno di ricerca di durata biennale finanziato da fondi europei, lavora dallo scorso ottobre per il Comune di Pistoia occupandosi dell’aggiornamento scientifico e critico dell’enorme patrimonio di opere (dipinti, sculture, disegni e oggetti di arte applicata) custodito nel museo, che sarà eseguito con il ricorso alle più avanzate metodologie di ricerca e alle tecnologie più innovative. Lo storico dell’arte medievale si occuperà anche del riscontro delle provenienze negli inventari storici, della digitalizzazione delle fotografie, del completamento dell’inventario, nonché della revisione degli stati proprietari e delle collocazioni dei pezzi (compresi i depositi). È stato inoltre intrapreso l’allestimento di una piattaforma informatica per permettere la consultazione on line delle collezioni, così come lo studio di alcune opere significative in relazione ai loro assetti e funzioni originari, attraverso l’impiego di strumenti informatici avanzati, secondo una visione basata sulla capacità dei musei di comunicare in modo innovativo i propri contenuti e le connessioni con il territorio e mettere così il pubblico al centro delle politiche e delle strategie museali.

I dati del Museo Civico d’arte antica. Sono 849 le opere esposte nel museo del Palazzo comunale, il cui ultimo allestimento risale a 39 anni fa, che vanno dal XII secolo (l’opera più antica è di Ambito di Gruamonte Missione degli Apostoli della metà del XII, un frammento di architrave proveniente da San Jacopo in Castellare) fino alla metà dell’Ottocento (con le testimonianze della pittura ottocentesca di soggetto storico e di gusto romantico), se si esclude l’inserto novecentesco del mezzanino dov’è collocato il Centro di Documentazione Giovanni Michelucci. Fanno parte della collezione pitture (41% sul totale delle opere), arti minori (25%), sculture (10%), opere grafiche (6%), beni archeologici e arredi, entrambi per il 4%, armi 3%, architettura 2%, arredi ecclesiastici 3%, documenti e manoscritti 1% e fotografie 1%. Tra le opere più importanti presenti nel museo la pala del 1250 circa con San Francesco e storie della sua vita del Maestro della Croce 434, proveniente dalla chiesa di San Francesco; la lastra marmorea di Nicola Pisano Stimmate di San Francesco databile a circa il 1270 (frammento di un monumento sepolcrale sempre proveniente dalla chiesa di San Francesco). Altre opere rilevanti sono il dossale del fiorentino Lippo di Benivieni Compianto su Cristo morto del 1300 circa che proviene dalla chiesa degli Umiliati; il dossale Madonna col Bambino e Santi del 1310 circa, anch’esso dalla chiesa degli Umiliati. E ancora la nutrita serie di pale d’altare con il tema della ‘Sacra Conversazione’; la pala di Bernardino Detti conosciuta come Madonna della Pergola del 1523, eseguita per la cappella di San Jacopo di Ponte alla Pergola. Per arrivare fino alla pittura del Seicento e Settecento fiorentino ben rappresentata con opere quali, fra le tante, gli affreschi di Giovanni da San Giovanni con la Veduta di Pistoia del 1633 proveniente dalla chiesa di San Rocco e la tela di Anton Domenico Gabbiani con la Presentazione al Tempio (1712) che si trovava nel Monastero di Santa Maria della Visitazione.

Se il Museo Civico d’arte antica racchiude opere preziose del passato, Palazzo Fabroni, rinnovato nel suo assetto complessivo e fulcro del rapporto fra la città e il contemporaneo, è da considerare come il vero e proprio Museo del Novecento e del Contemporaneo di Pistoia, con le sale del secondo piano destinate alle mostre temporanee. Dopo l’adesione all’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (AMACI), la riapertura dell’accesso principale da via Sant’Andrea e il riallestimento della ricca collezione permanente al primo piano, nel novembre del 2019 è stato orientato in questa precisa direzione il recupero degli ampi locali del pianoterra dove, oltre ad una nuova collocazione della biglietteria e ad uno spazio appositamente ideato e realizzato per raccontare, attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative, la storia dell’edificio e delle sue collezioni, quattro nuove sale ospitano le raccolte dedicate al Novecento artistico pistoiese dagli anni Venti alla fine degli anni Sessanta, ivi trasferite dal mezzanino del Palazzo Comunale.

Giacomo Guazzini, pistoiese, dopo gli studi classici al Liceo Forteguerri, si è laureato in storia dell’arte medievale all’Università di Firenze e successivamente ha conseguito il dottorato alla Scuola Normale Superiore di Pisa. In seguito è stato ricercatore nel prestigioso Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max Planck Institut, ed ha anche una consuetudine di lunga data col Museo Civico di Pistoia, avviata nel 2009 con uno stage universitario e proseguita negli anni attraverso vari incarichi a progetto. Le sue ricerche sono orientate, oltre che al contesto artistico pistoiese tra Due e Quattrocento, anche a quello di Sansepolcro e di Padova. Proprio a Padova, nella celebre Basilica di Sant’Antonio, nel 2015 fece la clamorosa scoperta di alcuni affreschi di Giotto nella cappella della Madonna Mora e, più recentemente, ha individuato e ricostruito una nuova cappella affrescata da Giotto, di committenza Scrovegni, la cappella di Santa Caterina. Questi affreschi sono ormai ampiamente riconosciuti come opere di Giotto e su questa attribuzione concordano i maggiori specialisti a livello internazionale, fra i quali Salvatore Settis.

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