Sulle tracce del concittadino Giovanni Michelucci, capace come pochi di coniugare passato, presente e futuro nella Toscana degli anni Trenta.
È a Pistoia, città natale del grande architetto Giovanni Michelucci, che è possibile ritrovare le radici del pensiero più geniale nel gruppo di architetti che negli anni Trenta del Novecento concepirono progetti innovativi di straordinaria lungimiranza. Il “moderno” – egli affermava – trova il suo linguaggio solo quando, compiuto il processo di “interiorizzazione della città esistente”, ogni intervento è in grado di “dare un contributo alla città nel suo insieme”. È evidente che i molti contributi offerti da Michelucci nella sua lunghissima carriera – è morto, quasi centenario, nel 1990 – hanno intessuto un legame profondo, talora indelebile, con il tempo e con lo spazio.
Pistoia vanta il “Centro di Documentazione Giovanni Michelucci”, all’interno del Palazzo Comunale, nella splendida piazza del Duomo, attraverso i numerosi disegni e plastici esposti si illustra il percorso artistico dagli inizi, quando giovanissimo disegnava gli arredi in ferro prodotti nelle officine di famiglia, fino ai progetti incompiuti degli ultimi anni. A pochi passi dalla piazza rimane ancora integra, gioiello razionalista incastonato nel tessuto medievale cittadino, la Borsa Merci, eretta per la locale Cassa di Risparmio tra il 1948 ed il ’50, mentre, in piazza San Francesco, la casa del Balilla, progettata con l’architetto Fagnoni, attesta il passaggio attraverso le strettoie del Regime.
Uscendo dal centro, si potranno visitare le chiese della Vergine e del Belvedere, dove Michelucci sperimenta materiali e soluzioni innovative, ma per scoprire la vena più lirica del grande pistoiese è necessario avventurarsi nelle campagne, per le stradine che si inerpicano fino a Collina di Vinacciano, dove un semplice edificio in pietra si inserisce discreto nel verde intatto di quei luoghi come un omaggio alle antiche pievi.
Nel Pistoiese, infine, sarà possibile per i più fortunati, assaporare gli spazi privati delle belle ville progettate dall’architetto, dove spesso si sono conservati gli arredi da lui disegnati, prodotti da prestigiose aziende locali.
Alcune delle Opere di Michelucci sono ormai parte di un patrimonio universalmente noto e acquisito: è il caso a esempio della Stazione Ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze, o della chiesa di San Giovanni Battista o dell’Autostrada, eretta tra il 1960 e il ‘64 in corrispondenza di un nodo viario importante, alle porte di Firenze, che rappresenta forse il culmine più alto nell’ambito dei progetti di architettura religiosa: “una tenda sull’autostrada”, luogo che richiama la tradizione nomade “per dare una risposta al nuovo nomadismo dell’uomo che cerca la pace”.