Stabilimento SMI ristrutturato e patrocinio della americana Hole in the Wall per un’iniziativa unica in Italia.
Si varca la soglia e ci si trova immersi in un’oasi paradisiaca di solidarietà. Accade a Limestre, in provincia di Pistoia, dove sorge Dynamo Camp, primo camp di terapia ricreativa in Italia, che soltanto nell’ultimo anno ha ospitato circa 840 bambini tra i 7 ed i 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche. Eppure negli oltre mille ettari della struttura si respira soltanto allegria, divertimento e gioia di vivere. Nell’area, infatti, tutto è studiato e organizzato nei minimi dettagli al fine di offrire ai piccoli ospiti una settimana di puro svago e di vacanza, durante la quale riappropriarsi della propria infanzia, in un ambiente sicuro, protetto, sereno.
Forse anche a causa della bellezza del luogo, riesce, quindi, difficile credere che fino a pochi anni fa la stessa zona fosse un’area industriale dismessa e abbandonata. Qui per molto tempo ha avuto, infatti, sede una fabbrica di proprietà della Smi, Società metallurgica italiana (oggi Kme), che produceva minuteria metallica e rame.
Tutto cominciò intorno al 2003, quando l’imprenditore Vincenzo Manes, già ideatore della Fondazione Dynamo, pensò alla possibilità di creare in Italia un centro sul modello dei campi estivi per bambini promossi in Usa dall’attore Paul Newman e dalla sua associazione Hole in the Wall. Due anni dopo la Intek di Manes prese il controllo e successivamente incorporò la Smi degli Orlando, e si iniziò a parlare di Limestre come plausibile sede del progetto. Lo stesso Newman, che visitò il luogo di lì a poco, ne restò affascinato. «L’area – racconta Roberto Orlandini, un tempo uno dei dirigenti Smi e oggi direttore del centro – fu allora quasi interamente ristrutturata, e gli americani di Hole in the Wall vagliarono attentamente ogni singola fase del processo. Fu necessario, infatti, ubbidire a tutti i rigorosi standard previsti dalla fondazione Usa per l’affiliazione».
Attualmente, Dynamo Camp ha pochi eguali in Europa e nel mondo; a differenza di altri, inoltre, è attivo durante tutto l’anno e non soltanto nel periodo estivo. Qui, molti dei capannoni industriali della ex Smi sono stati recuperati e riqualificati, ed ospitano gli uffici, la mensa, i laboratori, gli alloggi, una piscina coperta, un teatro… Così, i centocinquanta ettari, un tempo occupati dallo stabilimento, hanno conosciuto una nuova vita. Accanto, ben novecento ettari di bosco, riconvertiti nell’oasi naturale Cesto del Lupo, affiliata al Wwf e nella quale ci si può letteralmente immergere nella bellezza dell’Appennino tosco-emiliano.
I bambini ospitati non provengono soltanto dall’Italia: a testimonianza di ciò, sulle pareti di uno degli uffici spicca una lettera di ringraziamento scritta a mano dalla regina Rania di Giordania. «Ogni anno – precisa Orlandini – accogliamo un gruppo di bambini dalla Germania, ma abbiamo accolto anche ospiti provenienti da Iraq, Siria, Giordania, Palestina, Israele». Ai piccoli viene offerta la possibilità di trascorrere una settimana di vacanza e di prendere parte ad innumerevoli attività facenti capo al modello di terapia ricreativa. Tra queste: teatro, musica e laboratori artistici e creativi, cui hanno presenziato anche artisti di fama internazionale; ma anche passeggiate a cavallo, nuoto e campeggio nell’oasi Wwf. Il tutto adattato in modo che ognuno possa partecipare in totale sicurezza e sotto la supervisione di personale qualificato.
Il programma può ammettere anche la presenza dei genitori e dei fratelli, ai quali sono dedicati programmi particolari: si mira a dare anche alle famiglie la possibilità di trascorrere qualche giorno all’insegna della serenità.
Fondamentali risultano, dunque, il reclutamento e la rigorosa formazione del personale volontario, che costituisce una risorsa imprescindibile del camp: vi partecipano circa cinquecento persone all’anno, di diversa provenienza ed età.
La struttura, attualmente, è attiva grazie alla generosità di soggetti e privati, ma in parte riesce ad autofinanziarsi con attività collaterali. In alcuni momenti dell’anno, alcuni spazi vengono messi a disposizione per l’Academy, cioè affittati per congressi e convegni riguardanti diritti umani e infanzia: l’ultimo è stato organizzato dall’Unesco e ha visto partecipare giovani da tutto il mondo. Ma vi è anche il progetto di provvedere all’autofinanziamento con agricoltura e allevamento: molte persone del luogo, ex dipendenti Smi ed ex agricoltori, lavorano qui. «In tal modo – spiega ancora il direttore del camp – si innesca un circolo virtuoso: vengono create opportunità di lavoro e professionalità, e al contempo vengono promosse sensibilità e responsabilità sociali».
TESTI
Giulia Gonfiantini
FOTO
Andrea Alfieri