La Giorgio Tesi Group investe la fiducia in un progetto di solide radici.
Un operaio Tesi Group raccoglie un pallone da basket e lo lancia con forza verso Piazza Duomo, cuore pulsante di Pistoia, dove un bambino palleggia con gusto e serve un assist verso il palazzetto dello sport dove Fiorello Toppo, il capitano del Pistoia Basket 2000, lo schiaccia prepotentemente nel canestro. Lo spot della campagna abbonamenti alla stagione del Pistoia Basket, da quest’anno sponsorizzato Giorgio Tesi Group, è un abbraccio virtuale tra l’azienda che ha deciso di legare il proprio nome alla massima espressione sportiva della provincia, la città da sempre innamorata della pallacanestro e la squadra molto competitiva che la rappresenterà nel campionato di Legadue (la seconda lega professionistica italiana) al via dal 2 ottobre. Il conto alla rovescia dei tifosi sta per finire ed è l’ora dei fatti per una squadra costruita per essere protagonista. Quel ruolo, che la piccola grande Pistoia ha saputo ritagliarsi negli anni nel panorama cestistico italiano, tra gioie e dolori indelebili nella memoria dei tanti, che a Pistoia la domenica non rinunciano al sacro rito del “dio basket”.
Perché la partecipazione al quinto campionato consecutivo di Legadue della Giorgio Tesi Group è il presente di una tradizione cestistica di lunga data di una realtà dove, tra l’altro, sono passati campioni di livello mondiale come Joe Bryant. Se il grande pubblico riconoscerà nel nome, il babbo di un certo Kobe (cinque titoli Nba con i Los Angeles Lakers e un palmares che ne fa uno dei giocatori più forti di sempre), da queste parti Joe è soprattutto il gigante nero che in un’estate degli anni ‘80 fece capire che Pistoia era diventata una big. Dopo la storica promozione dalla B all’A2, anno 1987, la squadra pistoiese andava rinforzata. Così arrivarono i primi due americani della storia della società, due sceriffi del parquet come Leon Douglas e babbo Joe che si presentò in città con tre titoli marcatori vinti nei precedenti campionati italiani (con qualcosa come 37 punti a gara di media) e una bella famiglia al seguito. La moglie Pamela, due figlie e un ragazzino di otto anni che negli intervalli delle gare della prima squadra, giocando con gli altri bambini non sbagliava mai un canestro. A Cireglio (il paesino arroccato sulle colline all’inizio della strada che porta alle piste da sci dell’Abetone) dove i Bryant abitarono nei due anni pistoiesi, i ragazzini mettevano la futura stella dei Lakers in porta nelle partitelle di calcio viste le lunghe braccia di cui disponeva. Ma i suoi primi allenatori pistoiesi capirono subito che Kobe aveva un talento sopra la media, tanto che si preparava sempre con i ragazzi più grandi di lui. Non troppi anni dopo (Kobe ha esordito in Nba ad appena 17 anni) di quel ragazzino che frequentava i corsi di minibasket a Pistoia, se ne sarebbe sentito parlare molto.
Quella dei Bryant è una bella pagina ma il libro del basket pistoiese è ricco di tante storie non solo degli anni in cui Pistoia ha partecipato al campionato di A1, dal 1992 al 1999. Alla Giorgio Tesi Group, ai coach Paolo Moretti e Giacomo Galanda, due simboli del basket italiano, il compito di scriverne un’altra altrettanto emozionante.
TESTO
Elisa Pacini