Una biblioteca romana a Pistoia.
Pistoia, si sa, è città d’austero aspetto. Tuttavia spesso cela dietro le severe facciate dei palazzi insospettati tesori: fra questi la Biblioteca Capitolare Fabroniana, donata nel lontano 1726 alla città, per uso pubblico, dal cardinale Carlo Agostino Fabroni (1656-1727). Prelato di nobile famiglia pistoiese aveva fatto carriera a Roma, ma avendo a cuore l’educazione dei gentiluomini e del clero della sua città natale, affidò il suo ricchissimo patrimonio librario alle dotte cure dei Padri Filippini di Pistoia: aveva, infatti, appena fatto costruire sopra alla loro chiesa un apposito e sontuoso locale. Fine diplomatico e uomo di mondo, oltre che di chiesa, qual era, aveva, però, anche previsto che in caso di estinzione della Congregazione Oratoriana pistoiese (cosa che puntualmente avvenne con le soppressioni napoleoniche del 1808), la proprietà e la gestione passassero al Capitolo della Cattedrale di Pistoia, che tuttora la conserva con zelo.
Sconosciuta a molti pistoiesi, ma ben nota a vari studiosi, svela i suoi segreti, oltrepassando il portale affacciato sulla minuscola piazza San Filippo, sovrastato dal marmoreo stemma cardinalizio del Fabroni, giunto a Pistoia dalla bottega del carrarese Andrea Vaccà, scultore, allora, di gran fama. Già, perché il cardinale volle artisti di primordine per la sua ‘Libreria’: se nel 1718 aveva scelto un architetto locale, l’abile canonico Francesco Maria Gatteschi, molto attivo e benvoluto nei cantieri religiosi di Pistoia (morto nel 1722, pressoché all’ inizio dei lavori), mandò poi appositamente da Roma il più raffinato Antonio Canevari. Questi, accolto con ogni riguardo a palazzo Fabroni, fece il disegno della scala. Quasi subito rientrato in patria per sottoporre il progetto al cardinale, condivideva con lui l’appartenenza all’Accademia dell’Arcadia, raffinato ‘circolo’ poetico, diremmo oggi, i cui membri (l’élite della Roma di allora) vagheggiavano un idilliaco mondo pastorale. Entrati nello scalone, un affresco a trompe-l’oëil raffigura una monumentale scala all’aperto, invitando il visitatore a salire: la fatica dell’ascesa (sono ben cinque rampe) –che poi è metafora dell’’ascesa verso il sapere- è alleviata anche nei pianerottoli successivi da “vedute” di pittoresche rovine classiche, opera del pistoiese Girolamo Tani, detto il Frelli. Ricordo ancora lo stupore di giovane laureanda in architettura quando, molti anni fa, salii per la prima volta, incantata da tanta bellezza, dalla morbidezza dei peducci di stucco, dall’ammiccante controporta dipinta a scaffale di libri che, finalmente giunti in cima, immette nell’atrio della biblioteca. Ambiente questo luminoso e concepito come una loggia affacciata sul panorama montano, «Luogo eminente e di bella veduta» disse un contemporaneo: la statua del cardinale fa gli onori di casa sullo sfondo (nell’atrio si trovano, fra l’altro, due importanti sculture in marmo provenienti dall’appartamento romano del prelato) mentre sulla parete laterale bizzarri mascheroni in stucco, opera di Bernardino Cremona, si arricciano in smorfie. Un cartiglio sopra la porta della vera e propria biblioteca ammonisce, sorta di antifurto, i sottrattori di libri con la scomunica.
La meraviglia aumenta quando si entra nel vasto salone con scaffalature in noce, stracolme di libri, continue sulle quattro pareti e sviluppate su due piani, su modello delle più famose biblioteche romane del tempo; agli angoli, quattro stanzini “segreti” con porte che replicano il maestoso portale della scala.
La “boiserie” è opera di un falegname di origine pistoiese, fra Clemente Breschi, agostiniano ‘cinturato’, probabilmente inviato da Roma dallo stesso cardinale che compiaciuto, dal ritratto di Giandomenico Piastrini (pittore pure di Pistoia, suo protetto), pare osservare il frutto di tante fatiche, tanto amore e impegno finanziario.
Il cardinale Fabroni morì lasciando debiti (addirittura il cav. Atto Fabroni, suo nipote, rinunziò all’eredità), fra il biasimo e il chiacchiericcio di molti concittadini, come ricorda il diarista Cosimo Rossi Melocchi, che, però, riconosceva quanto questo mecenate avesse fatto per “il bene e decoro della sua città”. Ancora oggi dobbiamo essere grati a Carlo Agostino Fabroni.
Anna Agostini, la Bibliotecaria
«Luogo d’incontro, studio e lavoro»
Studenti delle primarie in contatto con ricercatori e docenti universitari
Ad accogliere i frequentatori e rispondere alle nostre curiosità è Anna Agostini, esperta conoscitrice e responsabile della Biblioteca Fabroniana.
Dottoressa Agostini, com’è nato il suo ‘amore’ per questa biblioteca?
Come utente, quando lavoravo alla mia tesi di laurea sulla famiglia Fabroni, in particolare su Ignazio, nel XVII secolo Cavaliere delle galere granducali. Da allora è iniziata un’attività di studio, ricerca e catalogazione, confluita prima in “Pistoia sul mare”, libro sui pistoiesi che militarono nel Sacro Militare Ordine di Santo Stefano; poi in una più prestigiosa pubblicazione, “La Fabroniana di Pistoia. Storia di una biblioteca e del suo fondatore.”
Da studio si è trasformato dunque in lavoro.
Si, oltre che “scientifico” anche didattico, rivolto alle scuole primarie e secondarie che si recano qui in visita. Ovviamente, la biblioteca è frequentata soprattutto da ricercatori e docenti universitari, che hanno la possibilità di trovare manoscritti inerenti alla storia della chiesa del XVII e XVIII secolo e testi a stampa, rarissimi, che il Cardinal Fabroni, da appassionato bibliofilo, aveva collezionato.
Che tipo di Biblioteca è la Fabroniana?
‘Unica’ nel suo genere poiché conserva in modo pressoché integrale l’archivio personale e la biblioteca di questo eminente uomo di chiesa, che concorse alla soluzione di problemi diplomatici e teologici in qualità di Segretario della Congregazione di Propaganda Fide e di stretto collaboratore di papa Clemente XI.
BIBLIOTECA CAPITOLARE FABRONIANA
Direttore: Can. Aldo Magnarelli
Rapporti con il pubblico e didattica: Dott.ssa Anna Agostini
Apertura martedì e giovedì 9-12
E-Mail: fabroniana@tiscali.it
Il catalogo è accessibile on line sulla Rete Documentaria della Provincia di Pistoia.
Il patrimonio librario è attualmente di circa 14.000 volumi. La donazione del Fabroni è stata incrementata soprattutto nel corso del XIX secolo in seguito alle soppressioni di ordini religiosi pistoiesi: vi confluirono infatti la biblioteca dei Padri Filippini e parte di quella del convento francescano di Giaccherino.
TESTI
Claudia Becarelli
FOTO
Fabrizio Antonelli