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La riscoperta di Cleto Lapi

Sessanta opere donate dalla moglie del grande artista del Novecento.

Sessanta fra sculture, bassorilievi e gessi e quasi novecento disegni, studi e dipinti costituiscono una palese testimonianza della notevole produzione e delle qualità artistiche di Cleto Lapi, oltre a un enorme patrimonio donato, nel 1988, alla chiesa Santa Maria Maggiore di Vicofaro (sud-ovest della città) dalla signora Rita Bruni Grassi, moglie dello scultore.

Nato a La Spezia il 20 gennaio 1904, Cleto Lapi visse, praticamente, sempre a Pistoia, dove è morto, per un incidente stradale, il primo novembre 1953. La sua formazione artistica avvenne all’Accademia di Firenze. Molti furono gli attestati, anche internazionali, delle virtù  artistiche del Lapi. Ricordiamo, per esempio, che

Dopo la seconda guerra mondiale, vinse un concorso bandito dalla Repubblica Sudafricana per un monumento al generale Jan Christiaan Smuts. La statua, fusa nelle pistoiesi fonderie Michelucci, si trova a Pretoria, città natale di Smuts.

Ma Lapi non fu profeta in patria: Pistoia lo ricordò solo nel 1969, con una retrospettiva a cura del Comune.

Di Cleto Lapi si dice essere stato un uomo buono, onesto e riservato; piuttosto solitario come scelta di vita e libero nella veste d’artista.

Cleto Lapi

Riconoscente, la comunità parrocchiale di Vicofaro, nei primi anni Novanta del secolo scorso, ha fatto fondere un Cristo in Croce, che l’artista scolpì ispirandosi al padre morente.

Tale statua, considerata la sua “fatica” di maggior prestigio, orna l’altare maggiore.

Comunque, sembra che ci sia un risveglio nel riportare la memoria del Lapi verso il pubblico: ora, il nuovo parroco don Massimo Biancalani, stupefatto davanti a tanta arte, lo sta rivalutando. E tanto per cominciare, ha ospitato varie statue in chiesa. Nudi compresi.

Elenco delle opere esposte, oltre al Cristo sull’altare maggiore. Sul lato destro entrando: “Busto di uomo seduto a terra”, “Nudo di bambino con uva”, “Uomo che lavora”, “Nudo di giovinetta”; nel vano battesimale verrà posta una “Maternità” (nudo di donna incinta). Sul fondo, in facciata all’entrata, due “Nudi di atleti”. Un secondo “Nudo di bimbo” si trova in sagrestia.

Nell’aula della vecchia chiesa si trovano invece alcuni bassorilievi, di minor pregio rispetto alle statue. Altri gessi sono conservati nel chiostro. A loro volta, i disegni sono ancora sotto chiave: in attesa di tempi migliori.

FOTO

Fabrizio Antonelli – Nicolò Begliomini

TESTO

Paolo Gestri

Il parere dell’esperto

Temi di matrice realistica

di Leonardo Begliomini

Pistoia ricca di scultori, forse non si può permettere di lasciare nascosto uno scultore che già nel 1934 aveva dato convincenti prove di maestria in una mostra insieme con Agenore Fabbri e in una retrospettiva nel1969.

Pistoia che in quegli anni vede e conosce, attraverso i propri artisti, la cultura europea e le esperienze italiane a cavallo tra ‘800 e ‘900.

E proprio da queste esperienze (Medardo Rosso, Ernesto De Fiori, Matarè, Haller, Andreotti e Manzù) che l’opera di Lapi sembra aver fatto tesoro.

La scultura di Cleto riproduce la realtà con materie della tradizione, perciò rimane legato alla radice classica di questa tecnica. I temi sono di matrice realista. Le forme potrebbero richiamare, apparentemente, pretesti formali del passato o a modelli ellenistici (nelle figure di giovinetti), ma, più probabilmente, ripresi da sculture come l’acquaiolo di Gemito, forse visto a Firenze. Mostra, però, di essere, anche, al corrente dei fatti più vivi della scultura moderna, abbinando tradizione realista e impressionismo plastico in alcuni ritratti e una vena espressionista, come nella “Donna in stato interessante”, in alcuni torsi a grandezza naturale e in altri bozzetti.

Belli e sapienti nella loro libertà espressiva sono i disegni: rapidi schizzi a sanguigna o inchiostri acquerellati, quasi “pensieri” Michelangioleschi, che mostrano esigenze preparatorie e conoscenze anatomiche da scultore, ma che rimangono sempre vivi e incisivi.

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