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Museo d’arti visive

Autentico vanto cittadino, ospita collezioni dei più importanti maestri contemporanei: da Parmiggiani e Kounellis, ai pistoiesi Nativi e Fabbri.

C’è un cuore di acciaio che batte per Giovanni Pisano. Il cuore di Claudio Parmiggiani. All’unisono i rintocchi delle campane, le campane “povere” di Jannis Kounellis.

Il cuore e le campane guardano la chiesa romanica di Sant’Andrea, con il pergamo del Pisano, dalle finestre di Palazzo Fabroni, edificio settecentesco dalla scenografica facciata curvilinea, che fu casa-torre dei Dondori, poi dimora dei Fabroni, e ora centro di arti visive contemporanee. Le opere che Parmiggiani e Kounellis hanno donato (Dedicato a Giovanni Pisano; Calco di cuore umano; Fusione in acciaio, esemplare di Divina Commedia, 2007 e Senza titolo. Legno, corda e campane 1993-2009) simboleggiano il dialogo fra l’arte antica e l’arte contemporanea. Un dialogo che a Pistoia è molto più evidente che altrove. Un’autentica specialità culturale cittadina. «Del resto l’arte è sempre stata contemporanea. Anche Michelangelo quando affrescava la Sistina era contemporaneo di qualcuno – dice Elena Testaferrata, responsabile dell’Unità Operativa Musei e Beni culturali del Comune di Pistoia-. Infatti io immagino il Museo Civico e Palazzo Fabroni come un unico museo con due sedi. Dal San Francesco duecentesco di Coppo di Marcovaldo a oggi. Il biglietto d’ingresso è già lo stesso».

All’inizio del ‘90 il Comune scelse il palazzo per le attività espositive di arte contemporanea, in armonia con il destino delle ex proprietà dei Fabroni, dato che furono della famiglia anche la villa e la fattoria di Celle che accoglie la collezione d’arte ambientale di Giuliano Gori. Dopo le prime tre mostre dedicate a Fernando Melani (1990), Gianni Ruffi (1990) e Umberto Buscioni (1992) tra il 1993 e il 2002 si sono succedute esposizioni personali e tematiche su protagonisti dell’arte italiana degli anni Sessanta affermati in campo internazionale: Kounellis, Luciano Fabro, Michelangelo Pistoletto, Diego Esposito, Roberto Barni, Giuseppe Uncini, Giuseppe Chiari, Enrico Castellani . Nel 2004 la chiusura per lavori e dopo tre anni la riapertura con Claudio Parmiggiani.

Adesso si sono invertite le parti: la Collezione permanente, inaugurata nel 1997 e costituita da fondi civici originari, acquisizioni e donazioni, è stata riallestita al piano nobile mentre il secondo piano è per le mostre. «C’è stato un ribaltamento del punto di vista -spiega Testaferrata-. Palazzo Fabroni sarà da considerare, non tanto come uno spazio espositivo dotato anche di una collezione permanente, ma come un museo sempre aperto al pubblico, dove si faranno anche delle mostre. E questo non solo per la scarsezza di risorse economiche e, soprattutto, di persone, perché le cose si fanno più con le persone che con i soldi, come si potrebbe pensare in tempi di vacche magre, ma perché il Comune ha deciso di investire sull’offerta museale e dal dicembre 2009 fa parte dell’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (Amaci). L’amministrazione ha sempre tenuto all’arte contemporanea: nel 1928 acquistò le opere di artisti pistoiesi operanti fra le due guerre, quindi nati ai primi del secolo, giovani e non ancora affermati.

Palazzo Fabroni, con la suggestiva enfilade delle porte, ospita le sale monografiche dei pistoiesi Mario Nigro, Gualtiero Nativi e Agenore Fabbri e le sale collettive che tracciano il percorso dei linguaggi dell’arte contemporanea: dall’arte povera alla Concettuale, dalla Minimal Art alla poesia visiva. Nell’autunno del 2011 Aurelio Amendola ha donato undici ritratti fotografici di artisti: fra gli altri De Chirico in gondola, Marino Marini con un cavallo e Burri che “brucia”. Il sacro fuoco dell’arte.»

La parola alla storica dell’arte Elena Testaferrata

I sogni vanno realizzati

Il primo si avvera in autunno: uno spazio polivalente dal sapore internazionale

Elena Testaferrata, storica dell’arte, pensa che i sogni non si realizzino subito, ma pensa che si realizzino. E il suo su Palazzo Fabroni è finanziato.

«C’è un progetto di recupero del piano terra, ormai libero dagli uffici dell’anagrafe. Diventerà un spazio polivalente con la nuova biglietteria, il bookshop e nel giardino una caffetteria. Tutto dovrà essere bello. Anche la bellezza degli arredi svolge un ruolo educativo. Con la Collezione permanente al piano nobile e il recupero del piano terra, Palazzo Fabroni diventerà un luogo da frequentare, un luogo che educa e diverte».

E le mostre?

«Nell’autunno si inaugura Luciano Fabro/Fernando Melani-Scultura a due voci incentrata sulla ricostruzione filologica-documentaria del rapporto tra due dei più importanti protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra. Concepita come itinerario espositivo che unisce idealmente Palazzo Fabroni e la casa-studio di Fernando Melani. Curata da Ludovico Pratesi con la collaborazione di Silvia Fabro, la rassegna analizza, colmando una lacuna nella storia dell’arte italiana, uno dei rapporti artistici più originali e fecondi tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento».

Casa Melani si può già visitare, su appuntamento: Anna Laura Giachini +39 0573 371279.

 

 

TESTO

Francesca Joppolo

FOTO

Fabrizio Antonelli

Carlo Chiavacci

Serge Domingie

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