Da oltre un secolo simbolo dell’economia pistoiese.
Negli ultimi anni dell’Ottocento si pose il problema di dotare la Cassa di Risparmio, la maggior banca locale attiva in Pistoia fin dal 1831, di una prestigiosa sede che qualificasse appunto il ruolo egemone che l’istituto aveva assunto nell’ambito creditizio locale. Furono redatti e scartati diversi progetti. Alla fine, però, prevalse quello di costruire un grande e vistoso palazzo nella principale strada pistoiese: quella che dall’edificio del Balì recava a piazza del Duomo. La strada, ab antiquo, costituente il cardo massimo della cittadella romana, era allora molto stretta e intitolata a un maggiorente pistoiese. Via Francesco Magni, prima ancora dell’Ottocento via San Matteo, costeggiava proprio il popolare quartiere intitolato a questo santo. Un quartiere di “case torri” che inglobava la chiesa di san Matteo, tanto importante per i pistoiesi che nel 1219 vi avevano giurato la pace con Bologna.
Se si voleva costruire un palazzo degno della maggior banca cittadina, bisognava sacrificare le case medievali: e così fu fatto. A partire dal 1896 queste furono demolite insieme alla chiesa; e l’archivio della Cassa conserva le foto opportunamente scattate durante i lavori. In tutta l’area sorse un grande palazzo in stile rinascimentale; ancor oggi noto come palazzo Azzolini dal nome dell’architetto che ne siglò il disegno. Costruito secondo i canoni dell’architettura fiorentina della seconda metà del Quattrocento, utilizzando materiali locali come la pietra serena e i laterizi del pistoiese, il palazzo è un capolavoro del gusto eclettico del tempo, per cui gli stili del passato erano reinterpretati e utilizzati a scopo simbolico ed evocativo.
In questo caso ci si riferiva a quella stagione che vide sorgere vigorosamente un’economia che oggi non sarebbe azzardato definire precapitalistica.
L’apparato decorativo, che doveva seguire un programma didascalico e allegorico sui temi del lavoro e del progresso, fu affidato ad alcuni fra i più noti artisti del momento, quali lo scultore Augusto Rivalta e il pittore Achille Casanova, rispettivamente autori delle “pàtere” di grande formato del piano nobile e del fregio affrescato dell’ultimo livello, ambedue sulle facciate esterne. Va ricordato, soprattutto, Galileo Chini, che si occupò del rivestimento ornamentale dell’ingresso (collaborando con la Manifattura Cantagalli), delle decorazioni pittoriche del salone, dello scalone monumentale e di altri ambienti interni con delicato gusto liberty.
L’inaugurazione avvenne, con una grande e popolata cerimonia ufficiale, nel 1905. Non molto dopo, accanto, sorse la cosiddetta “Loggia dei Mercanti”, cioè uno spazio coperto (sempre in stile rinascimentale) sotto cui dovevano avvenire le contrattazioni di un’economia in buona parte agricola, qual era quella pistoiese.
La loggia fu demolita negli anni Trenta del Novecento, per dar spazio all’edificio futurista delle Nuove Poste dell’architetto Mazzoni; ma la Cassa rimase, anzi si accreditò come banca della nuova Provincia, voluta dal governo fascista nel 1927-28. Il palazzo Azzolini ora domina l’ampia strada che ha assunto il nome di via Roma, e costituisce la sede dell’istituto di credito ormai entrato in una holding di quadro nazionale.
TESTI
Lorenzo Cipriani
FOTO
Fabrizio Antonelli