Enigma stupendo, dall’origine incerta, fra natura e cielo.
Pistoia vanta, tra le numerose bellezze artistiche, un arazzo da primato: l’arazzo “millefiori” detto dell’Adorazione, che misura 790×270 cm. E’ stato restaurato nel 2001 e adesso si trova custodito nei locali della canonica della Cattedrale di San Zeno, protetto dalla luce naturale, cui è molto sensibile. Precedentemente era esposto, nel Duomo, nella cappella dell’altare argenteo di San Jacopo – uno dei maggiori esempi dell’oreficeria europea- e storicamente il clero cittadino, durante le celebrazioni più solenni dell’anno liturgico, come la cerimonia del Venerdì Santo, ne faceva un uso devozionale.
L’arazzo, parola che identifica i manufatti tessili, inizialmente realizzati nella città fiamminga di Arras, raffigura un delizioso giardino fiorito, abitato da piccoli animali selvatici e rimanda al motivo dell’ hortus conclusus, un microcosmo, cioè, che riunisce tutti i fiori che alludono al Paradiso celeste secondo una simbologia religiosa ancora oggi abbastanza enigmatica. Durante il Rinascimento, tuttavia, oltre all’uso religioso, gli arazzi floreali erano diffusi anche nelle corti e nei palazzi aristocratici come arredo e ostentazione del lusso e del potere.
L’opera in questione, anche se non ci sono documenti o informazioni precise, appartiene verosimilmente al genere delle manifatture franco-fiamminghe cinquecentesche e presenta un decoro di indiscutibile fascino e suggestione, con sfumature tenui e degradanti dei numerosissimi fiori e foglie. Le varietà floreali principali: rosa canina, iris o giaggiolo, giglio, cardo, margherita, narciso, viola, papavero, nontiscordardimé, primula, arum e violetta. Lepri, conigli, cane, airone, falco, fagianella e il mitico unicorno rappresentano invece la biodiversità faunistica e anch’essi, come i fiori, sono legati ad allegorie e virtù. Per Pistoia, capitale del florovivaismo, il fiabesco bosco tardo gotico inneggiante alla natura costituisce una delle più pregevoli rappresentazioni artistiche cittadine.
Restauro: opera di famosi specialisti
Il restauro dell’arazzo ‘millefiori’ di Pistoia è stato possibile grazie all’impegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia che, su interessamento e proposta dell’associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Pistoia, ha contribuito al recupero del manufatto e alla pubblicazione scientifica di supporto, di autori vari, curata dallo storico dell’arte Paolo Peri. Intorno a questo capolavoro assoluto dell’arte tessile occidentale si è così creata un’inedita sinergia di specialisti di differenti discipline che ha permesso una valorizzazione culturale completa dell’opera .
Responsabile del gruppo di restauro scientifico è stata Carla Molin Pradel, titolare di una delle principali ditte per il restauro di arazzi ed allieva del prestigioso Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
TESTI
Lorenzo Cristofani
FOTO
Nicolò Begliomini