Plurititolato commissario tecnico della Nazionale Italiana di ciclismo fa il punto sul campionato del mondo mettendone in risalto l’importanza per il territorio.
Alfredo Martini non ha bisogno di presentazioni. Tutti gli sportivi ne sanno il valore della persona e le capacità professionali; lui, uomo e commissario tecnico con oltre novant’anni di vita vissuti in sella o a pianificare strategie alla guida della nazionale italiana. Così umano da sentire la soddisfazione e la passione per il suo ciclismo, così grande da non far pesare a nessuno le sei vittorie ottenuti nei mondiali.
Moser, Saronni, Argentin, Fondriest e due volte Bugno hanno trionfato nella corsa iridata sotto i consigli di questo toscano legato profondamente alla sua terra. Porgli qualche domanda sui prossimi mondiali di settembre, in programma proprio in Toscana, oltre a essere giusto pare oggi sacro, con lo sport alla ricerca di personaggi che lo identifichino.
– Signor Martini, cosa significano i mondiali per il territorio toscano?
È, prima di tutto, un grosso premio alla nostra regione che tanto ha dato al ciclismo. Faccio solo qualche nome: Bartali, Magni, Nencini, Bitossi, Cinelli, Bettini, ma ce ne sarebbero tanti altri. Sono tutti figli di un’area ricca di talento e fantasia. Il mondiale è un riconoscimento per la Toscana, i suoi uomini e la passione. Si tratta pure di un evento utile per mostrare le nostre bellezze e per questo è lecito attendersi un grosso riscontro turistico.
– C’è molta attesa per un percorso atipico, quale giudizio tecnico riesce a darci?
Dagli esperti, a ragione, viene considerato come un percorso fra i più impegnativi e in grado di creare selezione. Sicuramente piacerà al pubblico, anche sotto l’aspetto tecnico. Ci sarà selezione, soprattutto nel finale, con la salita di Fiesole e quella di via Salviati posta a 4 km dall’arrivo e con pendenze che vanno dal 13 al 18% : quello potrebbe essere il trampolino di lancio per la vittoria. Pure il lungo rettilineo che porta la traguardo di 1,6 km può essere decisivo, ma questo dipende da chi ci arriverà e come.
– Cosa significa il mondiale per un commissario tecnico?
Chi ha il ruolo di formare la squadra è sottoposto a una grossa responsabilità, soprattutto nei confronti del pubblico. Io ho sempre considerato i tifosi come il patrimonio più grande di tutti. Ma oltre a questo c’è pure il piacere di lavorare a qualcosa di grande. E ciò è un incentivo ulteriore a fare bene.
TESTO
Emanuele Begliomini