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La Villa Puccini e il Parco di Scornio

Allestito secondo il fascino dei giardini all’inglese.

Iniziato da Giuseppe Puccini e dalla moglie Maddalena Brunozzi, su progetto di Luigi De Cambray Digny, il parco romantico di Scornio può dirsi a tutti gli effetti una creatura di Niccolò Puccini, che ne assunse la direzione nel 1824, alla morte del fratello Domenico, e che durante il corso di tutta la vita continuò, incessantemente, a dedicarsi all’allestimento del parco, che con lui si andrà ampliando fino a raggiungere, alla metà dell’Ottocento, la ragguardevole estensione di circa 123 ettari.

Il piccolo feudo, dal quale il magnanimo signore di Scornio promosse la sua attività filantropica, politica ed educatrice negli anni che preparavano l’unità d’Italia, venne allestito secondo le suggestioni dei giardini all’inglese che egli aveva potuto ammirare nei suoi viaggi in Europa, dove natura e artificio si fondevano a generare le fascinazioni del sublime, tra specchi d’acqua, rovine classiche, castelli e torri medievali. Lungo i sentieri del giardino furono disseminati, nel corso degli anni, 46 “monumenti” – edifici, statue, colonne, epigrafi – portatori di messaggi encomiastici ed educativi.
I temi patriottici, la riflessione morale, la celebrazione degli uomini illustri e, in generale, l’impegno politico del Puccini in nome della giustizia e della libertà, trovarono piena espressione nel suo giardino, che si apriva al popolo durante le giornate estive della Festa delle Spighe, insolita contaminazione di antichi riti pagani, propiziatori della fertilità dei campi, cristiane processioni e litanie verso il colle del Romitorio e del Calvario, gare e giochi volti ad educare il popolo.

La Villa Puccini e il parco di Scornio

Dopo la morte del Puccini e il successivo smembramento delle proprietà, che furono vendute all’asta secondo le sue volontà testamentarie, molti monumenti del giardino hanno subito un irreversibile degrado.
La villa e una parte del parco, comprendente il lago grande e l’isola con le rovine del Tempio di Pitagora, è di proprietà comunale ed è, oggi, sede della “Scuola di Musica e di Danza Teodulo Mabellini” e della “Fondazione Accademia di Musica Italiana per Organo”.
Il parco costituisce un vero polmone verde alle porte della città; dalla villa partono sentieri ombrosi che raggiungono il lago grande di Scornio, e lungo i percorsi, attraverso le fronde di alberi secolari, si può godere di scorci suggestivi sugli originari monumenti del giardino: il Tempio gotico diroccato, il Castello gotico con il monumento a Francesco Ferrucci, il Panteon agli uomini illustri.

Costeggiato il lago, all’altezza di Capostrada, dove sorge la statua in terracotta di Linneo – da cui il toponimo “Legno Rosso”-, cui è dedicato il giardino, il percorso prosegue fuori dall’area di proprietà comunale e tocca alcuni degli edifici monumentali, molti dei quali, seppure trasformati in abitazioni private, hanno conservato il loro antico fascino.

Si possono ammirare la Palazzina dei Promessi Sposi, il Ponte Napoleone, la Torre di Catilina, estremo confine settentrionale del giardino, sulle pendici della Collina, la chiesetta del Romitorio, che ospitò le tombe di Niccolò Puccini e della madre Maddalena, la statua della Madonna delle Vigne e la Podesteria, fino a rientrare verso la villa dalla via di Valdibrana, fiancheggiando le limonaie del settecentesco giardino degli agrumi, attualmente in corso di restauro.

Il Villone e i suoi affreschi

La villa, denominata dai pistoiesi Villone, fu iniziata ai primi del Settecento da Tommaso Puccini, medico del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici. Egli la fece decorare dai migliori pittori della corte fiorentina: Niccolò Nannetti, Giuseppe Pinzani, Niccolò Lapi e Giovan Domenico Ferretti, i cui affreschi si possono ancora ammirare sui soffitti delle sale del primo piano. Il dottor Puccini morì nel 1727, prima di poter vedere terminata la sua dimora, che rimase a lungo disabitata.

Solo agli inizi dell’Ottocento un suo pronipote, Giuseppe Puccini, coinvolto nelle complesse vicende politiche determinate dall’invasione della Toscana da parte di Napoleone, decise di trasferirsi con la famiglia in campagna e ristrutturò l’edificio in stile neoclassico, completando la facciata e risistemando sul lato orientale il sottostante giardino all’italiana. L’abitante più illustre della villa di Scornio fu però senza dubbio suo figlio Niccolò, ultimo proprietario, che ne fece il suo quartier generale, il luogo privilegiato degli incontri con i maggiori letterati ed intellettuali dell’epoca.
Egli trasformò le stalle al piano terreno in locali di rappresentanza, come ricorda l’iscrizione “OLIM MULIS/ HODIE MUSIS” (“una volta per i muli, oggi per le Muse”).

Quattro affreschi dedicati agli artisti del Rinascimento, Michelangelo, Andrea Del Sarto, Benvenuto Cellini e Raffaello furono eseguiti dai pittori più quotati dell’Accademia Fiorentina: Giuseppe Bezzuoli, Gaspero Martellini, Niccola Cianfanelli e Luigi Sabatelli, che dipinse anche a trompe l’œil un’intera stanza che riproduce l’interno di una tenda militare romana.

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