Prezioso luogo d’arte, cultura e verde in città.
La sensazione che si prova oltrepassando l’imponente fossato della fortezza Santa Barbara di Pistoia è quella di tornare indietro nel tempo: il caos, i rumori, i suoni della città scompaiono, le possenti mura abbracciano il visitatore, i verdi prati e gli alberi centenari con i loro profumi lo accompagnano in una lunga e rilassante passeggiata tra storia e natura.
La fortezza, nel suo aspetto attuale, rappresenta un mirabile esempio dell’architettura militare cinquecentesca nella nostra città, anche se le sue origini sono precedenti. La struttura si presenta infatti come una commistione tra due fortezze di epoche diverse, il nucleo originario di forma trapezoidale risale ai primi decenni del Trecento, periodo del dominio della Repubblica fiorentina in città. Di questa prima fortezza rimane poco più dell’imponente torre mastio che svetta dal centro dell’edificio, successivamente inglobata nella struttura cinquecentesca, voluta da Cosimo I ed iniziata nel 1543.
La seconda fortezza ha forma di quadrilatero con possenti mura e parapetti inclinati ed è circondata da un ampio fossato. I bastioni sono pentagonali e la superficie esterna delle mura, ricoperta da mattoni rossi, presenta un susseguirsi di piani inclinati, studiati per rendere la struttura più resistente agli impatti dei bombardamenti nemici.
L’edificio non presenta alcun tipo di elemento decorativo ed è interamente costruito secondo rigidi criteri geometrico-matematici, che si ripetono nelle singole parti della struttura. L’attuale ingresso, sul quale campeggia imponente lo stemma mediceo, fu aperto durante la costruzione del secondo nucleo del fortilizio. L’originario ponte levatoio in legno, di cui si mantengono tracce nella muratura, fu sostituito dall’attuale ponte in pietra. Davvero suggestiva la discesa ai sotterranei voltati a botte e messi in comunicazione con il fossato esterno da due piccole porte; interessante il sistema di aerazione che, attraverso le aperture sul soffitto, permette un’ottimale ventilazione degli ambienti sotterranei.
Ancora oggi risulta incerta l’origine del nome, inizialmente le fonti la ricordano come fortezza di San Barnaba, essendo il trecentesco fortilizio edificato proprio in prossimità di una cappella oggi scomparsa dedicata al Santo; poco si sa della successiva intitolazione a Santa Barbara, patrona di bombardieri, torri e fortezze. Dagli ultimi decenni del 1600 la fortezza subì un forte degrado diventando caserma e carcere militare; disarmata nel 1734, è ricordata nella storia cittadina per i tristi eventi a cui fece da cornice durante il secondo conflitto mondiale, quando al suo interno furono fucilati quattro giovani pistoiesi.
La maestosa fortezza Santa Barbara, che in tutta la sua storia è stata protagonista di una sola battaglia nel 1643 durante l’assedio dei Barberini, a seguito dei restauri degli ultimi decenni del secolo scorso, è oggi un prezioso luogo di storia, arte, cultura e natura restituito alla nostra città.
TESTO
Martina Meloni
FOTO
Nicolò Begliomini
Intervista a Valerio Tesi
Un museo di se stessa
Oggi la Fortezza Santa Barbara si presenta, dopo gli interventi di restauro compiuti negli anni Settanta e Ottanta, come un’importante testimonianza di architettura militare cinquecentesca. A quarant’anni fa risale la definitiva smilitarizzazione dell’edificio, legato ad alcuni episodi drammatici della storia risorgimentale e partigiana della città. Con il passaggio al demanio artistico prese il via una serie di operazioni, condotte da Francesco Gurrieri e Paola Grifoni, culminate con il ripristino della facciata e dello stemma mediceo.
Ma le potenzialità della struttura non si esauriscono qui: a ricordarne altre ipotesi d’uso è l’architetto Valerio Tesi della Soprintendenza di Firenze, Pistoia e Prato. «La Fortezza – spiega – è innanzitutto un museo di se stessa, capace di raccontare la storia dell’architettura militare, nonché di evocare gli avvenimenti storici a cui ha fatto da scenario. Qualche anno fa, però, si era cercato di valorizzarla ulteriormente, proponendola come sede di manifestazioni ed esposizioni d’arte contemporanea».
Il progetto, elaborato nel 2006, prevedeva la creazione di una fondazione mista a cui avrebbero dovuto concorrere Soprintendenza, Comune, Provincia, Camera di commercio e Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia. «Si era giunti a uno studio di fattibilità – continua Tesi – accompagnato da una quantificazione delle spese da sostenere: tra queste vi era la realizzazione di sale espositive e per convegni, così come servizi accessori quali bookshop e ristorazione. Particolare attenzione venne posta alla definizione di un percorso accessibile comprensivo di elevatori meccanici per consentire a chiunque la visita ai bastioni “buontalentiani”».
Il progetto non andò in porto per alcune difficoltà burocratiche; proprio dal 2006 altre zone della città hanno conosciuto significativi interventi urbanistici, che hanno richiesto grande impegno da parte degli enti locali. «Certo, le risorse individuate 7 anni fa non sono più disponibili – sottolinea Tesi – ma ciò non impedisce di pensare in prospettiva. Oggi, comunque, la Fortezza richiede soprattutto interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria».
Come spesso accade alle strutture non utilizzate da tempo, altri monumenti cittadini avrebbero bisogno di cure. «Tra queste – suggerisce Tesi – vi è il complesso monumentale di San Lorenzo, di cui recentemente è stato recuperato il chiostro, oppure quello delle Crocifissine. Per la cupola della basilica dell’Umiltà, di cui stiamo ultimando il restauro, vorremmo predisporre un sistema di monitoraggio, strumento indispensabile anche alla luce dei recenti terremoti nel centro Italia e di cui invece nessun monumento della provincia è provvisto».
TESTO
Giulia Gonfiantini