Diversità del linguaggio barocco interno da quello esterno.
La chiesa annessa a quello che un tempo fu il monastero benedettino di San Pier Maggiore (oggi sede del liceo artistico “Petrocchi”) è tra le più antiche della città. Fu costruita in posizione rialzata rispetto alla strada, su una collinetta dove risulta una preesistenza già nell’VIII secolo. L’insediamento benedettino risale alla fine dell’ XI secolo e, in oltre sette secoli di storia, le claustrali si occuparono di ampliare e ristrutturare la chiesa e il monastero con opere di grande impegno architettonico.
L’esterno della chiesa, così come oggi ci appare, è caratterizzato da un ricco paramento in arenaria, nella parte basamentale e in alto in marmi bianchi e verdi, è scandito da 5 arcate cieche impreziosite da losanghe decorate con tarsie marmoree di tipo geometrico, secondo un linguaggio caratteristico dell’architettura di molte chiese cittadine. Il portale d’ingresso è decorato da un prezioso architrave scolpito con un bassorilievo con l’episodio della consegna all’apostolo Pietro delle “chiavi del regno dei cieli”.
Un bestiario simbolico, costituito da un bue, da leoni e grifoni popola i pilastri del prospetto principale che domina la scenografica piazza, che sale dalla quota stradale al sagrato vero e proprio conformato nell’assetto attuale a seguito del restauro effettuato nel complesso monastico durante gli anni Sessanta del Novecento.
Il visitatore che entra all’interno della chiesa di San Pier Maggiore resta sbalordito per la diversità del linguaggio, quello barocco, che si distacca completamente da quello che caratterizza l’esterno; il cambiamento si verificò nel Seicento con la trasformazione dell’aula operata dall’architetto gesuita Tommaso Ramignani (1569-1657), che mutò l’architettura dell’interno della chiesa costruendo nuovi massicci pilastri posti a scandire le tre navate e a sostegno della monumentale trabeazione sulla quale l’architetto impostò la nuova volta. Della redazione precedente alla ristrutturazione di Ramignani ci restano interessanti lacerti d’affresco, nell’abside, ad esempio, è ancor oggi visibile l’episodio della flagellazione di Cristo.
Le monache Benedettine furono allontanate nel 1811 e, successivamente, il monastero e la chiesa furono affidati alle francescane di Lizzano, che vi abitarono per circa un secolo; durante questo periodo fu installato nella controfacciata della chiesa un imponente organo dotato di tre tastiere realizzato da Benedetto Tronci.
La presenza delle “povere monache” a San Pier Maggiore ha fatto sì che la chiesa divenisse una tra le più significative testimonianze architettoniche cittadine.
FOTO
Nicolò Begliomini
TESTO
Maria Camilla Pagnini