Un vero capolavoro di architettura e scultura.
Queste terzine sono state per lungo tempo oggetto di dibattito filologico. Dante descrive l’immagine degli eretici, disposti dentro pozzetti all’interno di un grande recinto, e paragona questi ultimi a quelli del fonte battesimale fiorentino del suo “bel San Giovanni”. Riporta poi un fatto accadutogli durante un battesimo che lo vide rompere uno di questi battezzatori per salvare un bambino che vi stava annegando. L’atto, che ad alcuni dovette sembrare sacrilego, si riferisce probabilmente alla rottura di un’anfora disposta in uno di questi fori e il sommo poeta si giustifica in questo modo per fugare ogni dubbio.
Il fonte fiorentino (costruito a cavallo fra il XII e il XIII secolo) fu poi distrutto nel 1577 per la costruzione di un apparato scenico, ad opera del Buontalenti, in funzione del battesimo del principe Filippo, primo figlio maschio del Granduca Francesco I. A questo modello di fonte dovette ispirarsi anche quello del battistero di Pistoia, edificato nel 1226 sotto la reggenza degli operai Ondideo e Bonagiunta di Nerone che commissionarono il lavoro a Lanfranco da Como. Mentre un terzo fonte di questo tipo fu realizzato nel battistero di Pisa venti anni dopo, nel 1246 ad opera del nipote di Lanfranco, ovvero Guido Bigarelli da Como. Il fonte di Pistoia è quindi il più antico rimasto fra queste caratteristiche opere scultoree toscane della prima metà del Dugento.
L’opera è un vero capolavoro di architettura e scultura: su di un recinto quadrato si iscrive una vasca circolare interna che genera quattro angoli dove si trovano alloggiati altrettanti pozzetti battezzatori.
Le figure geometriche del quadrato e del cerchio dovevano rappresentare l’unione della terra con il cielo che avviene mediante il sacramento del battesimo, secondo una simbologia legata al concetto di rinascita dell’uomo nuovo che si libera dal peccato originale. L’arredo poteva essere adoperato in funzione del battesimo per infusione, come quello che avviene oggi, attraverso i pozzetti; oppure per immersione all’interno della vasca riempita secondo esigenze di questo tipo.
Il fonte battesimale stava al centro dell’aula dell’antico battistero a pianta centrale – così come adesso, nell’attuale costruzione ottagonale risalente al secolo successivo – e comunicava direttamente con l’apertura della lanterna, dal quale scendeva un fascio di luce che lo illuminava dall’alto. Il fonte è in ottimo stato di conservazione: all’interno della vasca, detta piscina balnei, si possono leggere ancora le due iscrizioni auliche risalenti all’anno di costruzione; inoltre vi si trova un mascherone con la bocca spalancata dalla quale probabilmente doveva scaturire l’acqua per il riempimento dell’invaso.
Il significato salvifico delle acque è riportato dalle varie decorazioni che impreziosiscono i paramenti del fonte: a partire da alcuni mirabili plutei delle lastre esterne che mostrano ancor oggi un ornato dalle caratteristiche originali e di estrema raffinatezza scultorea. Fra questi quello con il tetramorfo, la raffigurazione dei quattro evangelisti secondo la visione di Ezechiele, e quello decorato da protomi umane e animali sui quattro lati ad indicare i vizi e le virtù di un’umanità che si accingeva ad essere salvata per mezzo del battesimo. Si tratta di veri e propri ritratti di un tempo in cui attorno a questo capolavoro si svolgeva il sacramento più importante: quello per mezzo del quale si era ammessi a far parte del popolo di Dio, ma anche della società dell’epoca, e in questo modo si cominciava a vivere.
TESTO
Lorenzo Cipriani
FOTO
Nicolò Begliomini