Marino Marini a Berlino, Gerusalemme e Tokyo.
La scultura “Miracolo – l’idea di un’immagine” è un’opera degli anni 1969/70, una delle ultime sculture monumentali realizzate da Marino Marini, l’artista nato a Pistoia nel 1901 e noto in tutto il mondo. Il gruppo equestre è senz’altro il soggetto più conosciuto della sua opera; una tematica cui l’artista ha iniziato a lavorare fin dagli anni Trenta e che può essere vista come un vero e proprio simbolo, un linguaggio originalissimo che Marino adotta per esprimersi e per leggere la realtà. Infatti afferma: C’è tutta la storia dell’umanità e della natura nella figura del cavaliere e del cavallo, in ogni epoca. E’ il mio modo di raccontare la storia. E’ il personaggio di cui ho bisogno per dare forma alla passione dell’uomo (…)
I Miracoli compaiono nella sua opera dopo che l’artista ha vissuto la tragedia della guerra e ha potuto vedere gli orrori e la devastazione che questa ha lasciato. Egli stesso descrive così i suoi miracoli: Il cavaliere diventa sempre più incapace di padroneggiare il suo cavallo, e la bestia, nella sua ansietà sempre più feroce, si rende rigida invece di impennarsi. Credo sul serio che andiamo incontro alla fine del mondo. Ecco la miglior definizione che si possa usare per descrivere i Miracoli, forme lacerate, tragiche, “espressioniste” perché, come dice Marino stesso, è il mondo che è diventato espressionista.
Con queste forme dissolte, estremamente drammatiche, Marino dispiega un’ansia tutta di origine etica per la condizione umana. Dice infatti: Ad un certo momento l’idea parte fino a distruggersi. Questa idea infuocata, la poesia di questo cavaliere che ad un certo punto si rompe, vuol andare in cielo, non sta più bene né sulla terra né in cielo, vuol bucare la crosta terrena o vuole addirittura andare nella stratosfera, ma non vuole stare tranquillo sulla terra in mezzo agli uomini che non sono più tranquilli, che sono diventati dei matti. Tenta di scappare: o buca la crosta terrestre o esce fuori nello spazio e finisce per distruggersi per essere addirittura distrutto da questa idea… questo è il periodo della tragedia ancora un po’ umana; poi, da ultimo la tragedia c’è ma non è quasi più umana: il cavaliere è diventato un fossile.
“Miracolo – l’idea di un’immagine”, opera culminante nell’esplorazione della tematica del cavallo e cavaliere, è divenuta oggi un simbolo di speranza e di pace. Tre esemplari di quest’opera hanno infatti collocazioni importantissime ed estremamente significative. Marino, con il precario equilibrio della sua figura umana sul punto di cadere dalla groppa di un cavallo imbizzarrito, fa da monito all’umanità presente e futura. Il Miracolo troneggia in aria, libero da qualsiasi tipo di cornice spaziale, sull’asse visivo tra la Camera dei Rappresentanti e del Palazzo del Reichstag, vicino al fiume Spree nel quartiere del Parlamento a Berlino. La posizione e l’orientamento di questa opera d’arte ne fanno un punto focale nel quale, simbolicamente in questa città, la storia e la tragedia del secolo scorso convergono.
Un altro esemplare del Miracolo di trova a Gerusalemme presso “The Israel Museum – The Billy Rose Art Garden” a commemorare le vittime dell’Olocausto. Un altro, infine, a Tokyo, presso “The National Museum of Modern art”, per ricordare le vittime di Hiroshima.
Luoghi ed eventi che non hanno bisogno di ulteriori parole. I nomi di queste città già evocano scenari apocalittici che l’uomo non deve e non dovrà mai dimenticare e forse più delle parole proprio le figure in tragico disequilibrio dei Miracoli riescono e riusciranno sempre a riportare sotto gli occhi degli uomini gli avvenimenti passati in tutta la loro crudezza.
TESTO
Ambra Tuci
FOTO
Alfio Garozzo
Archivio Fondazione Marino Marini