Intervista a Federico Quaranta a Pistoia anche per “Un altro parco in città”.
Si può guardare il paesaggio con diversi tipi di occhi. Siano essi attenti, distratti, intuitivi e persino analitici, la prima idea di quello che ci circonda dipende da loro. Quelli di Federico Quaranta, conduttore radiofonico e televisivo specializzato su temi agricoli e alimentari, sono allenati a riconoscere il bello. La sua visita al vivaismo pistoiese, nell’ambito della trasmissione “Linea Verde Orizzonti”, è valsa un ritorno durante la manifestazione “Un altro parco in città”, con cui due piazze del centro storico di Pistoia si sono vestite di un bel tappeto erboso. L’amore verso il nostro territorio, così, ha avuto modo di rafforzarsi.
Federico, lei è un esperto conoscitore di tutta l’agricoltura italiana e dei suoi modi di fare così diversi nella penisola. Qual è stato il suo primo impatto con il vivaismo pistoiese?
L’effetto è stato clamoroso, di una bellezza inattesa, comprensibile solo entrando dentro a un vivaio. Passando dall’autostrada si percepisce qualcosa, ma c’è bisogno di attenzione e tranquillità per apprezzare a fondo quello che viene preparato qua. Ci vuole un contatto non filtrato: superando la superficialità si comprende che gli alberi sono il prodotto di una storia lunga, appassionante e coinvolgente. Ho avuto la fortuna di essere accompagnato da Fabrizio Tesi, un uomo che trasuda esperienza e amore per quel che fa. Camminare tra le piante assieme a lui è stato un onore: mi ha battezzato sulle nozioni del vivaismo, con una straordinaria passione e conoscenza di tutto il settore.
Quale significato assume il vivaismo nel panorama generale dell’agricoltura?
Come per tutte le produzioni agricole, l’importante è far capire il lavoro che sta dietro alla terra. È sempre difficile farlo comprendere e così è anche per il vivaismo. La pianta ornamentale è il frutto di conoscenze e fatiche non di poco conto, che meritano rispetto. Questo vale, in generale, per tutta l’agricoltura italiana, migliore delle altre perché si porta dietro tradizioni e capacità storiche che si tramandano di generazione in generazione. Questo è il vero valore aggiunto del nostro prodotto. Mi viene in mente una frase dei nativi americani: “Non ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela”. Ecco, senza il rispetto che gli agricoltori hanno per il territorio, questo non sarebbe possibile.
L’evento “Un altro parco in città”, invece, come lo ha vissuto?
Sono rimasto sbalordito e sconvolto da questa idea di vestire due piazze storiche con un tappeto erboso. È come se la gente si fosse riappropriata di quei luoghi. Basta un prato, e le persone si riavvicinano al substrato cittadino e la popolazione riprende contatto con la piazza. La concezione di adattare spazi per la popolazione, di farli vivere e non renderli semplici zone di passaggio: ecco cosa manca, spesso, nella gestione delle città. Le piazze esaltano il concetto di vita italiana, al contrario dei “non luoghi”, come i centri commerciali, dove tutto è piatto e privo di identità. “Un altro parco in città” ha creato un’opportunità per pensare ma, allo stesso tempo, mi sono stupito che sia durato così poco. Propongo delle migliorie per il prossimo anno: mantenerlo per cinque giorni almeno e creare degli eventi collaterali in primis. Il vivaismo, poi, può fare di più: Pistoia ha un’opportunità unica con le sue tante aziende del settore. Perché, allora, limitarsi a due piazze e non vestire di verde l’intera città? Vedo tante prospettive dietro a questa iniziativa, anche di comunicazione, perché l’idea è notevole e altri centri storici potrebbero gemellarsi all’evento. L’idea è grandiosa, ora non resta che migliorarla e comunicarla al mondo intero.
TESTO
Emanuele Begliomini
FOTO
Fabrizio Sichi