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La poesia del basket

Bellezza e emozioni di una annata eccezionale, tra campionato e play off.

Manlio Cancogni, veterano della letteratura e del giornalismo italiano, novantotto anni compiuti proprio in questi giorni, si è sempre occupato, con enorme passione, di sport. In qualità di giornalista (sull’“Espresso”, sul “Corriere della Sera”, sul “Giornale”) ha scritto centinaia di articoli sportivi, seguendo anche, come inviato speciale, Mondiali e Olimpiadi; come narratore, ha pubblicato un romanzo che ha per protagonista un cavallo da corsa (La carriera di Pimlico) e una storia dedicata al ruolo sociale e culturale dello sport, Il Mister. È Cancogni (che vive sul mare più vicino a Pistoia, quello della Versilia, per l’esattezza a Marina di Pietrasanta) che in un recentissimo libro-intervista, Il racconto più lungo. Storia della mia vita, ha utilizzato un’espressione destinata a rimanere impressa nella memoria: “Lo sport – ha detto – è l’arte del XX° secolo”. Lo sport, sostiene, ha un valore estetico e poetico, il bel gesto tecnico deve essere considerato come un’opera d’arte, anzi l’opera d’arte che viene ammirata dal pubblico più numeroso.

L’annata sportiva della Giorgio Tesi Group sembra tradurre in pratica ciò che Cancogni sostiene a livello teorico. Ripensiamo ad alcuni momenti che resteranno indelebili nella nostra memoria, senza la pretesa di ripercorrere il film dell’intero campionato: il canestro da due punti di J.J. Johnson contro Bologna, allo scadere del tempo, per regalare a Pistoia la vittoria; il tiro di Riccardo Cortese quasi dalla parte opposta del campo, che ha impiegato un paio di secondi – due lunghissimi secondi, durante i quali il tempo sembrava essersi fermato – prima di insaccarsi; i ‘ruggiti’ di Gek Galanda dopo le triple che non ha smesso di confezionare; la costanza di un katerpillar leggero come Bradley Wanamaker; la concentrazione di Kyle Gibson, che ha riaperto partite che sembravano perdute con i suoi tiri da tre; le elevazioni al cielo dell’angelo nero Ed Daniel e l’agilità di Deron Washington, con quelle tre dita ruotanti nell’aria dopo una ‘bomba’. Ma non basta.

Pensiamo a quello che è stato incoronato come miglior allenatore dell’anno, Paolo Moretti, tra grinta e nobiltà, al suo battere le mani all’intero Palazzetto che lo vorrebbe “a vita” a Pistoia, al suo lungo abbraccio a Galanda prima dell’ultima partita di campionato, alla chiamata del time out a pochi secondi dalla conclusione, quando la quinta partita dei play off è ormai finita a vantaggio di Milano, per un saluto di gruppo (e un ringraziamento al gruppo) di fronte al pubblico numeroso anche in trasferta.

La poesia del basket

E, infine, pensiamo proprio al pubblico: che ha riempito di canti il Palazzetto, ha allestito coreografie di lusso (resterà negli album quella contro Siena) e ha applaudito giocatori che hanno vestito i colori pistoiesi e che sono tornati a salutare la squadra (Fiorello Toppo o Michael Hicks). Tutto questo – e molto altro – rappresenta la quintessenza dello sport: lo sport che fa provare emozioni, che – in certi momenti – commuove, che fa esaltare e disperare, che lascia a bocca aperta come un capolavoro artistico, che riunisce attorno a sé una comunità. E che sa creare nuovi seguaci.
La Giorgio Tesi Group ha avuto infatti questo ulteriore ruolo: riaccendere l’attenzione e la passione intorno al basket, avvicinare a questo sport nuovo pubblico e nuove generazioni. Il PalaCarrara sempre al completo parla da solo; ma parlano anche le decine e decine di bambini che hanno seguito il campionato, che hanno raccolto i “cinque” dei propri disponibilissimi beniamini, che giocano a basket nei campetti e nelle palestre attribuendosi i nomi dei giocatori della squadra del cuore, che – in numero sempre crescente – scelgono questo sport, come esercizio fisico e (certo inconsapevolmente) come educazione alla vita, fatta di responsabilità che devono essere assunte individualmente e di collaborazione con gli altri (di gioco di squadra, appunto), di momenti più difficili e di fasi esaltanti, di vittorie ma anche di sconfitte.

Per molti di questi bambini e ragazzi il sipario sul basket pistoiese non è ancora calato. Si apre infatti proprio in questi giorni il campo estivo di Cutigliano. Il basket, a Pistoia, non è più solo PalaCarrara: è diventato un comprensorio. E ha per protagonisti tanti giocatori in erba, che imparano a stare insieme, che si divertono a crescere in mezzo alla cortina delle nostre belle montagne e anche a fare qualche canestro in più. La guida è di quelle sicure: l’eterno capitano, Gek Galanda.

www.pistoiabasket2000.it

TESTO

Giovanni Capecchi

FOTO

Marta Colombo

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