Terminata la prima fase dei restauri dell’ex chiesa cinquecentesca.
Il Conservatorio di S. Giovanni Battista trae origine da diversi complessi monastici, costruiti lungo la strada ottenuta con l’abbattimento delle mura della seconda cerchia e il riempimento dei fossati (il cosiddetto “spianato”, ossia l’attuale Corso Gramsci). Questi furono caratterizzati dalla presenza della parte edificata sul fronte strada e da una vasta area verde sul retro destinata a orto e giardino, che si estendeva fino alla terza cerchia di mura. Oggi in quest’area del centro storico di Pistoia rimangono ancora sostanzialmente intatti nel loro rapporto fra pieni e vuoti solo i complessi di S. Domenico e di S. Giovanni Battista.
La costruzione del monastero femminile francescano di S. Giovanni Battista risale alla fine del XIII secolo per volontà di Giovanni Ammannati. Il complesso religioso venne quindi ampliato tra il 1469 e il 1513 quando fu completata la chiesa dedicata a S. Giovanni Battista (iniziata nel 1500) su progetto dell’architetto pistoiese Ventura Vitoni. Dopo il 1783 le monache di S. Lucia e S. Chiara vennero riunite a questo monastero, trasformato poi dal Vescovo Ricci in Conservatorio. Il complesso di S. Giovanni Battista ha pertanto svolto nei secoli una funzione aggregante e di riferimento per le istituzioni monastiche femminili cittadine. Il Conservatorio iniziò la sua attività nel 1785 e si sviluppò costantemente mantenendo la sua operatività, con alterne vicende, durante il periodo del Granducato di Leopoldo II e fino all’Unità d’Italia.
Nel 1911 si concluse la presenza delle suore oblate e il Conservatorio assunse il suo assetto istituzionale definitivo. Nel 1944 la chiesa rinascimentale andò in gran parte distrutta (rimasero in piedi solo alcuni muri perimetrali) poi ricostruita negli anni cinquanta secondo il progetto originale. Si trattò di una ricostruzione che seguì i canoni tipici del periodo postbellico, operata dal Genio Civile sulla base dei disegni elaborati dalla Soprintendenza, rispettosa delle dimensioni e della morfologia originale, ma con il parziale ricorso a tecniche costruttive moderne (quali il cemento armato). I lavori furono interrotti nel 1957 e l’intero apparato lapideo, sia interno che esterno, non fu mai ricollocato nella propria sede, ma depositato sul pavimento della chiesa. Ancora oggi tale collocazione, alquanto insolita, risulta visibile ai lati del percorso espositivo, testimoniando in modo evidente i drammatici effetti della guerra.
L’attuale configurazione spaziale presenta alcuni spazi di grande pregio, rimasti indenni a seguito degli eventi bellici. Si tratta del grande chiostro di S. Lucia, di forme rinascimentali e attribuito allo stesso Vitoni, ma anche di altri spazi più piccoli, ma di notevole valore, quali la canova, la cucina con il monumentale camino, e, nel giardino, l’edificio della cosiddetta “scala santa”. Si tratta, in quest’ultimo caso, di un antico edificio addossato alle mura, sul margine sud est del giardino, che rappresentava il punto terminale dei percorsi devozionali e delle orazioni che venivano compiute dalle monache all’interno del giardino.
I restauri da poco conclusi hanno interessato per adesso solo la chiesa. Si è trattato di interventi di restauro conservativo, al fine di garantire una migliore durabilità e fruibilità futura in condizioni di sicurezza. Sono state pertanto adottate soluzioni materiche e cromatiche compatibili con i criteri e le direttive per il restauro dei beni culturali sottoposti a tutela. Tutti gli interventi realizzati sono stati condivisi con la piena collaborazione del funzionario responsabile della Soprintendenza, arch. Valerio Tesi.
Per la facciata si trattava di intervenire sull’avanzato degrado del paramento murario, in buona parte a vista (pietra e laterizio) e con ricorsi orizzontali ad intonaco. Tale paramento era da tempo soggetto a fenomeni di disgregazione e progressivo distacco di frammenti. In questo caso è stata effettuata un’accurata pulitura, sia delle superfici che dei giunti, con un successivo intervento di consolidamento. Particolare attenzione è stata data all’utilizzo di malte di calce idraulica naturale per la stilatura dei giunti che avessero le stesse caratteristiche materiche e cromatiche delle preesistenti, con inerti di granulometria adeguata. Gli interventi sulla facciata sono stati poi completati con un restauro del portale, ossia della parte della facciata che si presentava in condizione di maggiore degrado. Ulteriore intervento ha interessato anche la copertura dell’aula ed è consistito nel restauro e consolidamento della struttura lignea di copertura oltre che della volta a vela sottostante.
I restauri da poco conclusi rappresentano solo una piccola parte del lavoro che sottende ad un recupero completo della parte storica più significativa del complesso, per il quale è stato elaborato un progetto su cui ci auguriamo possano convergere i necessari finanziamenti. Questo progetto prevede interventi tra i quali ci limitiamo a ricordare: il completamento del restauro dell’ex chiesa, sia per le parti interne, che per le parti di copertura non interessate dai recenti lavori; il restauro dei due chiostri di S. Chiara e S. Lucia (il più grande e rimasto per gran parte indenne dagli eventi bellici); il restauro di alcuni locali interni (canova, cucina, dispensa, ex refettorio, ecc.); il recupero del giardino storico con i pregevoli manufatti presenti (“scala santa”, cappelle). L’obiettivo finale – che per ragioni di spazio non è possibile illustrare nei dettagli – è quello di creare un nuovo polo culturale integrato, che punti alla valorizzazione del luogo e delle sue peculiarità, nella ricca e articolata interazione tra spazi interni e spazi aperti (chiostri e giardino), il tutto collocato in una posizione strategica nel cuore di Pistoia.
TESTO
Gianluca Giovannelli
FOTO
Nicolò Begliomini