Suggestioni invernali di luci, suoni e colori nell’area protetta del Padule di Fucecchio.
In questa gelida alba di gennaio, mi avvicino al Padule di Fucecchio attraversando uno spoglio Bosco di Chiusi e campi che biancheggiano per la brinata notturna. Dall’antico porto de Le Morette mi incammino verso il cuore della palude in un’atmosfera ovattata, che l’involo silenzioso dai pioppi di un ritardatario Barbagianni, pallido come un fantasma, non riesce a turbare.
Costeggiando il canale del Terzo, colgo la sagoma scura di un barchino, di quelli ancora usati dai cacciatori, ma sto per varcare la soglia dell’area protetta, e già si sente in lontananza il canto delle Alzavole che costituisce la colonna sonora del paesaggio invernale.
Pochi passi, accompagnati dallo scricchiolio del ghiaccio che cede sotto gli stivali, ed arrivo all’osservatorio faunistico de Le Morette; un tempo era il Casotto del Biagiotti, uno dei tanti ai margini della palude, utilizzato per le attività di caccia, pesca e raccolta delle erbe palustri.
Saliti i gradini che portano al piano superiore, il panorama è di quelli che non si dimenticano: venti freddi hanno spazzato l’aria, ed il sole che sta sorgendo dal Montalbano illumina i borghi medievali di Larciano Castello, Montevettolini e Monsummano Alto, e poi quelli della Valdinievole, fino alla Svizzera Pesciatina.
Sullo sfondo le cime delle montagne pistoiesi e delle Apuane, coperte di neve, e proprio di fronte all’osservatorio la mole imponente del Monte Serra, coronato in vetta da una selva di antenne e ripetitori che lo rendono inconfondibile. Più in basso, le colline delle Cerbaie, e verso sud si intravede anche l’abitato di Massarella, l’antica Massa Piscatoria, affacciata sull’area fiorentina del Padule; da quella terrazza naturale lo sguardo può abbracciare buona parte del bacino palustre, e nei periodi di piena si riesce quasi ad immaginare come doveva essere l’immenso Lago Nuovo creato dai Medici nel 1400 per rifornire di pesce la città di Firenze.
Le voci degli uccelli reclamano attenzione e dalle feritoie inquadro con il cannocchiale le tante specie di anatre che affollano gli specchi d’acqua: una sinfonia di suoni e colori che emoziona ugualmente sia gli appassionati di birdwatching sia i visitatori più occasionali.
Difficile non ripensare all’inizio degli anni novanta, quando a gennaio gli uccelli acquatici erano poche decine in tutto il Padule di Fucecchio; dopo l’istituzione della Riserva Naturale su una porzione piccola ma significativa della palude, e dopo vent’anni di tutela attiva con interventi di ripristino e gestione ambientale, i censimenti invernali fanno registrare oggi più di diecimila presenze, concentrate per lo più nelle aree protette de Le Morette e La Monaca-Righetti.
E intorno all’osservatorio la vita si manifesta anche in altre forme, per chi sa interpretare i segnali della natura: il rumore delle cannucce scortecciate da uno stuolo di Migliarini e Pendolini alla ricerca di semi e piccole prede, o l’inquietante richiamo, simile allo strillo acuto di un maialino, che tradisce la presenza dell’elusivo Porciglione.
Man mano che il tiepido sole inizia a scaldare l’aria, si alzano in volo i grandi rapaci, sospinti dalle correnti ascensionali che si formano sul canneto: dieci falchi di palude volteggiano contemporaneamente sui “chiari”, provocando scompiglio fra le anatre e le pavoncelle.
Una lieve brezza entra dalle finestre del casotto ed increspa appena le acque tranquille, e in certi momenti sembra di essere al mare; non mancano neppure le grida dei gabbiani, che nelle ore centrali vengono a riposare sulle rive e sugli isolotti della riserva.
Per completare la giornata, nel pomeriggio c’è un altro appuntamento da non perdere, e stavolta i protagonisti sono gli storni, uccelli molto gregari che al calare del sole arrivano in massa, anche da grandi distanze, per passare la notte al sicuro nei canneti dell’area protetta: centinaia di migliaia di
storni, che si contendono i posti migliori in un concerto di fischi e suoni ronzanti.
La presenza di una tale concentrazione di animali non passa inosservata, e sono pronti ad approfittarne abili cacciatori come il Pellegrino, un rapace specializzato nella cattura di uccelli in volo. E’ proprio quando il falco sferra l’attacco che i movimenti e le evoluzioni si fanno più spettacolari: l’intero stormo reagisce come un unico individuo, disegnando nel cielo figure cangianti che hanno lo scopo di disorientare il predatore, come farebbe un branco di pesci insidiato da uno squalo.
Con un tramonto infuocato dietro ai Monti Pisani si chiude definitivamente il sipario, almeno per oggi; se lo trattiamo bene il Padule andrà in replica anche domani, come fa da sempre, regalandoci suggestioni diverse in ogni stagione.
TESTO
Enrico Zarri
FOTO
Archivio Centro RDP Padule di Fucecchio