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Visitata dall’assoluto

La chiesa dei Santi Michele e Francesco a Carmignano e la “Visitazione” del Pontormo, realizzata entro il terzo decennio del 1500.

La chiesa dei Santi Michele e Francesco a Carmignano deve la sua notorietà alla presenza della pala della Visitazione dipinta dal fiorentino Jacopo Carucci detto il Pontormo.

La chiesa e l’annesso convento restano in secondo piano rispetto alla presenza di questo dipinto straordinario, ma dobbiamo ricordare che ragione e vita dell’insediamento fu proprio la presenza dei Francescani. La tradizione vuole che l’edificazione della primitiva chiesa dedicata a San Francesco avvenisse su di un terreno donato allo stesso Santo che si era recato a predicare in paese, mentre altri ritengono che fu il “beato frate Bernardo da Quintavalle” a fondare “in vicinanza” di Carmignano il primo nucleo dell’insediamento minoritico.

Una piccola chiesetta fu costruita dalla comunità nel 1209: ampliata e successivamente trasformata è divenuta, dopo la soppressione settecentesca del convento, la sede parrocchiale intitolata ai Santi Michele e Francesco, per ricordare che in questo luogo fu trasferita l’antica pieve situata nel castello. Il convento fu stabilito lungo l’antica strada, fuori dall’abitato castellano, secondo una strategia insediativa tipica dell’Ordine che prediligeva per la fondazione dei propri insediamenti aree marginali rispetto ai centri urbani, ma nel contempo situate in prossimità di vie di comunicazione.

L’aula di san Michele oggi ci appare ampia e caratterizzata da un linguaggio semplice e dominato dal color latte di calce degli intonaci e delle partiture architettoniche in arenaria. La redazione originaria dell’interno, nel XV secolo, fu riccamente arredata ed era caratterizzata dalla policromia; si articolava inoltre in cicli di affreschi disposti su più registri gerarchici, due e forse tre, in alcune aree della chiesa.

In essi erano raffigurate storie della vita dei Santi, episodi evangelici ritmati e intervallati da figure di Apostoli e Profeti. Il segno unificante dell’aula era la ricca zoccolatura dipinta a trompe l’oeil, che alternava pannelli a finto marmo di vivaci colori, a riquadrature con scudi ornati da racemi e preziose cornici architettoniche con motivi geometrici e girali vegetali.

Le celebrazioni nell’aula così qualificata dalle decorazioni murarie erano rese solenni dalla presenza di un organo collocato in una cantoria posta in alto in prossimità del presbiterio. Lacerti di questa redazione rimasero imprigionati al di sotto dei monumentali altari addossati alle pareti che furono apposti nel corso dell’intervento di ristrutturazione della chiesa concluso entro il 1642.

Questo si articolò con l’apposizione di nuovi monumentali altari a edicola in pietra, di sei confessionali intagliati e, sulla parete destra, del pergamo.

Nella definizione dello spazio sacro un ruolo determinante fu rappresentato dal patronage diretto di padri: Bruni, Serresi, Michelacci e Viviani sono alcuni dei Francescani che patrocinano impegnativi interventi architettonici in chiesa e nel convento.

visitazione pontormo carmignano 01 Sul lato sud ovest della chiesa monastica era collocato l’antico chiostro che in origine aveva due sole ali porticate: quella contigua alla chiesa e il braccio ortogonale nel quale era collocata l’aula capitolare.
Nel XVIII secolo il loggiato fu completato con la realizzazione dei restanti due bracci grazie all’impegno di frà Lodovico Viviani. È su quest’assetto complessivo che intervennero le operazioni di restauro dell’aula attuate a partire dal 1963: è a queste che si deve l’attuale architettura dell’interno. A conclusione degli interventi l’aula ebbe una copertura con orditura lignea a vista costituita da capriate che rammentavano l’origine conventuale della chiesa.

Le aperture barocche dell’edificio furono richiuse e sostituite da monofore, i due altari delle cappelle laterali e quelli in controfacciata furono rimossi e anche due confessionali furono smontati. Di una chiesa profondamente legata alla comunità per la presenza dei Frati il cui ruolo fondante era proprio quello dell’apostolato rivolto alla dimensione urbana, poco rimane se non la ricchissima dotazione di oggetti liturgici e devozionali, oltre che di parati legati non solo all’impegno degli stessi Francescani, ma anche dei fedeli e delle famiglie patrizie fiorentine che avevano ampi possedimenti fondiari nella zona.

L’esempio più clamoroso è costituito proprio dalla pala del Pontormo commissionata al pittore dalla famiglia Pinadori per la chiesa dei Francescani. I committenti nell’affidare la tela a Jacopo Pontormo scelgono di rivolgersi all’artista prediletto della famiglia Medici che lavora per loro alla villa di Poggio a Caiano, dipingendo la lunetta con Vertumno e Pomona. La pala della Visitazione di Carmignano, la cui fortuna critica è tutta Novecentesca,anche se pare impossibile che una simile tela “i cui panneggiamenti sono bellissimi” sia passata tutto sommato inosservata fino al 1904 quanto Carlo Gamba la riconobbe, fu dipinta da Pontormo probabilmente entro il terzo decennio del 1500.

La tela narra l’episodio della visita di Maria a Elisabetta secondo quanto descritto nel Vangelo di Luca. Il pittore fiorentino costruisce l’incontro tra le due donne in una atmosfera a-temporale: il silenzio eloquentissimo degli sguardi delle due protagoniste sottolinea la straordinarietà dell’evento enfatizzato dall’uso sapiente della luce e dalle volumetrie dei manti dai colori “rari e cangianti”.

L’avvenimento è descritto nei suoi elementi essenziali per privilegiare l’intento didascalico, proprio della spiritualità francescana. La scena è ambientata in uno scenario urbano animato da “brani di realtà quotidiana”: in esso si notano due figurette, poste in lontananza, in prossimità di un portone. In una di esse la storiografia ha voluto riconoscere proprio l’autoritratto di Pontormo, che da lontano “mira l’opera sua”.

TESTO

Maria Camilla Pagnini

FOTO

Nicolò Begliomini

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