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Piante da Capitale

Nel 1865 le piante dei vivai di Pistoia arredano Firenze proclamata capitale del Regno d’Italia.

È il 1864 quando hanno inizio i lavori di ampliamento e riorganizzazione della città di Firenze in occasione dello spostamento della capitale del nuovo stato italiano. A poche decine di chilometri, negli anni precedenti, Pistoia, già famosa per la qualità dei suoi ortaggi e frutti, inizia il proprio percorso verso quella trasformazione della produzione agricola che con l’avvento del XX secolo la porterà a ricoprire il ruolo di principale polo produttivo di piante ornamentali in Italia.

Alla metà dell’Ottocento i fiorentini sono considerati i veri maestri del settore: sono infatti rinomate le pepinières del Nutini, del Gelli, del Fiorelli, del Pucci. Insieme a loro, i vivaisti lucchesi come i Cortopassi, i Marchetti, i Petri ed i Francesconi, costituiscono i depositari di una consolidata tradizione legata al giardinaggio, alla coltivazione ed uso delle piante ornamentali.

Pistoia, geograficamente posta tra Firenze e Lucca, non può non risentire e beneficiare dell’influsso dei due centri limitrofi. Come è noto e riportato dai principali studiosi locali, il vivaismo pistoiese ha inizio nei giardini dei palazzi delle ricche famiglie dei Bozzi e dei Bracciolini all’interno del centro storico cittadino dove il giovane Antonio Bartolini, verso la metà dell’Ottocento, lavora come giardiniere.

Iniziata la sua produzione, ben presto i due giardini non sono più sufficienti a contenere tutte le piante prodotte e tra il 1849 e il 1853 il Bartolini allestisce il primo vero vivaio appena fuori città, in un terreno lungo la via Provinciale Lucchese: l’orto delle Ghelardini. Il grande successo ed i buoni
guadagni ottenuti in tutto il Granducato, spingono altri, per lo più giardinieri come lui, ad imitarlo: ha inizio così un vero e proprio commercio di piante ornamentali il cui centro di produzione è costituito dal sistema degli orti cittadini posti a ridosso delle mura urbane.

A questo sviluppo contribuisce la costruzione di nuove vie di comunicazione che, nella seconda metà dell’Ottocento, uniscono la città di Pistoia con Lucca, Prato, Firenze, Modena e Bologna. A partire dal 1860, inoltre, sopravvengono eventi politici di vasta portata che favoriscono e danno ulteriore impulso allo sviluppo e diffusione del vivaismo non solo regionale, ma anche cittadino. Primo tra tutti i lavori per la sistemazione di Firenze capitale del cui piano di trasformazione viene incaricato l’ingegnere e architetto Giuseppe Poggi.

firenze capitale piante pistoia 04  firenze capitale piante pistoia 09

Il piano di trasformazione redatto da Poggi (che prende anche a modello interventi realizzati a Parigi, Vienna e Barcellona) prevede la creazione di un sistema urbano di verde pubblico basato su un anello di viali alberati in grado di collegare le aree collinari in riva sinistra dell’Arno con il parco delle Cascine che, ceduto al Comune, diviene il primo grande parco pubblico della nuova capitale. Abbattute le mura, vengono quindi realizzati i nuovi quartieri residenziali lungo tutto il perimetro ed una nuova viabilità che solo in parte interessa il centro storico con lo sventramento attorno al mercato Vecchio, l’attuale piazza della Repubblica.

Si tratta di un progetto di respiro europeo concepito non come una somma di singoli episodi, ma come un sistema di verde urbano in grado di collegare la “vecchia” e la “nuova” città ed al contempo di conferire decoro e bellezza: i viali infatti oltre a costituire un’infrastruttura viaria, formano uno splendido passeggio pubblico alberato lungo il quale si sviluppano parterre e giardini.

I lavori sono eseguiti in meno di un decennio, dal 1864 al 1877. La rapidità e l’elevato livello qualitativo delle realizzazioni si devono alla presenza di maestranze ed operatori di grande professionalità, capacità tecniche e competenza nell’ambito della sistemazione del verde. La grandiosità dell’operazione impone ai giardinieri e vivaisti fiorentini, incaricati dal Poggi di alberare i viali e di ornare i giardini e le piazze pubbliche, di rivolgersi anche ai colleghi pistoiesi per farsi fornire le piante ormai esaurite nella loro zona.

Secondo quanto riportato dagli storici pistoiesi, i vivai di Pistoia e Pescia vengono letteralmente presi d’assalto e così il Bartolini, il Bianchi e gli altri contribuiscono ad abbellire con i loro prodotti il viale dei Colli, il piazzale Michelangelo ed ad alberare i viali di circonvallazione. Il contatto con la grande cultura orticola, botanica e di giardinaggio dei fiorentini serve inoltre da stimolo per i vivaisti pistoiesi: la varietà di piante ornamentali coltivate nel circondario pistoiese, rimasta fino a quel momento piuttosto limitata, viene notevolmente ampliata e vengono applicate nuove tecniche di coltivazione.

In breve tempo le piante prodotte a Pistoia acquistano una qualità ed un vigore superiori e, a causa della crescente domanda, i vivai escono dal perimetro delle mura urbane occupando la fertilissima pianura a sud della città, dando inizio all’operazione di rimodellamento delle campagne che conduce durante il XX secolo alla radicale trasformazione del paesaggio agrario pistoiese.

TESTO

Nicoletta Boccardi

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