In questa storia il commissario viene a trovarsi dalla parte sbagliata della barricata.
Lui, poliziotto integerrimo e capace, diventa l’accusato, è infatti ritenuto il responsabile della morte dell’amante della moglie e quindi la polizia sta per arrestarlo.
Antonio Fusco si conferma un ottimo scrittore che sa come raccontare le proprie storie, rendendole sempre come “nuove” per argomenti e contenuti, anche per sfuggire a una certa ripetitività di tanti romanzi seriali. E qui infatti funziona la trovata di cambiare il ruolo del protagonista da “buono” a “cattivo”, mettendo il lettore nella condizione di vedere, come del resto il suo protagonista, la storia da una prospettiva diversa. Co-protagonista del romanzo la città natale di Casabona, Napoli, da dove il commissario ha mosso i primi passi e di cui lui si è staccato cogliendo l’opportunità, nelle tante lusinghe e insidie che questa città offre, di schierarsi dalla parte della legge. In occasione dell’uscita del romanzo “La stagione del fango” abbiamo avuto il piacere di incontrare l’autore, Antonio Fusco, a cui abbiamo fatto alcune domande.
Prima di tutto, grazie mille per la tua disponibilità. “La stagione del fango” è il sesto titolo della saga dedicata al commissario Casabona. Quale è il tuo rapporto con il “seriale” tanto di moda?
Il seriale è croce e delizia. Ha tanti aspetti positivi e qualche aspetto negativo. È positivo che la struttura della narrazione sia già definita. Lo sono i personaggi, l’ambientazione, le atmosfere, quindi è più facile scrivere. Non si deve ripartire ogni volta da capo. È positivo anche il fatto di avere un pubblico di lettori che segue la serie e aspetta le nuove uscite. Può essere negativo, invece, perché a volte ti costringe a restare in quell’ambito narrativo anche quando vorresti scrivere altro.
Il “Buono” che diventa o viene fatto passare per “Cattivo”. Questo avviene al tuo protagonista, ma tu non gli fai odiare la giustizia né i colleghi che gli danno la caccia. Non è che il poliziotto che sei ha preso il sopravvento sullo scrittore?
Non credo. Casabona è sempre stato un personaggio equilibrato e al tempo stesso fatalista. Sa distinguere e riflettere sulle cose. In questo romanzo lui capisce di essere finito in una “bolla” di inefficienza e malfunzionamento della giustizia ma non perde fiducia nel sistema nel suo complesso. È in linea con il suo carattere.
Il passato è come un’ombra che non ti abbandona mai?
Si, non ci abbandona mai. La vita è un viaggio che ha una stazione di partenza e un percorso che restano scritti nel biglietto che abbiamo staccato quando siamo saliti a bordo. Non possiamo liberarcene.
Quando il cacciatore diventa preda, o quando un individuo si viene a trovare dall’altra parte della barricata. Perché hai voluto affrontare questo tema?
Perché uno scrittore deve sforzarsi di non essere banale. I lettori spendono i soldi per comprare i libri ed hanno il diritto di trovare storie, non solo ben scritte, ma anche originali. Esattamente ciò che ho provato a fare io con questo romanzo.
Antonio Fusco nella Biblioteca Forteguerri a Pistoia
Qual è il rapporto di Antonio Fusco e di Tommaso Casabona con Napoli e Valdenza?
Casabona è un cittadino del mondo. Avendo vissuto sotto tanti campanili non conosce campanilismo. Ama queste due città con la stessa intensità. Per fortuna si vivono tanti amori nella vita che, anche quando finiscono, si portano sempre nel cuore.
Alla ftne di questa storia chi è Tommaso Casabona?
È un uomo ancora più disilluso e cinico ma non ha perso la capacità di credere in se stesso e in quelle poche persone, veramente importanti, che non lo hanno abbandonato nemmeno nel momento di grosse difficoltà che ha vissuto.
Testo Giuseppe Previti