Forse qualcuno ricorda ancora la presentazione del numero 16 di NATURART, organizzata nel dicembre del 2014 al Teatro Bolognini di Pistoia. Conclusa la presentazione, in gruppi ci avviammo verso il Battistero, in Piazza del Duomo, per salire le scale di ferro del cantiere allestito dalla Soprintendenza e guardare da vicino lo straordinario apparato decorativo scultoreo del portale maggiore. Ognuno, in quell’occasione e nel corso delle visite guidate organizzate in quel periodo, ha avuto modo di catturare un’emozione: personalmente non dimenticherò la gioia provata nel poter guardare da vicino un putto volteggiante tra le foglie ornamentali. L’articolo di NATURART che dedicavamo a quell’iniziativa si intitolava “Avvicinatevi alla bellezza”.
Pochi mesi dopo, veniva aperto il cantiere per il restauro e la pulitura del fregio dell’ospedale del Ceppo. La volontà di ripetere l’esperienza fu più forte delle mille difficoltà incontrate, di ordine burocratico e amministrativo. L’occasione era unica e non potevamo perderla, per noi pistoiesi e per i turisti.
Le impalcature del cantiere furono, anche in quell’occasione, accessibili, ma non ci limitammo a dedicare a questa iniziativa un articolo su NATURART (articolo che, naturalmente, scrivemmo). La decisione fu quella di realizzare un libro, il primo della collana “Avvicinatevi alla bellezza”, che aveva un triplice intento: pubblicare alcuni testi che dessero conto del lavoro di restauro svolto e che quindi tracciassero un bilancio delle nuove acquisizioni fatte durante l’apertura del cantiere; ‘immortalare’ un’iniziativa che venne accompagnata da una grandissima attenzione da parte della città e da parte dei turisti, spesso venuti a Pistoia proprio per vedere da vicino le terracotte invetriate del fregio; prolungare l’emozione ricevuta durante la visita attraverso gli scatti fatti da Nicolò Begliomini a tu per tu con le figure ‘robbiane’.
Se infatti la visita al cantiere aveva un limite temporale, la possibilità di tornare virtualmente vicini al fregio sfogliando le pagine di un libro assumeva un carattere duraturo. Ancora oggi, se di questa straordinaria opera d’arte vogliamo osservare un particolare che non riusciamo a percepire ad occhio nudo attraversando piazza Giovanni XXIII, possiamo tirare fuori dalla libreria il volume edito nel 2015, girare le sue pagine, e continuare a rimanere incantati davanti alla bellezza. Permettetemi una brevissima digressione personale. Quando preparai le pagine introduttive del volume, mi fermai a raccontare l’emozione provata vedendo da vicino le lacrime in rilievo sul volto di una donna che piange un proprio congiunto morto. Ora, mentre scrivo, alzo la testa dalla tastiera del computer, mi giro verso destra e sulla parete vedo la riproduzione fotografica del volto di quella donna, con il capo velato di bianco, che Nicolò Begliomini mi ha regalato dopo la stampa del libro. Si è discusso, nel corso di quei mesi e di questi anni, sul valore che può avere, oggi, questo avvicinamento alla bellezza.
SENTIAMO IL BISOGNO di un avvicinamento perché – nella realtà quotidiana, nella nostra vita moderna – ce ne siamo sostanzialmente allontanati? Resta il fatto che la bellezza migliora coloro che riescono a godersela, che la bellezza produce bellezza, così come il brutto (inteso nel senso più ampio della parola: il disordine, il degrado, la sporcizia, la violenza) alimentano il brutto. Avvicinatevi alla bellezza è divenuto quindi anche un invito, per noi stessi e per gli altri: l’indicazione di una strada possibile e consigliabile, una forma – permetteteci l’espressione – di resistenza alle tante negatività che ci circondano.
Al di là di queste riflessioni, però, il volume dedicato al fregio robbiano non è rimasto isolato. Sono seguiti quello riguardante i pulpiti della città e quello dedicato all’altare argenteo custodito nella Cattedrale. I testi, come di consueto (in questo caso curati, rispettivamente, dal Fai di Pistoia e da Lucia Gai), si affiancavano alle fotografie, attente a cogliere i dettagli, capaci di far soffermare l’attenzione su particolari trascurati o destinati a restare inosservati.
E la pubblicazione di questi libri è stata accompagnata da una attenzione dei lettori che è riuscita a superare le nostre aspettative, pure piene di ottimismo. Difficile dimenticare la chiesa di San Bartolomeo affollata per ascoltare Philippe Daverio che parlava dei pulpiti, in occasione della stampa del secondo libro della collana; difficile non ripensare a quando Antonio Paolucci è intervenuto in Duomo per presentare il volume dedicato all’altare argenteo.
Dietro tutto questo, oltre che unariflessione sulla bellezza, c’è stato lo spirito che fin dall’inizio ha animato NATURART: far conoscere le bellezze del nostro territorio a chi ci abita e a chi vive lontano; raccontare la bellezza con serietà e rigore, ma anche con un linguaggio e con strumenti che possano parlare a tutti gli interessati e non solo ad un ristretto gruppo di specialisti.
Testo Giovanni Capecchi
Foto Nicolò Begliomini, Lorenzo Gori