Essere natura, stabilire un rapporto diverso con l’ambiente in cui viviamo, più da vicini di casa, da coinquilini dello stesso pianeta, che non da dominatori.
Questo è stato il filo conduttore che ha percorso i Dialoghi di Pistoia del 2023: un caleidoscopio di interventi che, con apporti provenienti da ambiti plurali e con sguardi diversi, ha dato vita a un mosaico che disegnava e auspicava un mondo differente. Sulla scia di quelle evocazioni, quest’anno, a Pistoia, si parlerà ancora del rapporto con l’ambiente, ma questa volta in chiave alimentare.
È dalla natura che abbiamo sempre ricavato il nostro sostentamento, è da piante e animali che dipendiamo e non sempre abbiamo stabilito rapporti equi con questi nostri indispensabili compagni di viaggio. Spesso ne abbiamo abusato, riducendo il cibo a merce, a prodotto, legato alle tendenze del mercato, sprecandolo, dimenticando che non solo le risorse sono limitate e che ancora troppa gente soffre la fame, ma anche che è un imperativo assoluto stabilire un rapporto etico con vegetali e animali.
Cibo come nutrimento, dunque, ma cibo che – proprio per la sua importanza vitale – trascende la funzione di semplice nutrimento, per occupare spazi simbolici fondamentali, che cambiano da cultura a cultura. Siamo, infatti, “mangiatori culturali”. Non a caso eliminiamo dalle nostre tavole cibi assolutamente commestibili (insetti, cani, gatti, alghe), ma che per qualche motivo abbiamo escluso dalle liste delle cose buone da mangiare. Pensiamo poi ai vari tabù alimentari imposti da religioni e filosofie diverse: divieto di carne suina per ebraismo e islam, di carne bovina per l’induismo…
Attraverso vari osservatori, con angolazioni differenti, anche quest’anno i Dialoghi proporranno una serie di incontri che partendo da una tavola imbandita, ci porteranno lungo un cammino che attraverserà principi etici e morali legati all’ambiente, costruzioni del gusto, viaggi e scambi tra genti diverse, che hanno poi dato vita a piatti “tradizionali”, riflessioni sul futuro e sui molti aspetti legati al cibo, come la salute e l’economia.
Il cibo è un’ottima metafora della cultura, infatti è un gran viaggiatore, si mescola con elementi provenienti da terre lontane e crea nuove combinazioni, esattamente come fanno le idee.
A questo punto, la celebre frase di Feuerbach, che dà il titolo ai Dialoghi di quest’anno: “Siamo ciò che mangiamo”, assume un significato ancora più profondo.
Quasi come dire: “siamo ciò che pensiamo”.
Mercati, cibi e aromi
Il 23 maggio, nell’ambito della XV edizione del festival di antropologia Dialoghi di Pistoia, promosso da Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, inaugura la mostra Mercati, cibi e aromi: 60 scatti fotografici dell’antropologo e fotografo Marco Aime – scrittore, fotografo e docente di Antropologia culturale all’ Università di Genova – collegheranno, come un filo rosso, vari luoghi della città intessendo una narrazione visiva, carica di emozioni, su cibi e aromi.
Un percorso per immagini tra bancarelle e botteghe in diversi angoli del mondo, che ci raccontano storie di cibo, ma anche di sguardi, di parole, di scambi che trasformano le nostre tavole in una piacevole storia fatta di parole talvolta venute da lontano.
La mostra, a cura di Giulia Cogoli, dal titolo evocativo che richiama il sentimento di un tempo, di gente e terre distanti e vicine, è un progetto realizzato dal festival con Confcommercio, quest’anno sul tema: Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente.
Le immagini che compongono il mosaico di questa mostra diffusa, sono state catturate da Aime in diversi angoli di mondo: dagli inebrianti negozi di spezie dell’India e dell’Iran, alle profumate rivendite di pani dell’Asia centrale. Dalle esili bancarelle dei mercati africani, a quelle dei nostri mercati. Un mondo che vive al di fuori dei centri commerciali e che spesso non si limita a essere luogo di acquisto e di vendita, ma si trasforma in momento di incontro e di scambio, dove a circolare è soprattutto la parola. Il cibo diventa allora motore di convivialità, occasione di incontro.
Talvolta venditore e cliente abbandonano i loro ruoli, le loro funzioni, per avviare un dialogo che va al di là del semplice atto dell’acquisto e della vendita. Recita un proverbio africano: “Il mercato è la casa di nessuno”, è uno spazio di tutti, come lo era l’agorà nella Grecia antica, uno spazio di dialogo e di condivisione. Le fotografie sono esposte in luoghi pubblici ed esercizi commerciali di tutta la città e negli spazi del festival.
Progetto e piantina sul sito
www.dialoghidipistoia.it e
www.confcommercio.ptpo.it