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Il Fintocolto diesis, bemolle, lento e rock

Il Fintocolto si piace ma non può dirlo. Anche tu ne conosci sicuramente qualcuno. Se non ti viene in mente nessuno, prova a guardarti intorno. Se non hai niente intorno, prova a guardarti allo specchio.

“Di tutto”. Solitamente è questa la risposta del Fintocolto alla celebre domanda “Che musica ascolti?”, comunemente classificata al quarto posto tra quelle più frequenti per cominciare una conversazione sulle App di incontri amorosi.
Un po’ è legittima difesa: non esporsi troppo in attesa di capire meglio se dall’altra parte ci sia una figura neomielodica (no, non è un refuso quella i) o neorumorosa, lenta o rock, da scala maggiore o minore. Una manciata di semitoni e potrebbe totalmente cambiare il corteggiamento, ma soprattutto la voglia di perpetrarlo.

Un altro po’ è invece legittimo impedimento: volontà di fuggir via da queste domande fastidiose che costringono a dover sintetizzare la propria storia in pochi istanti, giocare d’equilibrismo per non apparire troppo banale e al contempo lanciare un paio di ganci sicuri per l’arrembaggio. Sfrondare le ridondanze, coprire tutti i generi, shakerare un po’ di intellettual-sour con la giusta dose di pop-fizz.
In ogni caso, quasi sempre la lista si conclude con “anche qualcosa di Jazz”, e la pratica è chiusa.
In fondo non è del tutto sbagliata, questa sensazione di esagerata trasversalità: siamo abituati ormai ad ascoltare veramente qualunque cosa, tra suggerimenti e playlist, show e attese di 5 secondi prima di poter skippare la pubblicità, come se ai tempi di Mtv si potessero saltare gli spot, come se non fosse necessario bloccare la videoregistrazione su VHS per non ritrovarseli impressi per sempre tra “Wannabe” delle Spice Girls e “Don’t look back in anger”.

Non ci si può più permettere – già a 30 anni – di osservare le balere con aria d supponente ilarità, di scherno. Non ci si può più permettere perché la nostra balera è il lettore CD portatile nello zaino, la rivoluzione del primo lettore MP3 da 256 mega e senza alcuno schermo, sono i CD-R da masterizzare con le liste accuratamente scelte di 15 pezzi, i Singoli nelle loro custodie sottili, l’artwork e la lettura dei testi nel libretto d’accompagnamento. Lo stramaledetto Max Pezzali.

Insomma, la musica ci culla, ci nutre e ci insegna a camminare. Con lei, tutti quei personaggi così inarrivabili che ce la regalano: quel cantante, quel chitarrista, quel batterista. Poi c’è quello con la chitarra più lunga ma che non si sente molto bene, e in qualche caso il tizio con le tastierine. L’assolo, l’urlaccio, il bemolle, il bridge, il rullante. Le dita di quello con la chitarra lunga (diamogli un po’ di soddisfazione).

E poi l’underground – una nostalgica parola in disuso – la costellazione di band incredibilmente insensate che popolano le sale prove della città, i palchetti con base di pallet, le copie delle Fender, l’amplificatore condiviso. La cittadinanza suonante, la fanteria dell’headbanging, la cagliata del plettro.
Anche da noi, anche nella nostra Pistoia che di incroci con la grande musica ne ha da vendere. Esempi? Facciamone un po’ senza filtro e senza senso: liberi come un’improvvisazione, come “qualcosa di Jazz”:

  • Guccini, che si dichiara pure tifoso della Pistoiese e a Pistoia mangia sempre volentieri;
  • B. King, che sul Palco del Pistoia Blues è salito ben 10 volte;
  • Pietro Mascagni, che a Pistoia ci venne a vedere il proprio dramma “Amica”. Esattamente al Politeama: perché anche Pistoia aveva il suo Politeama.
  • Il Farinelli, celeberrimo cantore eunuco, che a Pistoia ci lasciò il cuore, innamorandosi e subendo il rifiuto di Anna Gatteschi.
  • Non solo Mascagni, ma Puccini e Verdi: tutti amici del nostro organaro cittadino, Filippo Tronci.

Quali altre curiosità pistoiesi vorresti che il Fintocolto citasse? Scrivi a ilfintocolto@gmail.com !

Walter TRIPI

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