Fioriture Liberty

Gli inizi del Novecento sono stati per Montecatini Terme un momento straordinario: la città termale nel periodo della Belle Époque attraversa una condizione di notevole crescita economica, accuratamente abbinata ad una stagione di fervente creatività.

La cittadina termale accolse pienamente i nuovi registri stilistici dell’Art Nouveau, ovvero il cosiddetto stile Liberty o floreale. La necessità di aggiornare le architetture termali e ricettive, soprattutto in considerazione del crescente interesse turistico, creò un clima di eccezionale internazionalità e modernità. Protagonista assoluto di questa coraggiosa trasformazione fu Galileo Chini (1873-1956), probabilmente il miglior interprete italiano di questo movimento artistico, molto presente a Montecatini grazie ad una sensibile quanto attenta committenza pubblica e privata. Percorrere oggi questo itinerario chiniano restituisce all’osservatore un tratto significativo della vera e propria epopea dell’artista fiorentino, attivo in Italia come pochi altri, instancabile esecutore di interventi pittorici, decorazioni in ceramica, vetrate.

A Montecatini Terme esiste un vero e proprio catalogo dell’opera chiniana, dal periodo degli esordi fino alla sua morte. Il suo primo intervento è documentato presso il Padiglione dei Sali Tamerici (1903), edificio puramente liberty nella sua facies architettonica, con rimandi stilistici ai modelli orientali, in origine utilizzato per la vendita dei sali e una parte destinata proprio alla commercializzazione dei prodotti della manifattura Chini di Borgo San Lorenzo. Disegnato dall’architetto Giulio Bernardini, l’edificio è stato recentemente restaurato e finalmente le pitture di Chini sono state restituite alla fruizione dei passanti. Il ricco fregio presente nel sottogronda mostra uno degli stilemi chiniani più noti, con putti reggifestone e zampilli di acqua a richiamare la presenza della fonte, aspetto marcato con il pannello pubblicitario affrescato sulla facciata laterale, sul quale si legge la esaltante iscrizione “I Sali purgativi delle Tamerici vincono i sali stranieri”. La parte frontale dell’edificio presenta quattro bassorilievi di Domenico Trentacoste, sui quali si ammirano scene dedicate all’arte della ceramica. Le quattro figure in grès originariamente furono realizzate per l’Esposizione italiana di arti decorative e industriali di Torino (1902), poi collocate come parte integrante dell’architettura. È qui che si trova il ritratto di Galileo Chini, prima intento nelle attività scultoree e poi pensieroso, avvolto in una densa nube dalla quale emergono delle sorridenti muse ispiratrici. Le altre figure rimandano alle attività del molatore e del fornaciaio, mentre sulla parte inferiore della decorazione due scheletri felini alludono simbolicamente ai segreti della produzione artistica della manifattura chiniana.

IMG 7243IMG 7269
Bassorilievo di Domenico Trentacoste; fregio di Galileo Chini.

A pochi passi dal Padiglione si trova un vero e proprio capolavoro del pittore fiorentino: il soffitto affrescato del Salone delle Feste del Grand Hotel & La Pace (1904), una luminosa allegoria della musica abbinata ad altri pregevoli riquadri minori con putti. La meravigliosa scena incanta per lo sfondo blu oltremare e per il dinamismo delle figure. Il prestigioso hotel conserva anche due vetrate realizzate dalla manifattura di Borgo San Lorenzo (1910), una di grandi dimensioni posta sull’originario ingresso e una nel raffinato angolo bar, tutt’oggi retroilluminata per esaltarne le tonalità dorate. Del 1907 è invece il pannello con putti e ghirlande realizzato per la Sala del Sogno alla Biennale di Venezia, oggi conservato presso il salone di rappresentanza della Palazzina Regia, sede amministrativa delle Terme di Montecatini e collocata proprio sul Viale Verdi fra i due edifici ‘chiniani’. In questi anni l’artista è consacrato come uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau europea, incaricato di affrescare la cupola del vestibolo della Biennale di Venezia (1909) e successivamente invitato in Thailandia dal re Chulalongkorn per decorare il palazzo reale di Bangkok (1911-1914). Montecatini è pienamente inserita in questo fervente contesto di cambiamenti culturali. Del periodo tailandese del pittore è attualmente presente nella collezione privata della Fondazione Credito Valdinievole un bozzetto a grandezza naturale di un Personaggio di corte (202×125 cm), uno studio realizzato per gli affreschi della sala del Trono di Bangkok (1911). Ancora della collezione della Fondazione è la magnifica e imponente tela raffigurante la Primavera Classica (392×332 cm), realizzata da Chini per la Sala Meštrović alla Biennale di Venezia del 1914.

Fra gli edifici più importanti del periodo come non ricordare le Terme Tamerici, mirabile esempio di quella che era considerata la nuova arte ‘totale’? Chini ricerca una continuità ideale fra pannelli, pitture murali, vetrate, pavimenti e rivestimenti degli elementi architettonici. L’artista interviene con maestria sia all’esterno che all’interno dell’edificio, in modo particolare nella Sala della Mescita delle acque. Nei temi scelti da Chini ricorre costantemente il richiamo alla fonte, mentre una nutrita iconografia con soggetti animali apre un corridoio verso oriente: così si spiegano le teste leonine simili ai draghi cinesi pan-chi, presenti sui pilastri del loggiato esterno (1911-1914).

Primavera Classica Galileo Chini ALTAPARTICOLARE CHINI
“La Primavera Classica” di Galileo Chini (1914), collezione Fondazione Credito Valdinievole; affresco di Galileo Chini, Salone delle Feste, Grand Hotel & La Pace.

Dopo la prima Guerra mondiale Montecatini prosegue il suo programma di aggiornamento urbanistico, con la costruzione del nuovo Municipio, dove Chini firma un intervento perfettamente integrato con l’architettura eclettica dell’edificio: vetrate, velari, pitture murali. La narrazione iconografica dello scalone del Municipio – otto pennacchi allegorici e dodici lunotti con putti e vasi decorativi – richiama ai valori di convivenza civile e perseguimento di buone pratiche: Lavorare, Sapere, Costruire, Nella Pace. Sul finire degli anni Venti del Novecento la Manifattura chiniana è presente anche nel piano di ampliamento e decorazione delle Terme Tettuccio, dove Basilio Cascella realizzerà la suggestiva Galleria della Mescita delle acque, mentre la copertura a scaglie del Tempio della Musica porterà la firma inconfondibile del ‘montecatiniese’ Galileo Chini, attivo anche in alcuni villini privati della ville d’eaux toscana.

TESTO
Emanuel Carfora
FOTO
Nicolò Begliomini

More from Discover Pistoia

La Toscana in Bocca presenta l’edizione 2016 a Milano

Il capoluogo lombardo ha ospitato gli chef e gli organizzatori dell’appuntamento cult...
Read More