Mi si chiede dalla Direzione della rivista NATURART della Tesi Group una presentazione della pala di altare presente in S. Francesco a Pescia raffigurante il santo di Assisi. Il Dott. Paolo Vitali, da quanto ho potuto vedere, ha dato abbondanti e qualificate notizie storico-artistiche sulla pala di Bonaventura Berlinghieri, cercando di raccontare le vicende che hanno portato alla riscoperta di questa bellissima opera d’arte e di coglierne l’afflato spirituale che scaturisce da una attenta osservazione e meditazione sul dipinto.
Per quanto mi riguarda non posso che esprimere un sentito grazie a NATURART per le belle riproduzioni e i commenti del Dott. Paolo Vitali.
E ne do una motivazione.
Anche di recente, a luglio 2014, tramite la Soprintendenza e il Superiore Generale dei Frati Minori è stata richiesta la pala di S. Francesco per una esposizione di lungo periodo da farsi l’anno prossimo in onore fra l’altro di Papa Francesco.
La risposta motivata è stata negativa. Anche nel 1981, quando la tavola fu restaurata, fu richiesta dal Sacro Convento di Assisi e, pur con dispiacere, fu detto di no. Sempre agli inizi del 2014 il sottoscritto ha dovuto resistere… all’assalto di Soprintendenza e di altri Enti per un’altra opera di grande valore presente nella chiesa di S. Francesco: S. Dorotea di Iacopo Ligozzi.
Di questo mi si è fatto rimprovero in una rivista mensile che esce a Pescia. Non sto naturalmente ad enumerare le ragioni della mia decisione. Basta una semplice osservazione. Prima di tutto non sono così sicuro che muovere opere d’arte di grandi dimensioni, trasferirle fra l’altro in ambienti con temperature diverse, non sia esente da rischi. Non è possibile poi che una chiesa, nel volger di due anni venga depauperata di due opere così fondamentali quali S. Francesco e S. Dorotea. Nel tempo di internet e di una mobilità favorita dalle autostrade, voler concentrare in mostre monotematiche opere di pittori, mi sembra una fissazione. Queste opere d’arte di carattere religioso si tolgono dal contesto in cui sono nate, cioè la devozione, per esposizioni che non hanno nulla a che vedere con la pietà, ma semplicemente per il gusto estetico. È inoltre un impoverire il territorio.
Diverso invece è il servizio che consapevolmente o no intende offrire NATURART: dare una informazione qualificata con belle riproduzioni. In questo modo chi legge e ammira l’opera d’arte viene invogliato a muoversi e a portarsi di persona a vedere quanto raccontato e riprodotto.
È vero che per la pubblicazione di opere d’arte occorre l’autorizzazione del proprietario, ma è un nulla in confronto a chi intende rimuoverle dalla loro sede naturale. Anzi, come ho detto, viene fatto un servizio e le persone sono invogliate a godere con i propri occhi la bellezza di un’opera d’arte. Grazie quindi a NATURART, che sta diventando una rivista apprezzata per questo servizio che viene fatto al nostro territorio.
Con gli auguri più sentiti per la rivista.
Giovanni De Vivo
Vescovo Diocesi di Pescia