L’abbiamo trattata come fosse un bancomat rotto, incastrato, in grado di regalare banconote a chiunque ne chiedesse, in qualsiasi quantità. Abbiamo scavato ed estratto in ogni modo possibile nelle sue viscere, restituendo in cambio veleni e rifiuti all’aria, al suolo, all’acqua, fino a sconvolgerne irreversibilmente i connotati. È una specie davvero bizzarra quella degli esseri umani, guidata da una stirpe di potenti che hanno certamente qualcosa del genio, ma molto, troppo del virus!
Un virus di quelli che rischia di essere talmente devastante e talmente ottuso da mettere in crisi l’organismo di cui ha bisogno per sopravvivere e per continuare a moltiplicarsi.
Eppure dalla natura deriva la possibilità che sia “ossigenata” l’aria che respiriamo, dalla sua salute e prosperità il fatto che quest’aria sia pulita, buona e non insalubre, non portatrice di affaticamento e di malattie. Eppure dalla natura derivano l’acqua che beviamo, l’ombra fresca che ci ripara dal sole quando picchia troppo forte, il suolo fertile dal quale estraiamo il cibo, le fonti di energia rinnovabili e pulite con le quali abbiamo interagito per millenni (ben prima e ben oltre la breve ubriacatura delle fonti fossili, che abbiamo consumato e continuiamo a consumare in maniera dissennata, sregolata, criminogena). I potenti del mondo l’hanno data per scontata la natura. È questa la verità. Nella migliore delle ipotesi, agendo come se fosse infinitamente accogliente, infinitamente disponibile, infinitamente capace di rigenerarsi; nella peggiore comportandosi come scienziati pazzi, pensandola “domabile” e gestibile come una delle tante variabili nelle nostre disponibilità, pensando di poterla piegare a necessità contingenti.
C’è una patologia psichiatrica specifica per un convincimento del genere: si chiama delirio di onnipotenza, e, se ad esserne ammalati sono gli uomini più potenti del pianeta, tutte le altre persone non possono certo permettersi di dormire sonni tranquilli. Per fortuna, però, non dormono proprio tutti. Ci sono sempre più persone preoccupate per quello che stiamo facendo al pianeta e per le conseguenze che questo atteggiamento predatorio, estrattivo e arrogante ha sulle nostre vite. Ci sono ragazze e ragazzi che fanno sentire le loro voci in mille modi diversi, ci sono pezzi interi della società civile che non smettono di costruire e promuovere proposte efficaci, di diffondere i principi dell’ambientalismo scientifico, di difendere territori e comunità.
Ci sono amministratrici e amministratori di Enti Locali che sul territorio si battono per unire ai principi della sostenibilità ambientale quelli dell’inclusione, della giustizia sociale, della difesa dei più fragili. Ci sono scienziati e studiosi che indicano la strada, che non si stancano di mettere a disposizione le loro energie, le loro competenze e il loro sapere di una battaglia che proprio non è più in nessun modo rinviabile.
E poi ci sono loro: le protagoniste dei nostri racconti: quelle imprese visionarie che ci tengono viva la speranza e che da tempo abbiamo scelto di raccontare assieme: i GreenHeroes.
Sono passati più di 5 anni da quando ci siamo “incontrati” su un social network e da quando abbiamo creato un ponte tra due esigenze: la prima quella di un mondo ricchissimo, fatto di persone mai abbastanza ascoltate, che da lustri erano impegnate nella economia circolare, nella diffusione delle fonti rinnovabili e dei mille modi di risparmiare risorse ed energia, di salvaguardare la natura, riprogettando la società intera in chiave sostenibile… La seconda esigenza era quella di una persona dotata di grande talento artistico e di una grandissima popolarità, desiderosa di mettersi a disposizione per far sentire forte anche la sua voce dalla parte giusta della storia, al fianco di tutte quelle, spesso meno potenti, di chi non resta indifferente osservando i disastri che la crisi climatica porta con sé. Con l’aiuto di una squadra sempre più entusiasta e coesa (Roberto Bragalone, Roberto Giovannini, Francesco Ferrante, Sofia Mannelli, Nicola Moscheni, Giacomo Pellini), appoggiandoci alla storica associazione Kyoto Club, abbiamo costruito e visto crescere questa multiforme rete, che a sua volta è divenuta comunità e luogo di incontri importanti e generativi.
Mettere gli Heroes in uno stesso luogo è un po’ come spalancare le porte di Hogwards, la famosa scuola di magia che sta facendo sognare generazioni di giovani…
Si rimane incantati per la bellezza delle storie generative, coraggiose, piene di innovazione, che non solo riescono a limitare il peso antropico di attività tradizionali, ma che stravolgono completamente queste ultime, ripensandole totalmente. Sono storie di successi imprenditoriali che creano lavoro stabile e pulito, che fanno fatturati importanti, che cambiano la faccia ai territori e la vita delle dipendenti e dei dipendenti, sovvertendo completamente le logiche predatorie che ci hanno spalancato le porte sui mille disastri che dobbiamo affrontare.
Siamo fieri da impazzire di questa comunità piena di talenti e generosità, che più di una volta si è rimboccata le maniche per agire collettivamente a sostegno di realtà bisognose di un supporto speciale e straordinario: come quando siamo riusciti a contribuire alla riqualificazione di un parco urbano a San Giuseppe Jato (in provincia di Palermo) dedicato a Giuseppe Di Matteo, giovanissima vittima innocente di mafia, restituendo alla cittadinanza terreni sottratti proprio ai suoi aguzzini.
Come stiamo facendo proprio in queste settimane, al fianco della cooperativa sociale “L’Orto” che a Bologna si occupa di inclusione sociale e lavorativa di persone con disabilità, contribuendo, con il supporto operativo di AzzeroCO2, alla realizzazione di un nuovo “frutteto solidale” e al ripristino degli orti e degli alberi distrutti dalla terribile alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2023.
La nostra speranza è che questa rete possa crescere e, soprattutto, che possa mostrare a tutte e tutti quante soluzioni e quante risposte ci sono, quante strade per arrivare in un luogo molto migliore di quello in cui ci sentiamo spesso intrappolati. Essere consapevoli di non dover arrendersi a una deriva ineluttabile è, in fondo, il primo passo per diventare protagonisti del cambiamento! E farlo assieme, diventando moltitudine e marea, è ancora più bello!
Testo Annalisa Corrado, Alessandro Gassmann
Foto Nicolò Begliomini, Lorenzo Marianeschi