Il Tibet rivelato: Ippolito Desideri in mostra a Pistoia

Ippolito Desideri-Tibet-gesuita

Da oggi fino al 10 dicembre Pistoia scopre Ippolito Desideri.

Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017, dedica una mostra Ippolito Desideri (Pistoia, 1684 – Roma, 1733), missionario gesuita che per primo rivelò il Tibet all’Occidente anticipando di secoli gli specialisti del settore, un antesignano di una fortunata stagione di esplorazioni italiane in Asia.
Nella ricorrenza del terzo centenario dell’arrivo a Lhasa del missionario, apre oggi a Palazzo Sozzifanti (via De’ Rossi 7) la mostra “La rivelazione del Tibet. Ippolito Desideri e l’esplorazione italiana nelle terre più vicine al cielo”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e curata dal geografo e storico Andrea Cantile, da Massimiliano polichetti e Oscar Nalesini del Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di Roma.

«Siamo soddisfatti di questa mostra – spiega Luca Iozzelli presidente della Fondazione Caript durante l’apertura della mostra – occasione unica per la città per riscoprire e conoscere la figura di Desideri e del suo incredibile viaggio in Tibet. L’innato bisogno del gesuita di scoprire e appunto conoscere il mondo è significativo, soprattutto nell’anno di Capitale della cultura, in cui è importante celebrare chi della conoscenza ha fatto la sua ragione di vita».

 

Della mostra fanno parte documenti, carte geografiche, foto panoramiche d’epoca, strumentazione scientifica si alterneranno a filmati e dipinti su stoffa o thangka, che permetteranno ai visitatori di ripercorrere idealmente queste terre lontane. Il viaggio di Desideri verso il Tibet durò quasi quattro anni. Dopo aver compiuto un lungo cammino attraverso le regioni del Punjab, Kashmir, Baltistan e Ladakh tra il 1712 e il 1728, il gesuita rivelò il “Tetto del Mondo” all’Europa attraverso descrizioni ricchissime e originali di un paese all’epoca totalmente sconosciuto. Le pagine dei suoi scritti, con opere in lingua tibetana, raccontano le aree esplorate dal punto di vista geografico, storico, antropologico, filosofico e religioso e mostrano una forte capacità di penetrare la complessità delle concezioni centrali del Buddhismo.

Un contributo fondamentale per la mostra arriva anche dallo storico Enzo Bargiacchi, che da anni ha catalizzato l’attenzione della comunità scientifica internazionale attorno alla figura di Desideri, facendosi promotore di una rinnovata stagione di ricerche oltre che interprete del pensiero del gesuita: «Sono davvero emozionato per questa serie di eventi che ha richiesto 10 anni di impegno con tutta la comunità internazionale dagli Stati Uniti all’Europa – racconta Bargiacchi – tutto per promuovere il lavoro straordinario di questa importante figura».

Ippolito Desideri è ritenuto infatti l’iniziatore di una stagione di ricerche e viaggi che hanno visto protagonista la scienza italiana: il percorso espositivo svelerà l’eccezionale contributo offerto dall’Italia nel campo dell’esplorazione in Tibet, in particolare nell’area Karakorum-Himalaya. Molti oggetti e immagini in mostra sono stati infatti raccolti durante i vari viaggi di esplorazione e di studio guidati da esploratori come Osvaldo Roero di Cortanze, Mario Piacenza, Giuseppe Tucci, esploratori che, mossi dall’unico fine della conoscenza, compresero a fondo le particolarità geografiche, uniche al mondo, la religione, l’arte e la cultura del Tibet e ne diedero per la prima volta nella storia una precisa collocazione e una descrizione cartografica corretta.

 

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