Un itinerario di 10 chilometri, tra Cutigliano e la Cresta dell’Omo
La Cresta dell’Omo è una delle dorsali che si staccano dal crinale principale dell’Appennino Tosco Emiliano, si snoda dal passo della Croce Arcana nel versante tirrenico e sul lato esposto a mezzogiorno si adagia alle sue pendici per far posto all’abitato di Cutigliano, mentre sull’altro diventa una successione di scoscesi pendii delineati dal torrente Volata, un affluente di sinistra della Lima le cui acque confluiscono nel fiume Serchio poco a monte del Ponte del Diavolo e raggiungono il Mare Tirreno dopo aver lambito Lucca e Pisa.
Da alcuni anni questa zona è oggetto di interesse e di studio perché vi si sono trovate numerose incisioni rupestri. La Val di Lima e il territorio di Cutigliano si stanno rivelando un vero e proprio scrigno a riguardo. Notevoli scoperte sono state fatte anche nella zona di Piteglio fra le quali ricordiamo il Masso della Pescaia e il Monte di Limano con la parete incisa denominata il Balzo alle Cialde.
Per incisioni rupestri s’intendono segni schematici, figurativi e simbolici lasciati dagli antenati sulle rocce fin dalla preistoria. Ne sono state individuate lungo antichi sentieri, in ripari, nascoste nelle pieghe delle valli, sui valichi e perfino sulle cime dei monti e in luoghi esposti e panoramici.
Vedere le incisioni rupestri, anche se già note, non è facile e in attesa di un adeguato progetto di valorizzazione e tutela può capitare che presto la natura torni a custodirle con il proprio manto vegetale. Chi volesse provare l’emozione della riscoperta di questi segni dell’uomo, non ha che da percorrere l’itinerario che parte dal Palazzo dei Capitani della Montagna di Cutigliano e con un anello di circa 10 chilometri, e un dislivello di 500 metri, su antica viabilità di valico appenninico e di collegamento fra gli abitati storici di Cutigliano e Lizzano, collega i principali siti di incisioni presenti nella Cresta dell’Omo per ritornare al punto di partenza dopo 4 o 5 ore di cammino. Dapprima si scende verso il torrente Lima passando davanti alla Chiesa di San Bartolomeo e al Podere La Buca, giunti ai resti dell’Oratorio della Vergine di Pontelungo, che si specchiano nelle acque della Lima, ci si dirige verso il molino di Podilago, alla confluenza con il torrente Volata, per risalire con alcuni tornanti su un sentiero a tratti selciato, verso il viale e il punto panoramico del Poggio di San Vito. Da qui percorrendo il crinale si raggiunge il monte Cuccola, dove troneggiava una medievale torre di avvistamento, per riscendere a Cutigliano percorrendo un tratto del sentiero CAI n. 6, recentemente ripristinato, che passa dal Podere del Pianone, da’ Pra di Chiavello e giunge alla loggia e al Palazzo dei Capitani, punto di partenza, dove si potrà rifocillarsi con l’acqua freschissima che sgorga dalla fontana fiancheggiata dalla colonna con il Marzocco fiorentino.
Il monte Cuccola (1040 metri sul livello del mare) è il punto più alto dell’itinerario. È da qui che hanno preso avvio le scoperte. Nel settembre del 2009 grazie alle indicazioni di un anziano pastore di Cutigliano, Enzo Tonarelli (nato nel 1920 e recentemente scomparso), fu individuata una roccia disseminata di scritte, molte delle quali da lui realizzate negli anni ‘30. Ripulendo la roccia su un’area marginale, non interessata dalle incisioni moderne o forse rispettata da queste, sono emersi segni diversi, chiaramente più datati, alcuni cruciformi ed altri identificabili come antiche simbologie di tipo sessuale legate alla fertilità e di carattere apotropaico, realizzate per scacciare il maligno. Denominato Masso della Cuccola è diviso in quattro settori dei quali i due più piccoli sulla sinistra, gelosamente custoditi dai pungenti aculei di una pianta di ginepro, sono risultati i più interessanti dopo la fase di rilievo e delle foto notturne a luce radente. Le incisioni più rappresentative sono segni a “phi” e figure antropomorfe di tipologia arcaica.
La ricerca si è intensificata permettendo ulteriori ritrovamenti. In particolare nel 2012 la “giovane esploratrice” Gemma, con lo sguardo acuto dei bambini, si accorge di un segno su un grande masso inclinato ricoperto dal muschio che una volta ripulito mette in mostra una fitta trama di incisioni, coppelle, segni lineari molto profondi, piccoli fori a formare allineamenti e recinti. Da allora conosciuto come Masso di Gemma, contiene incisioni fra le più interessanti, forse antiche e enigmatiche di tutta la zona. Si tratta di un affioramento roccioso di notevoli dimensioni: circa 3,50 x 2,90 metri. La prima sensazione avuta è stata quella di essere davanti a una rappresentazione del territorio, una specie di mappa realistica o di fantasia. Le mappe topografiche graffite su massi sono un soggetto che ha visto la sua diffusione fin dall’età del bronzo. Testimonianze di tali manufatti sono presenti sul Monte Bego (Alpi Marittime) e in Valcamonica dove si trova la famosa mappa di Bedolina attribuita all’inizio dell’Età del Ferro.
La maggiore concentrazioni di incisioni si trova in questa area, nel tratto di sentiero che risale dal molino di Podilago verso il viale di San Vito, non lontano si segnala la Roccia della Torre, una liscia e inclinata superficie di arenaria dove sono state rilevate alcune piccole croci e l’immagine di una Torre. Un graffito filiforme che rappresenta un unicum in questa regione e che trova pochi riscontri in Italia, se non nella zona di Campanine in Valcamonica.
Più in basso sulla stessa roccia è stata rinvenuta l’impronta di una mano sinistra a grandezza naturale completa di avambraccio e realizzata con una tecnica particolare (incisione di contorno e lisciatura interna). Lasciare l’impronta della propria mano è un gesto antichissimo. Testimonianze di tale segno sono note in ogni continente e di ogni epoca, sia incise sulle rocce alla luce del sole che nel buio delle grotte.
INFO UTILI
Per chi fosse interessato ad approfondire questi temi si segnala la pubblicazione La Cresta dell’Omo – storia, archeologia, antica viabilità, incisioni rupestri nell’Appennino Toscano in alta Val di Lima, realizzata dagli autori dell’articolo con contributi di Andrea Reggiannini, Massimo Turchi e Simone Breschi, edita nel giugno 2014 dal Gruppi di Studi Alta Val di Lima, Centro arte rupestre Toscana e Gruppo di ricerca “Terre Alte” del C.A.I.
Nella pubblicazione si tenta una prima interpretazione iconografica e cronologica delle incisioni rupestri rinvenute e si offrono al lettore ricostruzioni di archeologia sperimentale delle principali tecniche incisorie, utili a comprendere questa arcaica, affascinante e significativa forma espressiva dell’uomo.
TESTO
Alessandro Bernardini
Pietro Giannini
Giancarlo Sani
FOTO
Lorenzo Gori