Il Medioevo fu per Pistoia una vera età dell’oro, tornato recentemente al centro dell’attenzione, grazie anche alla mostra “Medioevo a Pistoia. Crocevia di artisti tra Romanico e Gotico”, promossa da Pistoia Musei e curata da Angelo Tartuferi, Enrica Neri Lusanna e Ada Labriola. In questo contesto ha preso avvio il progetto degli Itinerari nel Medioevo pistoiese. Il libro illustra in modo sintetico e puntuale i principali monumenti e opere d’arte medievali di Pistoia, accompagnando il visitatore alla scoperta delle ricchezze cittadine, più e meno note. È organizzato in tre itinerari, divisi per taglio cronologico: dopo una breve introduzione, ciascun percorso esplora, tramite agili schede monografiche, gli edifici più rappresentativi del centro storico, ripercorrendone le principali fasi costruttive e artistiche, e illustrando le più significative opere medievali in essi contenute, alcune approfondite con un commento dedicato. In parallelo, otto brevi saggi tematici integrano i tre percorsi, analizzando opere e luoghi entro un più ampio panorama storico-artistico, facendo particolare attenzione a beni dispersi o migrati fuori dai confini cittadini. La lettura è supportata da un ricco corredo fotografico (con scatti d’epoca, mappe e planimetrie), realizzato in gran parte per l’occasione, nonché da una breve bibliografia aggiornata sulle pubblicazioni scientifiche più recenti.
Guglielmo, Annuncio a Zaccaria e Visitazione della Vergine, San Zeno, cripta
Il primo itinerario percorre i più importanti monumenti del Romanico, come la Cattedrale di San Zeno, San Giovanni Fuorcivitas, Sant’Andrea, rievocando il periodo storico e artistico forse più incisivo per la definizione dell’identità e dell’aspetto cittadino. Il XII secolo rappresentò infatti per Pistoia un momento assai fertile, caratterizzato dall’espansione demografica ed economica, grazie anche ai ceti sociali emergenti, e dall’arrivo verso il 1138 della reliquia jacobea da Santiago di Compostella. In città furono erette le numerose chiese bicrome, che ancora oggi costituiscono il tratto più peculiare del panorama urbano. Determinante per lo sviluppo del nuovo linguaggio romanico fu l’arrivo di scultori e architetti pisani, come maestro Guglielmo, Gruamonte e Adeodato, che furono i veri protagonisti di questa stagione artistica.
Il secondo percorso si snoda invece tra le testimonianze più significative del Duecento, quando nacquero e si diffusero i nuovi Ordini mendicanti, in particolare Francescani e Domenicani, che presero parte attiva nel riplasmare l’aspetto delle loro chiese e conventi, alla ricerca di un rapporto più diretto con le crescenti masse dei fedeli. Un importante stimolo per il rinnovamento della cultura artistica locale fu la presenza di scultori e lapicidi lombardi, quali Lanfranco e Guido Bigarelli, che portarono un linguaggio aggiornato sulle novità dell’arte gotica, in direzione di un naturalismo più vivace e sensibile. Nella seconda metà del secolo, questo processo fu drasticamente accelerato dall’arrivo di artisti di primo piano provenienti da Firenze e non solo, come i pittori Coppo di Marcovaldo e il figlio Salerno, e lo scultore Nicola Pisano con la sua bottega. In questo rinnovato contesto si formarono nuove generazioni di artisti pistoiesi, come il pittore Manfredino d’Alberto, che alla fine del Duecento fu operoso anche a Genova.
Il terzo e ultimo itinerario è dedicato infine ai grandi cantieri del Trecento, che offrono un prezioso squarcio sui maggiori fatti artistici del periodo in città. L’inizio del secolo fu segnato dalla clamorosa presenza di Giovanni Pisano, che, col padre Nicola, fu tra i protagonisti assoluti della scultura gotica italiana. Giunto verso l’anno 1300 con la bottega per l’impresa del pulpito di Sant’Andrea, forse anche grazie alla mediazione del vescovo Tommaso Andrei, Giovanni impresse un corso nuovo alle sorti artistiche locali. In quegli stessi anni, grazie alla presenza del pittore fiorentino Lippo di Benivieni, Pistoia si aprì anche alle rivoluzionarie novità dell’arte di Giotto, considerato a ragione il padre della pittura moderna. In questo ricco e stimolante contesto prese avvio il percorso originale del Maestro del 1310, che può essere definito l’estroso capostipite della pittura gotica locale. Tutta la prima metà del secolo fu caratterizzata dalla presenza di artisti forestieri di altissima levatura provenienti dai principali centri della Toscana, come Firenze, Siena e Pisa, attivi nei più importanti cantieri cittadini. Grazie alla forza attrattiva e propulsiva degli Ordini mendicanti, vennero avviate imprese decorative grandiose, che, anche dopo la pestilenza del 1348-1349, rimodellarono l’aspetto delle principali chiese cittadine, come San Francesco, San Domenico, San Lorenzo e il Tau, consegnandoci i raggiungimenti artistici più significativi dell’arte gotica a Pistoia.
Guido Bigarelli, San Michele in Cioncio
Oltre a illustrare in sintesi questi snodi, il libro offre tuttavia varie novità e acquisizioni critiche di rilievo, relative a opere d’arte finora sfuggite agli studi. Un caso eclatante è senz’altro l’individuazione del Sant’Andrea scolpito proveniente dall’omonima chiesa, che costituisce una nuova, importante testimonianza dell’attività di Gruamonte e bottega alla metà del XII secolo. Altrettanto importante è l’affresco con San Paolo in San Pier Maggiore, riferito al Maestro del 1310, che meglio lascia comprendere gli esordi di questo enigmatico pittore, mentre la Vergine annunciata nella chiesa a essa dedicata, ricondotta a Biagio di Goro Ghezzi, documenta una presenza senese sinora sfuggita, che arricchisce le fila dei pittori forestieri presenti in città nella seconda metà del Trecento.
Biagio di Goro Ghezzi, Vergine Annunziata, Santissima Annunziata
Particolare attenzione è stata prestata inoltre allo studio degli assetti e dei contesti originari delle opere: nel volume viene offerta ad esempio un’inedita ricostruzione digitale del presbiterio di San Giovanni Fuorcivitas con lo spettacolare allestimento pittorico dell’altare maggiore ornato dal polittico di Taddeo Gaddi e dall’antependio di Giovanni di Bartolomeo Cristiani, posti un tempo in stretta relazione all’antica recinzione e al pulpito di Fra Guglielmo.
Testo Giacomo Guazzini, Gaia Ravalli
Foto Musei Civici Pistoia, Nicolò Begliomini