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L’arte di spedire piante

Le piante coltivate nei vivai hanno una precisa destinazione: essere trapiantate e trasferite nei luoghi più disparati per essere collocate nella dimora definitiva.

Il vivaio è l’ambiente di propagazione e di accrescimento con appropriate tecniche colturali in modo da ottenere un “prodotto vegetale” con caratteristiche merceologiche tipiche per ogni specie e varietà di pianta. Questi prodotti oltre ad essere diversificati dal punto di vista botanico, migliaia di varietà, sono caratterizzati da forme, dimensioni, in vaso o con il “pane di terra” abbastanza variabili, per tutte le esigenze, da piante piccole a grandi alberi “pronto effetto”. La stessa varietà di pianta è coltivata in svariate forme e dimensioni, adatta a differenti impieghi nella progettazione e realizzazione del verde pubblico e privato.

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Affinché la pianta possa essere spedita dal vivaio deve essere preparata, sia nella parte radicale che nella parte aerea o chioma. Indubbiamente la preparazione della parte radicale è la più complessa e incisiva sulla continuità delle sue funzioni biologiche durante il suo trasferimento e attecchimento nel nuovo luogo di vita. Le linee colturali a questo riguardo sono due: coltivazione in vaso e coltivazione in piena terra. La coltivazione in contenitore, sia per l’intero ciclo produttivo oppure per l’ultima fase di piante provenienti dal pieno campo, comporta la crescita dell’apparato radicale all’interno di un substrato, terriccio, di un determinato volume; in questo modo le radici sono sempre a contatto del “terreno” sia in vivaio che durante il trasporto, per la pianta il cambiamento ambientale è minimo e di conseguenza anche la crisi di trapianto è più facilmente superabile. Quando invece la pianta ha le radici nel terreno del vivaio, al momento del suo trapianto è necessario intervenire recidendo le radici periferiche, secondo un determinato volume in rapporto alla grandezza della pianta e al periodo di permanenza della stessa sul terreno.

Questa operazione è definita zollatura, e consiste nella formazione intorno all’apparato radicale di un volume di terreno, detto anche “pane di terra” a forma arrotondata, tronco-conica. Con questa operazione la pianta può essere rimossa dal terreno, sollevata e trasportata in altro posto previo rivestimento che ne assicuri la stabilità, cioè la permanenza del terreno attorno alle radici presenti all’interno della zolla. Dalla nascita del vivaismo pistoiese, intorno alla metà dell’Ottocento, ad oggi, questa lavorazione è rimasta la stessa, sono cambiati i materiali e le macchine. All’inizio e fino agli anni Settanta del Novecento il rivestimento della zolla era effettuato con steli di segale, veniva fatta l’impagliatura rigorosamente a mano, sia alla zolla in buca che fuori buca. In questo periodo, seppure avviata anche prima, si diffuse nei vivai l’incassatura ovvero la collocazione intorno la zolla di una cassa di legno d’abete o di pino, a forma tronco-conica, fermata al colletto della pianta con le splanghe. Questa tecnica era usata principalmente per rizzollare, ovvero per tagliare una parte delle radici, tre lati della futura cassa, e una parte lasciata integra e tagliata al momento dell’estirpazione dal terreno. In questo modo la pianta rigenerava radici nuove da quelle recise e manteneva assorbimento e vitalità da quelle integre. Un modo per ridurre questa fase di trapianto, molto delicata soprattutto per le piante medio-grandi. Negli ultimi decenni si è diffusa ed ha sostituito queste tecniche precedenti la retatura, il rivestimento della zolla con rete metallica a maglie larghe, rete che dà stabilità alla zolla stessa e con l’ulteriore rivestimento con tela di juta mantiene bene il pane di terra durante i vari passaggi dal vivaio alla dimora definitiva. Anche la chioma viene imballata per affrontare il viaggio; si esegue l’acciuffatura con rete e nastri, in modo tale che i rami vengano raccolti delicatamente attorno al fusto o fusti. Si proteggono così anche le foglie che devono rimanere integre. Le piante pronte, imballate, poste nelle ceste raggiungono il piazzale di carico e vengono caricate sui vari automezzi. Il carico è un’operazione molto complessa e di precisione non solo per la corretta consistenza di piante assegnate a ciascun cliente e zona di destinazione, ma soprattutto per le modalità in cui le piante sono collocate le une accanto alle altre. Per questa operazione vi sono due principali modalità: o le piante sono disposte in carretti standard, ben affastellate e protette, che entrano nel cassone dell’automezzo a misura fino ad occupare l’intero volume, oppure vengono disposte una per una nel cassone, in modo inclinato e protette tra loro da cartone o juta, per non danneggiare i tronchi ed altre parti della chioma. Pertanto nel carico si alternano piante grandi e piante piccole, ben “mescolate” tra loro per occupare il massimo volume disponibile; non ci possono essere vuoti eccessivi sia per ragioni di vibrazioni durante il viaggio, che per ragioni di costi di trasporto, specialmente per le lunghe distanze. Le piante infatti partono da Pistoia per paesi molto lontani, sia in Europa che in località extraeuropee.

 

TESTO
Carlo Vezzosi
FOTO
Nicolò Begliomini

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