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La collezione di Luigi Tronci

Penso che a molti sarà capitato di passare davanti ad un museo della musica o addirittura di entrarvi dentro, anche soltanto per curiosità.
Penso alla Cité de la musique di Parigi al Parc de la Villette con i suoi mille oggetti sonori, ma anche qui a Pistoia abbiamo il nostro “Museo degli strumenti musicali”, costituito da quasi mille pezzi che Luigi Tronci nel tempo ha collezionato per amore, per curiosità e per lavoro. La parte più visibile è quella inerente agli strumenti percussivi italiani, anche legati alle tradizioni popolari, per arrivare fino a quelli extraeuropei.Questa collezione, a cura della costituita Fondazione Luigi Tronci, offre al visitatore una buona documentazione, utile per chi vuol conoscere meglio l’argomento inerente agli strumenti a percussione, gli “idiofoni” appunto (il cui suono è prodotto dalla vibrazione dello stesso strumento) e ascoltare anche i loro suoni. Inoltre la Fondazione, periodicamente, organizza, oltre a concerti di musica classica, jazz e contemporanea, corsi di perfezionamento e conferenze.
Non possiamo dimenticare che Luigi Tronci ha contribuito anche alla realizzazione di “sculture sonore” che possono produrre nuovi suoni, mostrando quella positiva curiosità e amore per la ricerca che ha ereditato sicuramente dal nonno Benedetto, diventando un prezioso collaboratore degli artisti che si rivolgevano e si rivolgono ancora a lui perché sono sempre alla ricerca di particolari suoni prodotti da forme che diventeranno poi delle vere e proprie sculture sonore.
Ricordo quella di Eliseo Mattiacci: Echi di suoni e cani che abbaiano che fu esposta nel 1983 a New York; Luigi Tronci aiutò a “provare” i piatti che l’artista montò su aste verticali e che, grazie a dei piccoli motori, potevano roteare. Mentre per l’artista Diego Esposito, Luigi contribuì a dare vita all’opera: O suono, che si componeva di grandi lastre metalliche inserite in un grande “quadro sonoro” e, in quel “quadro”, si riflessero i molti colori degli alberi dell’anfiteatro del giardino di villa Celle a Santomato di Pistoia e risuonò anche insieme alla mia Ala dell’angelo, che i musicisti Agudo e Canale fecero dialogare con quella preziosa natura e con le altre opere esposte, lasciando senza fiato i presenti.
Altre sculture sono Messaggio ad una Supernova di Armando Marrocco e Nubile del grande Jaume Plensa che oggi si può ammirare nel Giardino del XXI secolo all’interno del Castello Villa Smilea di Montale, davanti ad una mia scultura sonora: il Cubo.

Il “Museo della Musica e degli Strumenti Musicali a Percussione e Centro di Documentazione”

Jaume ha giocato con i “bronzi” di Luigi, con i loro suoni. Penso ai circa settanta piatti per le altrettante gocce che casualmente li avrebbero colpiti per una installazione in una chiesa di Pollença in Spagna e ai duecento piatti infilati su steli altissimi in un angolo della hall del più alto grattacielo di Dubai e del mondo, il Burj Khalifa di 828 metri di altezza. Il ricordo di questi echi sonori mi riporta agli strumenti che vengono ancora prodotti qui a Pistoia come le campane a calotta, i gong, le sonagliere, le campane tubolari, i piatti musicali per le orchestre, per le bande cittadine e soprattutto per le “batterie” dei più importanti e famosi complessi musicali che possiamo vedere in televisione, senza dimenticare i set di campane a lastra, anche questi per orchestre e musicisti contemporanei, che hanno una storia che parte dalla metà del 1700, quando questa famiglia Tronci si dedicò alla costruzione di organi, o se preferite di “aerofoni”: una storia tutta pistoiese.Infatti questa “macchina sonora” si arricchì di nuove sonorità che imitavano le bande musicali grazie all’inserimento di piatti, campanelli, grancassa e talvolta anche di un rullante, comandati da apposit
registri ed è qui che appare nella costruzione degli organi il nome dei Tronci che divennero protagonisti nell’evoluzione di questo complesso “strumento” insieme alla famiglia Agati. Riuscirono anche ad inserire nell’organo il cappello cinese, un insieme di campanellini di dimensioni diverse appesi a una struttura di legno, che creano un interessante e nuovo effetto sonoro. Possiamo ben dire che questa produzione organaria e degli strumenti musicali ad essa collegati iniziò oltre 270 anni fa e continua tutt’oggi sotto il nome di U.F.I.P. (Unione Fabbrica Italiana Piatti) e siamo all’attuale Luigi, che è il terzo della famiglia (figlio di Giulio Cesare Tronci, figlio di Benedetto, figlio di Luigi (II)). Oggi è il presidente della fondazione omonima nata nel 2008 come: “Museo della Musica e degli Strumenti Musicali a Percussione e Centro di Documentazione”, visitabile nei locali del Conservatorio di San Giovanni Battista di Pistoia.

Il “Museo della Musica e degli Strumenti Musicali a Percussione e Centro di Documentazione”

La collezione, come ho accennato, si compone di oltre ottocento “idiofoni” e un patrimonio di documenti e di libri che danno origine ad una piccola biblioteca tematica.
Sarebbe auspicabile che la città concedesse un ambiente più consono a questa importante esposizione di idiofoni che fanno parte della storia di Pistoia e per gli importanti laboratori didattici adeguati ad ogni tipo di scuola, che la Fondazione Tronci, il nostro Luigi (III), organizza insieme a visite guidate e concerti di musica contemporanea.
La storia della musica è la storia dell’uomo. Non perdiamola!!!

Foto Nicolò Begliomini

Testo Andrea Dami

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