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QUANDO LA TRADIZIONE UCCIDE

Merida e Sanson passano le ore del giorno a riposarsi immerse nel verde della loro nuova dimora al GZP. Ogni tanto amano giocare a nascondino o fare il bagno nel laghetto e sembra che le note nere della loro precedente vita si siano attenuate, quasi non c’è traccia nei loro occhi dell’orrore che hanno vissuto.
Sono due tigri che fanno parte di un “pacchetto” di dieci spedite dal Lazio alla regione russa del Daghestan, mittente un circo italiano destinazione uno zoo russo rivelatosi inesistente; una delle tante rotte del traffico illecito di tigri utilizzate, in ogni loro parte, per la medicina tradizionale asiatica.
I numeri che emergono dal recente rapporto del TRAFFIC (organizzazione internazionale che monitora il commercio della fauna selvatica) spiazzano tutte le previsioni sul declino di questa antica tradizione che attribuisce alle differenti parti del corpo di una tigre effetti curativi.
Da gennaio 2020 a giugno 2022 sono state sequestrate 3377 tigri commercializzate illegalmente, vive o morte, in 50 Paesi differenti. Pelle, ossa e denti sono al centro di un fiorente commercio illegale alimentato con animali provenienti dalla cattura in Natura o dagli allevamenti e dai circhi.
India, Cina e Indonesia sono i Paesi con le percentuali di sequestri più alti ma anche l’Europa è teatro di traffici illeciti, compreso il nostro Paese.


In questo contesto si inserisce la vicenda che ha visto protagoniste anche Merida e Sanson, insieme ad le altre 8 trasferite all’interno di casse alte appena 60 cm, una sopra l’altra, stipate in un camion normalmente adibito al trasporto di cavalli.
Il viaggio è terminato bruscante grazie alla diligenza degli agenti doganali dell’ultima frontiera dell’Europa, a Terespol, al confine con la Bielorussia. La scena che si è presentata all’apertura del camion è stata da brividi: gli animali erano disidratati, non potevano muoversi, erano sporchi delle loro stesse deiezioni, una morta.
Il sequestro e lo spostamento verso lo Zoo di Poznan e al centro di recupero AAP a Primadomus in Spagna ha permesso di salvarle ma per il recupero psichico il percorso è stato molto lungo.
Sanson e Merida sono arrivate a Pistoia a luglio, hanno 7 anni e sono bellissime.
La loro origine non permette di inserirle nel progetto europeo per la riproduzione delle specie in via d’estinzione (EEPs) coordinato dall’EAZA (Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari) ma la loro storia ci permette di tenere alta l’attenzione su una specie che conta in Natura poco più di 3000 individui, distribuiti in territori frammentati e sotto la continua pressione umana.
Deforestazione, diminuzione delle prede naturali, conflitto con le popolazioni locali per le uccisioni di animali domestici e di persone sono gli altri deflagranti motivi di un declino costante che fa della tigre una delle specie classificate dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come in via di estinzione, uno dei livelli più alti di pericolo di sopravvivenza della specie.
Mentre osserviamo Merida che gioca con Sanson, ci chiediamo quante altre non ce l’abbiano fatta, quante, sfuggite al controllo, siano state trasformate in “vino” o in colla di osso, quanti documenti scientifici dovranno essere prodotti ancora per dimostrare a tutte le persone che ne fanno uso che nessuna parte di tigre ha effetti curativi?
Combattere il commercio illegale degli animali selvatici è per noi un valore intrinseco alla nostra mission, ma abbiamo bisogno di alleati per avere maggiore forza. Tu che leggi puoi essere parte di questo processo semplicemente raccontando la storia di Merida e Sanson, perché sempre più persone dichiarino con determinazione la fine di questo sterminio.

Testo Eleonora Angelini Responsabile della didattica e comunicazione Giardino Zoologico di Pistoia

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