“L’arte di piantare paesaggi”, basterebbe il titolo per spiegare quello che è stato fatto a Pistoia, ma che interessa tutto il mondo.
Un concetto civico, che guarda al futuro, è stato al centro di un percorso didattico che ha coinvolto gli studenti delle classi 2E e 2A del liceo artistico Petrocchi di Pistoia: girando sulle colline di Sant’Alessio appena fuori città hanno visto le piante del futuro, ‘allevate’ in un vivaio ornamentale (La Pineta della Giorgio Tesi Group); e sulle stesse colline (nell’azienda agricola Il Podere del Tordo) hanno capito perché il paesaggio canonico e bellissimo della Toscana è fatto di ulivi, cipressi e viti. Il tutto spiegato da contadini ed esperti della rete Coldiretti, l’associazione di agricoltori che ha pensato e organizzato insieme al liceo Petrocchi L’arte di piantare paesaggi, nell’ambito di un progetto di educazione civica, condotto con il ministero della Pubblica Istruzione.
Visione dal vivo a chiusura del percorso didattico fatto in aula, partito dalla definizione presente nella Costituzione Italiana (che lega il paesaggio al patrimonio storico-artistico della Nazione), e dalla Convenzione europea del paesaggio.
L’attività in aula ha contemplato lo studio di artisti che hanno ‘dipinto paesaggi’, intrecciando arte e natura.
Il Giardino di Monet a Giverny ne è esempio eclatante, dove egli concepisce il proprio giardino come una grande tela offerta dalla natura, modellando la vegetazione e le fioriture come fossero forme e pigmenti colorati.
Il quadro dipinto dagli studenti: due mani che si avvicinano l’una all’altra
L’opera di Monet richiama l’azione dei contadini che hanno modellato i paesaggi con coltivazioni e opere di mantenimento (muretti a secco): L’arte di piantare paesaggi, appunto!
Il paesaggio, infatti, non è solo visione (estetica e a volte estatica, come i fiori per Monet), ma è costruito con ‘elementi di utilità collettiva’, in particolare da chi la terra la lavora. È l’antropizzazione del paesaggio, vale a dire l’opera incessante dell’uomo che ha modellato la natura per esigenze primarie: storicamente per ottenere più cibo, e per migliorare l’assetto idrogeologico, nei nostri tempi anche per migliorare la qualità dell’aria e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
L’arte di piantare paesaggi –spiega la docente Beatrice Margiacchi che ha coordinato le attività didattiche– tramite un percorso trasversale tra geografia, storia, storia dell’arte, discipline pittoriche e matematica, ha permesso ai nostri studenti del liceo artistico di comprendere che la grande bellezza della Toscana è dovuta al lavoro e alla fatica di uomini che ne hanno ricavato anche sostentamento. Le esigenze economiche sono fondamentali come lo è la tutela della bellezza e l’equilibrio del paesaggio che ci circonda –sintetizza la docente-. Lo sviluppo sostenibile, il riciclo delle materie prime, l’utilizzo delle tecnologie non possono prescindere dall’amore per un ambiente che ci ospita e ci alimenta da millenni”.
Un concetto civico, che guarda al futuro, è stato al centro di questo percorso didattico che ha coinvolto gli studenti delle classi 2E e 2A del liceo artistico Petrocchi di Pistoia
E in questo senso Pistoia offre uno spaccato illuminante. In pochi chilometri quadrati assembla paesaggi iconici della Toscana, essendo circondata da colline, e vivai ornamentali: 5000 ettari che producono ossigeno e milioni di piante che disegneranno i paesaggi del futuro.
Dall’esperienza de L’arte di piantare paesaggi è nata l’Hit Parade degli alberi del futuro stilata da Coldiretti Pistoia: il Gelso Bianco che trova vita nuova anche in città, nelle varietà sterili; la Lagerstroemia Indica idonea a sopportare il mutamento climatico; e poi gli assorbi-CO2: Quercus robur (Farnia) e Ginkgo Biloba; l’Acer Campestre che consolida i terreni franosi ed il Cupressus sempervirens ‘Agrimed N.1, un clone resistente al cancro dei cipressi, che sta dando e darà nuova linfa ad uno dei simboli del paesaggio toscano.
Ulteriore frutto de L’arte di piantare paesaggi è il quadro dipinto dagli studenti: due mani che si avvicinano l’una all’altra: una scura, sporca di terra, da cui nasce un albero spoglio, che rappresenta la fatica, l’aridità, l’asprezza; l’altra più chiara, che genera bellezza, che farà fiorire e fruttare il duro lavoro, è rivolta al cielo chiaro e luminoso, in segno di speranza perché guarda al futuro.
Testo Domenico Murrone