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Le piante raccontano chi siamo

Il tuo libro è stato candidato da Francesco Piccolo al Premio Strega 2022 e in cinquina finalista al Premio Campiello 2022 ed è certamente uno dei più interessanti pubblicati recentemente, Antonio. Potresti dar brevemente conto di cosa si può trovare al suo interno?
Il mio è un romanzo composto da 10 racconti, ogni racconto ha una pianta come punto cardinale.
Il motivo è semplice: le piante, per varie ragioni, contengono dei simboli che raccontano chi siamo e come succede alle nostre vite.
Sono simboli ancestrali, elementari, quindi coltelli affilati per eliminare tutte le sovrastrutture culturali e andare all’essenziale. Dieci piante, dieci simboli, dieci storie.
Si affrontano varie tematiche, l’amore (quali forze lo governano), il trauma (come e se orienta la nostra vita) l’angoscia esistenziale (se c’è un rimedio), la democrazia (se siamo capaci di occuparci di cose complesse, come il mondo moderno), il post human (se per vivere meglio dobbiamo smettere di essere umani) e naturalmente i conflitti che rendono la vita difficile e interessante allo stesso tempo e il Tempo e il Caos che sono i veri protagonisti delle nostre vite, non certo la nostra volontà, che non è così onnipotente.

                          Il libro di Antonio Pascale La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini.

Si può dire che il titolo che il messaggio che vuoi lanciare attraverso il tuo volume sia sapientemente racchiuso già nel titolo?
Sì, cerco di indagare il nostro mito di fondazione, i nostri due progenitori scacciati dal giardino incantato, caduti, miseri e vergognosi, umani e coperti da una foglia di Fico. Di questo mito non mi interessa il ritorno nel giardino incantato, non mi interessa l’altra vita che ci dovremmo meritare, a patto che seguiamo il protocollo religioso. Mi interessa, al contrario, capire quali sono le ragioni che rendono la vita degna di essere vissuta. Non è una ricerca facile, perché prima bisogna capire se vivere è meglio di non esserci (ed è tutto da dimostrare). Bene, diamo per buono l’ipotesi che vivere è meglio di non esserci affatto, le ragioni che rendono la vita degna di essere vissuta sono tutte legate alla conoscenza. Quindi, il frutto che ci ha condannati alla sofferenza, alla nudità, alla vergona è il nostro maggiore alleato. La conoscenza è la nostra salvezza, o comunque, conoscendo, almeno non ci annoiamo.

Antonio Pascale

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